Categoria: Editoriali

  • Fare Palio insieme

    Fare Palio insieme

    Il Palio degli Zoccoli ritorna con tutte le caratteristiche, i tratti distintivi della sua storia, le qualità riproposte soprattutto grazie all’impegno delle persone che, anno dopo anno, lo pensano, lo preparano e lo realizzano. Cosa significa ogni anno riportare l’attenzione su un evento come questo? Non penso che si possa parlare semplicemente di rispetto di una tradizione che ha radici nella storia di un piccolo borgo diventato nel tempo una città.

    Non penso che sia nemmeno un semplice momento in cui attivare una competizione esasperata tra le contrade, anche se la sana competizione favorisce il coinvolgimento e lo spettacolo.

    Non penso neppure che si realizzi il Palio degli Zoccoli solo per fare notizia, per cercare di ribadire una identità.
    Nel Palio che si disputa a Desio ci sono certamente tutte queste componenti, ma nella modalità con cui è strutturato emergono soprattutto motivazioni precise e sempre attuali.
    Fare Palio è entrare in relazione: nella forma e nella composizione del corteo storico e poi nella competizione, ho visto come obiettivo primario offrire uno spettacolo di armonia e di bellezza.

    È l’armonia della cura per il particolare che arricchisce il tutto, è la ricerca della bellezza che, valorizzando ogni dettaglio, fa emergere, sviluppa e favorisce il desiderio di unione tra le persone.

    Fare Palio è continuare a coltivare un’idea di città tendenzialmente alla ricerca di un cuore pulsante, dove le differenze di pensiero, di vedute, di storie personali non sono necessariamente destinate al conflitto, ma all’individuazione del bene a favore del maggior numero di cittadini, per la collettività, rinunciando a logiche ideologiche sempre meno capaci di favorire la realizzazione di progetti concreti.

    Fare Palio è riconoscere come sia fondamentale il dialogo tra le generazioni, nella consapevolezza che l’esperienza di chi è più avanti con gli anni, chi è adulto, non può prescindere dalla creatività entusiasta di chi è più giovane.

    Fare Palio è intuire come un episodio contestualizzabile in un passato remoto e, oggi, apparentemente lontano, permetta di cogliere esigenze ancora connesse con il presente.

    Per tutti i motivi accennati ringrazio organizzatori e contradaioli e, con loro, l’intera cittadinanza per il Palio degli Zoccoli edizione 2025 e auguro alla città di Desio di far sempre più squadra intorno ad eventi come quello che viviamo oggi.

  • Restiamo umani

    Restiamo umani

    Proponiamo uno stralcio del secondo messaggio che il desiano Andrea Bona, medico di Emegency, ha inviato da Gaza in occasione del presidio per la pace di domenica sera 1 giugno e ascoltato in piazza Conciliazione dai numerosi intervenuti.

    «Due settimane fa, in occasione della marcia della pace, ci siamo riuniti in piazza a Desio per ribadire il nostro NO alla guerra, il nostro diritto a vivere in un mondo di pace. Consentitemi di usare il plurale, perchè vedendo le immagini delle vie del centro di Desio colorate con l’arcobaleno delle bandiere della pace anch’io mi sono sentito parte di quella manifestazione. In quell’occasione ci siamo guardati l’un l’altro e ci siamo promessi che avremmo continuato ad opporci tutti insieme alla deriva guerrafondaia del mondo di oggi. Ci siamo promessi impegno, aiuto reciproco, ci siamo promessi di non lasciarci soli, inermi di fronte alla violenza dei conflitti che a Gaza come in tutte le altre parti del mondo, continuano a fare vittime innocenti».

