
Autore: basilica
Con o senza vergogna
La scorsa settimana ho scritto del segno della croce, gesto introduttivo specialmente alla celebrazione della Messa.
Proseguendo proprio nei gesti della Messa, viviamo l’atto penitenziale, dove i fedeli sono invitati a rendersi conto di essere peccatori e a chiedere perdono. Un gesto scomodo, che passa rapidamente.
Nelle messe con gruppi ristretti di ragazzi ho provato talvolta a chiedere se, superando un certo disagio, non volessero confessare pubblicamente qualcosa di cui era opportuno secondo loro chiedere perdono e che, ovviamente, potesse essere condiviso con tutti.
I più coraggiosi hanno aderito: non avevano osservato certe regole della vacanza comunitaria, avevano preso in giro un compagno più debole, avevano sprecato del cibo, avevano fatto – letterale – diventare matti gli animatori ecc. Questo gesto, vissuto in partenza con un po’ di vergogna, diventava per tutti una liberazione, vedendo che tutti fatichiamo, tutti ci rendiamo conto di sbagliare, tutti possiamo chiedere scusa a Dio e al prossimo e ricominciare con serenità il nostro cammino.
Se ripetessimo questa proposta agli adulti in un’assemblea domenicale?Qualcuno penserebbe: “Queste sono cose mie personali, non metto in pubblico le mie magagne”. Qualcun altro: “Se dico qualcosa, poi verrò giudicato male, perché la gente pensa bene di me”. Oppure: “Sono un disastro, non basterebbero due ore”. E ancora: “Sono gli altri che devono vergognarsi: mogli, mariti, figli, suoceri, governo, parrocchia”. Non mancherebbe l’obiezione: “Ma io non ho niente di cui vergognarmi! Cosa pretende?”.
E infine: “I soliti preti che vogliono manipolare le coscienze!”.
Già, le coscienze: l’esame di coscienza, la conoscenza di sé, il discernimento di bene e male, il rientrare in sé per dare nome alle proprie luci e alle proprie ombre, per raccogliere le proprie ferite e affidarsi alla misericordia del Signore.
Quando diciamo Kyrie eleison – Signore, abbi pietà di noi – e quando confessiamo di avere molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni stiamo preparando il terreno per la nostra conversione e per la trasformazione del mondo.
Nella richiesta di perdono infatti non portiamo solo noi stessi e i nostri peccati, ma le disgrazie e le malvagità del mondo e invochiamo riconciliazione affinché siano superate fame, guerre, malattie, odio e indifferenza.
don Gianni
Un incontro che cambia la vita!
Seconda settimana di quaresima
Il vero scopo della vita cristiana è di intessere un rapporto personale con Cristo. Ci sono molte vie per giungere alla fede. Una può consistere nel mettere sotto esame il proprio vivere quotidiano, chiedendosi se tutto ciò che così intensamente coinvolge, il lavoro le relazioni sociali, soddisfa le attese più profonde. Aiutarsi con la lettura del Vangelo, entrare in familiarità con le parole di Gesù e con gli eventi della storia della salvezza. Lasciarsi poco alla volta attrarre e affascinarsi dal modo con cui Gesù incontra le persone, le tocca e le rinfranca, senza farsi loro giudice. Incominciare la giornata con qualche momento di silenzio, mettersi sotto lo sguardo di Dio. A sera, poi, presentare a Dio tutti gli avvenimenti della giornata. Sostare serenamente di fronte a una icona del Salvatore, lasciandosi raggiungere dal suo sguardo che incontra e penetra nei cuori.
Preghiamo
Aprimi alla tua novità Signore,
donami di accogliere la tua Parola
come fosse il primo ascolto,
la tua eucarestia con l’entusiasmo della prima volta,
donami il cuore di un fanciullo che conosce e riconosce l’amore che ha dato a lui la vita.Impegno settimanale
Non accontentarti di credere in Dio, ma cerca qui e ora l’esperienza di Dio, affinando i tuoi sensi e la tua sensibilità per ciò che ti accade intorno
«Vi ho chiamato amici»
ESERCIZI SPIRITUALI
Riassumiamo qui le meditazioni che i sacerdoti della nostra Comunità hanno fatto durante la predicazione degli Esercizi Spirituali che hanno aperto il periodo della Quaresima.
