Questa sera – in una maniera speciale – questa sera Gesù abbiamo camminato con te e questa sera abbiamo voluto vivere insieme questo atto di fede un atto di fede che ha una dimensione pubblica, una dimensione cittadina, una dimensione che vuole dire che noi crediamo in te, crediamo che tu sei realmente presente nell’Eucaristia, crediamo che durante l’Eucaristia, durante la Santa Messa, il pane e il vino, nello Spirito Santo, nella tua parola, diventano il tuo corpo e il tuo sangue e ti vogliamo dare gloria e vogliamo chiederti Signore di benedire le nostre case, la nostra città, tutti coloro che la abitano, tutti coloro che credono in te, tutti coloro che si impegnano per il bene, tutti coloro magari anche che non ti conoscono e non credono in te, che magari vedendoci passare si sono magari anche messe un po’ a sorridere, forse per un po’ di imbarazzo, forse perché non conoscono la bellezza del tuo amore.
E noi signore siamo qui anche per loro.
E per tutti coloro che magari nella loro terra non possono vivere in questo momento un momento pubblico di fede.
Perché non gli è permesso?
Perché sono perseguitati in tante parti del mondo.
E allora noi questa sera siamo qui anche per loro.
E poi, camminando dentro per le vie, per la nostra città, Signore, noi ti chiediamo, ti abbiamo chiesto davvero di benedire questa terra, che si apra a te, che i cuori ti riconoscano, che possiamo trovare sentieri di pace per essere testimoni della tua pace, quella che viene dal risultato. Abbiamo appena ascoltato un Vangelo che è il Vangelo dei Discepoli di Emmaus.
Questi due uomini, Cleopa e quell’altro, non si sa il nome – l’Evangelista omette il nome dell’altro discepolo, forse perché non lo conosceva, forse perché magari vuole dire che quel discepolo puoi essere tu, posso essere io.
E quei due discepoli se ne tornavano a casa tristi, anche loro attraversavano le strade del mondo ma con la tristezza nel cuore.
Noi questa sera abbiamo attraversato le strade di Desio invece con una speranza, pellegrini di speranza perché abbiamo scoperto la gioia di una presenza, la gioia di Gesù.
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” e noi questa sera siamo qui con te Signore, vivo e presente nell’Eucaristia e ti vogliamo ringraziare, ti vogliamo dire resta con noi come hanno detto quei due discepoli, resta con noi Signore perché si fa sera, perché questo mondo prende sentieri che ci preoccupano, resta con noi Signore e donaci la forza di essere testimoni e portare la tua speranza nel mondo.
Donaci di essere coraggiosi, perché sappiamo che la missione in questo momento è delicata ed è grande. E camminando per le vie nella nostra città, anche prima preparandoci a questa processione, qualcuno mi diceva:
“Ma Don Marco, ma ce la farai a portare l’ostensorio così pesante?”
E io dicevo, “penso di sì, ci proviamo”
“Ma non ti farà male la schiera?”
“No, ci proviamo, dai, la fisioterapia serve per quello”.
Ma mentre camminavo pensavo questo e guardavo Gesù nell’ostia consacrata e dicevo Gesù, sì, l’ostesorio è un po’ pesante, ma non sono io che porto te, sei tu che porti me, sei tu che porti me, sei tu che porti la Chiesa, sei tu che porti questo popolo.
A volte ci sembra un po’ pesante andare alla messa, magari perché anche noi preti siamo un po’ pesanti, non lo possiamo ammettere senza problemi, ma non siamo noi che portiamo te Signore, sei Tu che porti noi, sei Tu che ci hai portati sul legno della croce, sei Tu che hai pagato per noi su quel legno per i nostri peccati e sei Tu il nostro salvatore. E se noi cominciamo a entrare in questa logica di misericordia,
Il Signore ci ama, ci vuole bene, ha dato la vita per noi. Scopriamo anche la strada per la santità. Quest’anno con un gruppo di famiglie, di chierichetti, di parrocchiani, di ragazzi del coretto, con le loro famiglie, siamo stati ad Assisi a ricevere le reliquie, piccola parte delle reliquie del beato Carlo Acutis a settembre sarà proclamato santo, San Carlo Acutis e poi le metteremo qui nella nostra basilica a sinistra vicino alle reliquie di Santa Teresia.
E colpiva di questo giovane il suo legame con l’Eucaristia anche così giovane. E che cosa diceva il beato Carlo?
Gesù nell’Eucaristia che è la nostra autostrada per il cielo. L’Eucaristia non è solo quel pane degli angeli con la forza che mi viene data per la vita di tutti i giorni ma l’Eucaristia mi apre al cielo, al paradiso, alla vita eterna e poi l’Eucaristia ci unisce. Questa volta siamo partiti dalla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo perché quest’anno sono 60 anni dalla sua fondazione e poi c’era di mezzo anche l’anniversario della mia ordinazione, ma l’Eucaristia ci unisce come comunità, come comunità pastorale, come famiglie, come cristiani. Noi siamo qui per te, siamo diversi, ma tu ci unisci, ci unisci come chiesa, come popolo. E allora Signore in questo mondo che invece sembra più frammentarci
Questa sera ci fai capire qual è il segreto dell’unità, che sei tu crocifisso e abbandonato ma che ci raduni da diversi confini, da diverse distanze e fai di noi un solo popolo. E allora chiediamo davvero ancora una volta a Gesù di tenerci uniti, di farci camminare insieme,
non farci mai perdere la speranza e di guardare anche al cielo e di essere testimoni di speranza e di pace e di condividere la bellezza di stare con Gesù. Magari tante persone che ci hanno guardato questa sera o che magari a volte hanno abbandonato a frequenza anche le nostre celebrazioni hanno bisogno di essere riaccompagnati, ripresi per mano a riscoprire questa bellezza magari qualche amico dei nostri cerimonieri, dei nostri archivichetti, magari qualche famiglia amica, chi lo sa, andiamo e condividiamo la bellezza di Gesù che è con noi.
Sia lodato Gesù Cristo.