    Nel primo messaggio inviato in occasione della marcia della pace del 17 maggio, il dottor Bona aveva spiegato: «Sono entrato a Gaza il 17 aprile scorso. I primi 100 metri nella Striscia mi hanno mostrato immediatamente quello di cui sarei stato testimone ogni giorno: una devastazione che è difficile rendere a parole. La quasi totalità degli edifici è distrutta o severamente danneggiata. Fra le macerie si muove una popolazione di sfollati inermi allo stremo delle forze, che cerca di sopravvivere ad una guerra che dura da quasi 600 giorni e ad un assedio che dura ormai da oltre 70. Mentre le bombe cadono continuamente contro case, scuole, ospedali, campi profughi e i droni ronzano nel cielo 24 ore al giorno, il blocco all’ingresso degli aiuti rende l’accesso a cibo, acqua e medicine sempre più difficile».
    Domenica ha ribadito: «La piazza di oggi deve continuare a spronarci, deve rinnovare la promessa reciproca che ci siamo fatti due settimane fa. In questi 15 giorni a Gaza centinaia di persone innocenti sono morte sotto le bombe, centinaia di migliaia di palestinesi sono stati cacciati dalle loro case che successivamente sono state distrutte dall’artiglieria. Migliaia di bambini hanno continuato a patire la fame e ad ammalarsi per le condizioni terribili in cui sono costretti a vivere. Emergency non si è fermata. La clinica, pur non ricevendo alcun farmaco aggiuntivo, ha continuato a curare gratuitamente uomini, donne e bambini vittime di questo massacro. I nostri colleghi gazawi non si sono fermati. Ogni giorno, puntuali, hanno lavorato, nonostante le esplosioni di sottofondo, nonostante anche loro sono vittime della guerra e dell’assedio. Se loro, sfollati, senza acqua corrente e senza cibo, trovano la forza di resistere alla guerra, il nostro compito non può che essere quello di resistere al loro fianco restando in piazza e pretendendo dai nostri governi le azioni umanitarie necessarie per fermare questa guerra senza senso»

  • Fondo Schuster, case per la gente

    Fondo Schuster, case per la gente

    In occasione del 50° di Caritas Ambrosiana, la Diocesi di Milano ha lanciato il progetto Fondo Schuster – Case per la gente indirizzato ad affrontare una delle principali sfide sociali del nostro tempo, anche nel nostro territorio: il diritto all’abitare.

    Per buona parte degli assistiti dalla Caritas Ambrosiana risulta difficile ed a volte impossibile tener fronte ai costi abitativi. In un mercato orientato alla proprietà, le famiglie in povertà si rivolgono più facilmente all’affitto, la cui copertura risulta comunque difficilmente sostenibile. I dati Istat indicano che nel 2022 l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie in affitto è circa del 21%, mentre è di circa il 4,8% tra chi è proprietario di casa. Sono particolarmente penalizzate sul mercato le fasce giovanili e gli stranieri.

    Il Fondo Schuster – Case per la gente ha l’obiettivo di affrontare il problema dell’emergenza abitativa attraverso tre azioni principali.

    In primo luogo, si prevede di effettuare lavori di riqualificazione su immobili da destinare a famiglie e individui che incontrano difficoltà nell’accesso alla casa a prezzo di mercato, con il 50% delle risorse destinate a questo scopo.

    In secondo luogo, il Fondo intende fornire garanzie ai privati che decidono di mettere a disposizione appartamenti a prezzi calmierati, per renderli accessibili a chi è in difficoltà. A questa finalità verrà destinato il 20% delle risorse.

    Infine, il Fondo prevede di erogare contributi per supportare le persone in difficoltà economica nelle spese abitative, come affitti, bollette, spese condominiali e interventi di riqualificazione energetica, destinando il 30% delle risorse.

    Il Fondo è stato intitolato al Cardinale Ildefonso Schuster nel 70° anniversario dalla sua morte per ricordare una delle attenzioni principali che caratterizzarono il suo ministero pastorale nel secondo dopoguerra.

    Per la gestione delle risorse, il Fondo si avvarrà della rete dei Centri di Ascolto Caritas, coordinati dal Servizio Siloe, che si occuperanno di individuare le famiglie beneficiarie degli interventi sul territorio della Diocesi. Inoltre, la Fondazione San Carlo, promossa dalla Diocesi e Caritas, collaborerà con altri soggetti per la riqualificazione e la gestione degli appartamenti conferiti al Fondo.
    I contributi economici per sostenere le spese abitative (affitti, spese condominiali, utenze, piccole spese di ristrutturazione) potranno essere richiesti per persone o famiglie che vivono sul territorio della Diocesi e conosciute dal Centro di Ascolto.

    Gli alloggi potranno essere assegnati a persone o famiglie che oltre alle precedenti caratteristiche siano nella condizione giuridica di poter sottoscrivere un contratto di affitto, abbiamo un Isee fino a 12 mila euro, si trovino in una situazione di grave disagio abitativo (sovraffollamento, alloggio non idoneo, condizione abitativa impropria). Per quanto riguarda le garanzie per chi vuole mettere a disposizione un alloggio, occorre rivolgersi tramite il Centro di ascolto al servizio Siloe diocesano.

    Arcidiocesi di Milano – Caritas Ambrosiana

  • L’Arcivescovo e il Consiglio pastorale: «La pace sia con voi»

    L’Arcivescovo e il Consiglio pastorale: «La pace sia con voi»

    Accogliendo il messaggio di Leone XIV, monsignor Delpini e l’organismo diocesano rivolgono al popolo di Dio della Chiesa ambrosiana un “manifesto” in dieci punti 14 Maggio 2025

    Accogliendo il messaggio di Papa Leone XIV nel suo saluto dalla Loggia della Basilica San Pietro nel giorno dell’elezione a Pontefice, messaggio a sua volta ispirato dalle prime parole di Gesù risorto agli apostoli, l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, d’intesa con il Consiglio pastorale diocesano, ha preparato un testo dal titolo «La pace sia con voi», rivolto a tutti i fedeli ambrosiani. Suddiviso in dieci punti, questo documento — che ogni parrocchia della Diocesi è invitata a stampare ed esporre nei propri spazi — si propone come un vero e proprio “manifesto” per la pace: un appello condiviso che coinvolga attivamente tutte le comunità ambrosiane in un cammino di conversione, responsabilità e testimonianza.
    Pubblichiamo il testo integrale

    1. «La pace sia con voi»
    Noi accogliamo la parola del Risorto, accogliamo il saluto di Papa Leone XIV. Noi siamo commossi, grati, disponibili alla grazia della pace. Noi professiamo la nostra fede e siamo disposti alla speranza, pellegrini di speranza, secondo l’invito di Papa Francesco.

    2. «La pace sia con voi»
    Noi sentiamo lo strazio intollerabile del rifiuto della pace, della negazione della pace, dell’umiliazione della pace. Noi ripetiamo a tutti e sempre: mai più la guerra! Noi siamo sconcertati dall’odio, dal desiderio di vendetta, dalla violenza, dalla pratica della tortura, dall’infierire su coloro che non possono difendersi.

    3. «La pace sia con voi»
    Noi decidiamo di essere operatori di pace perché abbiamo ricevuto la grazia di essere figli di Dio.
    Vogliamo operare per la pace, pregare per la pace, tenere vive l’attenzione, le domande, le inquietudini nei conflitti che seminano morte e distruzione.

    4. «La pace sia con voi»
    Noi ci impegniamo a pensare la pace, la pace giusta, la giustizia che è la condizione per la pace; noi ci impegniamo a pensare, a pregare, a operare per la riconciliazione e il perdono che rendono possibile la pace. Noi ci impegniamo a stare dalla parte dei deboli, a operare per liberare gli oppressi dagli oppressori con l’impegno disarmato e disarmante, che percorre le vie della pace.

    5. «La pace sia con voi»
    Noi vogliamo percorrere i giorni per essere eco delle parole di pace di Gesù risorto. Ci impegniamo ad abitare il quotidiano, le nostre famiglie, le nostre comunità come luoghi dove le ferite possono essere sanate dalla pratica del perdono e dalla grazia della riconciliazione. Vogliamo abitare i social per trasmettere messaggi di pace. Vogliamo coinvolgere le nostre comunità per tenere vivo l’annuncio della pace. Vogliamo vivere il nostro lavoro e le nostre responsabilità ecclesiali e civili come contesti propizi per seminare la pace.

    6. «La pace sia con voi»
    Noi incoraggiamo le scuole, le università, le istituzioni educative a costruire una cultura di pace, a educare a pensare la pace, a studiare le condizioni della pace in ogni terra e per ogni popolo.

    7. «La pace sia con voi»
    Noi ci proponiamo di praticare la compassione, la prossimità, ogni forma possibile di sollecitudine verso coloro che sono feriti dalla guerra nel corpo e nell’anima.

    8. «La pace sia con voi»
    Noi incoraggiamo l’opera tenace della diplomazia, noi sosteniamo le forze politiche che operano per la pace, noi ricordiamo alle istituzioni finanziarie e alle imprese le responsabilità per l’opera della pace. Noi condividiamo la pratica della solidarietà, il desiderio della conoscenza, l’inclinazione alla benevolenza, la predisposizione alla stima delle persone e delle nazioni di ogni paese e di ogni cultura e tradizione.

    9. «La pace sia con voi»
    Noi chiediamo al Signore Risorto la grazia di essere uomini e donne di pace: la pace sia con noi, sia in noi, come dono, come decisione di conversione e di resistenza di fronte alle tentazioni della indifferenza, della aggressività, del risentimento, dell’istinto di reagire al male con il male, del sentimento di vendetta. La pace sia in noi perché possiamo essere operatori di pace, intercedere per la pace giusta e duratura.

    10. «La pace sia con voi»
    Noi ci proponiamo di segnare nel calendario di ogni anno i giorni per pregare, per celebrare, per manifestare nella ricerca della pace.

    Centro Pastorale Ambrosiano
    XII Sessione del Consiglio Pastorale Diocesano
    Seveso – 11 maggio 2025

  • 8 per mille

    8 per mille

    Cosa fa la Chiesa Cattolica con l’8‰

    Otto luoghi comuni

    Dicono che la chiesa sia ricca

    Sbagliano

    In realtà custodisce tesori che appartengono all’umanità

    E quando spende lo fa per essere fedele alla sua missione: annunciare il Vangelo e aiutare i poveri

    Dicono che la Chiesa non paghi le tasse

    Sbagliano

    In realtà le paga sugli immobili che danno reddito

    Non le paga sugli immobili utilizzati per finalità pastorali
    e sociali, come chiese, mense, centri parrocchiali e culturali

    Dicono che i sacerdoti guadagnano molto

    Sbagliano

    In realtà il loro compenso è inferiore agli stipendi medi in Italia

    Dicono che firmando per l’8xMille si paghi una tassa in più

    Sbagliano

    In realtà si tratta di destinare a ciò in cui si crede una piccola quota delle tasse già versate allo Stato

    Si dicono tante sciocchezze sul sostegno economico alla Chiesa Cattolica

    Per costruire insieme un mondo migliore firma e destina
    il tuo 8xmille alla Chiesa cattolica

    A te non costa nulla!

    Destina l’8×000 alla Chiesa Cattolica

    La tua è una firma importante

    Istruzioni per la scelta della destinazione dell’8 x mille e del 5 x mille

    Chi può firmare

    Tutti i destinatari e pensionati che ricevono il modello CU e sono esonerati dalla presentazione dei redditi, oltre a tutti coloro che presenteranno il modello 730 o l’Unico 2025.

    COME FIRMARE

    MODELLO 730

    Questo modello comprende la scheda “MODELLO 730-1 Scheda per la scelta della destinazione dell’8 per mille, del 5 per mille dell’IRPEF”.

    Si firma dentro la casella nell’area dedicata all’8xmille. Una volta compilato, il modello può essere consegnato in busta chiusa a: CAF o Commercialista o Datore di lavoro

    In alternativa, il contribuente può presentare all’Agenzia delle Entrate il modello 730 precompilato e il 730-1 con la scheda per l’8xmille direttamente via internet attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate.

    MODELLO REDDITI

    Questo modello comprende la “Scheda per la scelta della destinazione dell’8 per mille, del 5 per mille e del 2 per mille
    dell’IRPEF”. Si firma dentro la casella nell’area dedicata all’8xmille e si firma anche in fondo alla seconda pagina.

    Possono usare questa scheda sia le persone che sono obbligate a presentare la dichiarazione, sia quelle che non sono obbligate a farlo. Una volta compilato, il modello può essere: inviato tramite internet attraverso il sito dell’Agenzia
    delle Entrate, o CAF o Commercialista o Ufficio
    postale.

    La scadenza per la consegna coincide con
    quella per la dichiarazione dei redditi

    Chi può firmare il modello? Contribuenti che non scelgono di utilizzare il modello 730 per la dichiarazione dei redditi oppure i contribuenti che sono obbligati per legge a compilare
    il modello redditi

    MODELLO CU

    Chi ha solo questo modello e non ha l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi può comunque esprimere la sua preferenza e per farlo deve compilare la “Scheda per la scelta
    della destinazione dell’8 per mille, del 5 per mille e del 2 per mille dell’IRPEF”.

    Si firma dentro la casella nell’area dedicata all’8xmille. La firma va ripetuta anche in fondo alla scheda, nella casella “FIRMA”.

    Una volta compilata, la scheda può essere inviata tramite internet. Se invece si consegna tramite CAF, commercialista o ufficio postale, occorre mettere la scheda firmata in una busta chiusa scrivere sulla busta: nome, cognome, codice fiscale e “Scelta per la destinazione dell’8 per mille, del 5 per mille
    dell’IRPEF”.

    I social 8xmille

    https://www.8xmille.it/

    https://www.facebook.com/8xmille.it

    https://x.com/8xmilleit

    https://www.youtube.com/8xmille

    https://www.instagram.com/8xmilleit/

    Per ulteriori informazioni rivolgersi a:

    UFFICIO SOVVENIRE – Piazza Fontana 2 – Milano
    mail: sovvenire@diocesi.milano.it
    resp. don Paolo Boccaccia

  • Partecipare sempre

    Partecipare sempre

    Succede di venire a conoscenza di un fatto e, pur senza saperne molto, di permettersi di scrivere giudizi. Questo metodo è esploso ad esempio nei giorni della morte di Papa Francesco e del pre e post conclave: si sono letti spesso commenti banali e superficiali, luoghi comuni e frasi fatte.
    Lo stesso metodo approssimativo viene applicato ancor più quando si tratta di esprimersi attorno al governo di una nazione o di una città.

    Le frasi più ricorrenti sono: “tanto non cambia niente” oppure “le cose non funzionano e non funzioneranno mai”.

    Domenica prossima i desiani saranno chiamati a esprimere il voto per la scelta del sindaco e di coloro che governeranno la città nei prossimi anni. Voglio ringraziare tutti i candidati sindaci e coloro che si sono lasciati coinvolgere nelle liste elettorali.

    Al di là della posizione politica, ogni persona che si candida è da apprezzare riconoscendone l’impegno del mettersi a servizio del bene comune.

    Al tempo stesso ogni cittadino è chiamato all’impegno coraggioso e doveroso di esprimere con il voto la propria partecipazione. Andare a votare non è solo un diritto, ma ancor più un dovere per favorire la crescita di una comunità di uomini e donne, giovani e anziani, capaci di dare volto alla città dell’uomo.

    E la città è dell’uomo quando i volti e gli sguardi, l’incontro e la condivisione di luoghi e spazi hanno il primato su ogni altra strumentalizzazione.

    Nella Gaudium et spes, costituzione del Concilio Vaticano II nel rapporto tra Chiesa e mondo, si afferma:

    “È dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo”.

    Con questa consapevolezza invito tutti, a partire dai cristiani che vivono la città, ad un rinnovato protagonismo laicale, fondato sulla dottrina sociale della Chiesa. È il tempo di lavorare insieme per ridare un’anima alla città, con una visione chiara del futuro, rafforzando la cultura della partecipazione e della responsabilità condivisa.

    Sarebbe perdere l’appuntamento con la storia e con quanto ciascuno di noi può offrire a scrivere tale vicenda storica “lasciare a un destino di abbandono la bella città di Desio, la città del lavoro e dell’intraprendenza, la città della cura e della prossimità, la città dell’accoglienza e dell’integrazione culturale e religiosa, la città dell’educazione pensata e realizzata, una città pronta ad accogliere e dare spazio di espressione a tutte le generazioni, attraente per i giovani e vivibile per gli anziani”.

    Con Giorgio La Pira, grande uomo di visione, sono certo che: “c’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente”.

  • Prima Comunione

    Prima Comunione

    Il primo vero incontro con Gesù:

    è da essa che scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza

    Maggio è un mese speciale per la nostra Comunità Pastorale. È il tempo in cui i bambini delle nostre parrocchie vivono uno dei momenti più importanti del loro cammino di fede: la Prima Comunione. Dopo aver preparato con impegno e serietà il loro cuore e le loro menti, questi piccoli cristiani si avvicinano per la prima volta al sacramento dell’Eucaristia, il segno più grande della presenza di Gesù tra noi.

    Questo momento rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di crescita spirituale e di formazione cristiana. Attraverso incontri di catechesi, incontri di gruppo e momenti di preghiera, i bambini hanno imparato a conoscere il valore dell’Eucaristia, il regalo di Gesù che si dona ogni volta, perché ogni celebrazione diventi realmente un incontro con il suo amore.

    Il giorno della Prima Comunione è una festa di gioia e di gratitudine, condivisa con le famiglie e gli amici più cari. La chiesa si riempie di sorrisi e di emozioni mentre i bambini si avvicinano all’altare con innocenza e speranza, vestiti tutti con la tunica bianca, simbolo della purezza e del desiderio di incontrare Gesù.
    È un momento di grande significato anche per tutta la comunità: la testimonianza di questi bambini ci rinnova nella fede e ci ricorda quanto sia importante accompagnarli nel loro cammino spirituale, sostenendoli con affetto, preghiera e esempio.

    Il sacerdote, durante la celebrazione,invita tutti a riflettere sul valore del dono di sé che Gesù ci fa ogni giorno nell’Eucaristia. È un’occasione per ricordare che anche noi, adulti e bambini, siamo chiamati a diventare sempre più testimoni della fede e a vivere con coerenza i valori del Vangelo.

    Al termine della celebrazione, tanti saranno gli auguri che riempiranno i cuori di gioia e speranza. Le famiglie ringraziano e si impegneranno a mantenere vivo nel loro quotidiano il dono di questo Sacramento.

    Che questa Prima Comunione possa essere un passo decisivo nel cammino di fede di questi bimbi, illuminato dall’amore di Gesù, che ci accompagna sempre. È l’inizio di una vita cristiana ricca di scoperte, di preghiere e di amore condiviso. La nostra comunità si stringe attorno a loro, augurando che continuino a crescere nel Signore, sostenuti dalla grazia e dalla misericordia di Dio.
    Un grazie speciale a tutte le famiglie, alle catechiste e ai catechisti che hanno accompagnato questi piccoli al sacramento di Prima Comunione. La loro dedizione e il loro affetto sono stati fondamentali in questo percorso di fede e di crescita.

    Liliana, ausiliaria diocesana

  • I giovani di Desio con Papa Francesco e Carlo Acutis, pellegrini di speranza

    I giovani di Desio con Papa Francesco e Carlo Acutis, pellegrini di speranza

    Siamo partiti nella notte del 24 aprile per Roma in cerca di speranza, aspettando con ansia la canonizzazione di Carlo Acutis, ma il Signore ha pensato diversamente! Don Pietro, Fabrizio, Alex educatore, 97 ragazzi di terza media e adolescenti con i loro educatori.

    Volevamo vivere il Giubileo insieme agli adolescenti di tutto il mondo. Un pellegrinaggio pieno di appuntamenti che sarebbe culminato con la S. Messa in piazza San Pietro in cui Carlo sarebbe stato proclamato Santo.

    Invece il Signore ha cambiato i nostri programmi: abbiamo accompagnato papa Francesco verso il suo ultimo viaggio a Dio. Sabato mattina in piazza San Pietro c’eravamo anche noi. Abbiamo voluto essere lì con il Papa per dirgli il nostro grazie ed essere lì in quella Messa piena di significati. Abbiamo voluto esaudire quella richiesta che il Papa ci ha fatto ogni volta: “pregate per me”. Un nostro ragazzo ha detto ad un giornalista al termine della Messa: “Papa Francesco mi ha acceso una speranza”.

    Giovedì 1 maggio con un altro gruppo di pellegrini desiani siamo partiti alla volta di Assisi.

    Ci sono chierichetti di tutta la Comunità Pastorale, cerimonieri, ragazzi dei coretti con i loro genitori e parrocchiani. Tra di loro anche don Mauro, don Marco Albertoni e Fabrizio.

    Nel Duomo abbiamo ricevuto dalle mani del Vescovo Domenico Sorrentino alcune reliquie del Beato Carlo Acutis! Le reliquie saranno presto riposte nella nostra Basilica!

    Questo giovane, nato a Londra nel 1991 e morto il 12 ottobre 2006 all’ospedale San Gerardo di Monza, non smette di attirare!
    È stato bello vedere molti ragazzi in viaggio per un giovane santo, appassionato di computer, video, siti internet, e con un legame speciale con Gesù Eucaristia, Maria e i poveri.

    “Bisogna entrare nella mentalità del Tabernacolo. È una mentalità tutta speciale. Il Battesimo è la rigenerazione spirituale. La Cresima è la crescita spirituale. L’Eucaristia è l’alimento spirituale” sosteneva Carlo.

    E ripeteva: “Di fronte al sole ci si abbronza, ma di fronte a Gesù Eucaristia si diventa santi”. Spesso raffigurato con uno zainetto sulle spalle, è stato pellegrino dell’Infinito con il cuore rivolto verso Gesù! Venerdì abbiamo incontrato suor Chiara Myriam e suor Maria Sara, clarisse originarie di Desio, presso il monastero di Santa Chiara, che hanno condiviso con noi la gioia della loro vocazione!

    Questi giorni di preghiera e di incontri ci mantengano in cammino come Chiesa, con il desiderio di vivere l’Essenziale. I santi di ieri e di oggi la Strada ce l’hanno indicata!

  • Il discepolo che è padre

    Il discepolo che è padre

    Introducendo un libro del Cardinale Scola, dal titolo “Nell’attesa di un nuovo inizio. Riflessioni sulla vecchiaia“, il Papa scriveva qualche giorno prima del ricovero in ospedale: “Con queste pagine tra le mani vorrei idealmente compiere lo stesso gesto che feci appena indossato l’abito bianco da Papa: abbracciare con grande stima e affetto il fratello Angelo, ora entrambi più vecchi di quel giorno di marzo 2013, ma sempre accomunati dalla gratitudine verso quel Dio amoroso che ci offre vita e speranza in qualunque età del nostro vivere”.

    La morte di un Papa è per il cristiano ma, in un certo senso, per ogni donna e uomo in cerca di significato per la vita, momento di riflessione. Al di là dei tanti commenti di cronaca e interpretazioni di schieramenti, quello che dovrebbe accompagnarci è un interrogativo che sta alla
    radice del servizio svolto dal Papa: qual è il tratto di Vangelo che la sua vita esprime con maggiore luminosità?

    Rileggendo i dodici anni di servizio alla Chiesa di Francesco è indubbia la percezione che il Vangelo delle beatitudini ha ispirato la sua vita e il suo insegnamento: Francesco è il discepolo che ha praticato la povertà nello spirito vivendo in modo essenziale e, soprattutto, indicando alla Chiesa il tesoro prezioso che ogni povero è per la comunità dei discepoli. Già all’inizio del pontificato ricordava di essere Chiesa che non si dimentica dei poveri e di ogni periferia esistenziale. L’esortazione apostolica ‘La gioia del
    Vangelo’ sullo stile della Chiesa missionaria e
    l’Amoris Laetitia sono inscindibilmente legate ai gesti
    di vicinanza ai migranti e a ogni altra situazione di
    emarginazione o sofferenza.

    Francesco è il discepolo che ha praticato la mitezza di cuore nei confronti di ogni persona e di tutta la Chiesa. Una mitezza che è tutt’altro che qualsiasi forma di debolezza, ma che annuncia motivi per sperare in ogni situazione. Non a caso nel testo sopra citato esprime “gratitudine verso quel Dio amoroso che offre vita e speranza in qualunque età”, cioè in qualunque situazione di vita.

    Il Papa ha ricordato di continuo che l’origine della speranza è la misericordia del Padre. Nel messaggio di Pasqua, poche ore prima del passaggio di vita in vita, annunciava: “Dio ha preso su di sé tutto il male del mondo e con la sua infinita misericordia lo ha sconfitto: ha sradicato l’orgoglio diabolico che avvelena il cuore dell’uomo.

    L’Agnello ha vinto. Per questo oggi esclamiamo: Cristo mia speranza è risorto”. Francesco è il discepolo che ha operato per la pace tra i popoli e le nazioni e per la fraternità universale. Infiniti sono i suoi appelli alla pace e alla riconciliazione e infinite sono le iniziative da lui intraprese al riguardo, fino ad arrivare a scrivere un’enciclica dal titolo evocativo: Fratelli tutti. Anche il giorno di Pasqua affermava: “Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile”. E ancora: “Nessuna pace è
    possibile senza un vero disarmo”. Nel testamento, breve ed essenziale, conclude scrivendo: “La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita la offro al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”. Sono brevi accenni, ma certamente capaci di lasciare trasparire la speranza che anima il cuore di Francesco: la vita eterna in Cristo risorto. Grazie Padre e continuiamo a pregare per te.

  • Sperare l’insperabile

    Sperare l’insperabile

    “Il mattino di Pasqua, nel ricordo di lui, siamo andati al sepolcro, ma non era più là…

    Sono le parole di un canto pasquale, la traduzione poetica del Vangelo di Risurrezione!
    Eppure, queste parole, pur sostenendo le ragioni della nostra speranza, possono stridere con la realtà del quotidiano.

    Oggi è Pasqua, oggi il Crocifisso è risorto, oggi la vita vince la morte e la luce la notte, ma la sofferenza continua a segnare volti e corpi di uomini e donne. I motivi sono diversi e prendono il nome di malattia inguaribile, di malattia psichiatrica, di guerra e violenza, di conflitto e risentimento, di maltrattamento e di ferite nell’esperienza dell’amore.

    Nel romanzo La Peste di Camus leggiamo un dialogo tra un medico ateo, di nome Rieux, e il prete Panaloux seduto al letto di un giovane morente. Dopo l’intera notte passata in veglia, il medico a mezza voce sussurra: “…Noi lavoriamo insieme per qualcosa che riunisce al di là delle bestemmie e delle preghiere. Questo solo è importante”. Paneloux, vicino a Rieux, aveva un’aria commossa. “Sì – disse – anche lei lavora per la salvezza dell’uomo”. Rieux tentava di sorridere. “La salvezza dell’uomo è un’espressione troppo grande per me. Io non vado così lontano. La mia salute m’interessa, prima di tutto la mia salute… Quello che odio è la morte e il male, lei lo sa. E che lei lo voglia o no, noi siamo insieme per sopportarli e combatterli”.

    Il confronto-dialogo tra l’ateo e il credente è qualcosa di più di una costruzione letteraria, è l’esplicitazione della domanda che tutti ci portiamo nel cuore.

    Non è reale essere credenti senza attraversare il dramma di tali interrogativi. È il dramma della Pasqua, del tempo del silenzio davanti al sepolcro e quello della gioia contagiosa quando si tocca con mano che il corpo di Gesù “non era più là”.

    Il morire di Dio sulla Croce, il suo attraversare la vicenda di ogni uomo e donna che è la morte è anzitutto condivisione di una situazione, ma diventa consolazione e speranza per tutti dal momento che “non era più là”. Il sepolcro non è la fine della vita. Il fine della vita è la beatitudine del mattino di Pasqua.

    L’esperienza del mattino di Pasqua è allora il fatto che sostiene ogni giorno del nostro pellegrinare.

    Siamo uomini e donne che stanno nel mondo come pellegrini di speranza e non come vagabondi senza senso.

    Con le parole di Ermes Ronchi auguro a ciascuno di voi buona Pasqua, buona vita nella speranza:

    “Io spero perché il centro del cristiano non è ciò che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me; io ho speranza perché il centro della fede non sono le mie azioni, ma l’azione di Dio.
    La salvezza è che lui mi ama, non che io lo amo”.

    E Dio, in Gesù, ama ogni uomo e ogni donna.
    Ogni persona. Buona Pasqua