Prima serata “Li amò sino alla fine” (Gv 13,1-20)
Gli Esercizi Spirituali nei primi giorni della Quaresima sono un aiuto all’avvio del periodo liturgico più forte che ci prepara alla festa più importante; la Pasqua.
Il tema “vi ho chiamato amici” (Gv 13-17) è quello scelto dal nostro Arcivescovo nella sua Lettera pastorale ricchissima di spunti: Giovanni è il contemplativo che ha posato la sua testa sul cuore di Gesù nell’Ultima Cena.
Come sempre il primo gesto è la preghiera, perché il protagonista è lo Spirito Santo. Senza di esso non capiremmo la Parola del Signore e tanto meno riusciremmo a viverla.
Il primo brano ci presenta “la Lavanda dei piedi”
Lectio
Prima della Festa di Pasqua: l’Ultima Cena avviene nel contesto della cena pasquale degli Ebrei. Gesù è l’Agnello pasquale che salva.
• Durante la cena… si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano, se lo cinse intorno alla vita. Poi versò l’acqua e cominciò a lavare i piedi degli Apostoli.
È strano che Giovanni non racconti l’istituzione della Eucarestia, ma la Lavanda dei piedi. Come mai? Certo non per dimenticanza, ma perché Giovanni dà per conosciuto il gesto e non lo ricorda, ma richiama con quale spirito celebrare l’Eucarestia.
Qui ricorda il gesto umile di Gesù (gesto degli schiavi per gli ospiti) che Lui ordina agli Apostoli di ripetere: “Vi do l’esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto”, le stesse parole “fate in memoria di me”.
L’Eucarestia va vissuta con questi sentimenti di Gesù che si dona, che si china a lavare i piedi, che perdona: servizio e amore.
• Due figure risultano più evidenti: Pietro e Giuda. Pietro che pieno d’amore non accetta che Gesù gli lavi i piedi, ma dopo il rimprovero di Gesù… “Signore non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo”.
Pietro, figura di primo piano nel Vangelo: è entusiasta, ma debole, rinnega Gesù.
Gesù dopo la Pasqua lo confermerà Papa.
È esempio di fede, di amore… anche se peccatore.
Giuda viene ricordato tre volte nel racconto: al versetto 2, durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda di tradirlo; al versetto 11, sapeva infatti chi lo tradiva, per questo disse “non tutti siete puri”; al versetto 18, non parlo di tutti voi: io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura “Colui che mangia il mio pane, ha alzato contro di me il suo calcagno”.
Perchè Giuda ha venduto Gesù? Come mai?
Giovanni ci suggerisce: perché era il cassiere del collegio apostolico ed era ladro: l’ha venduto per soldi. Altri dicono: per obbligarlo a rivelarsi come Messia potente: messo in difficoltà, si sarebbe liberato dai nemici.
Certo è drammatica la Passione: il primo Papa lo rinnega, il Cassiere è suicida e gli altri scappano. Ma Gesù li ama ugualmente e li conferma come Apostoli.
Meditatio
Facciamoci qualche domanda che ci aiuti ad entrare nel mistero e a farlo diventare nostro.
• “Io sono il Signore, il Maestro”. Ho la consapevolezza della grandezza di Gesù e del suo amore per noi, fino al dono della vita?
• In quale personaggio mi ritrovo meglio: Giovanni evangelista, Pietro o Giuda?
• L’Eucarestia la celebro con i sentimenti di Gesù: amore, dono di sé e servizio?
don AlbertoSeconda serata IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA (Gv 13,33-14,14)
“Dove vai?”. Questa domanda, che l’apostolo Simon Pietro rivolse al Maestro durante l’ultima cena, ha dato il titolo sia a un libro che a un film (Quo vadis).
Gesù, lungo tutta la sua vita terrena, desiderò andare incontro al Padre, affrontando anche il percorso della sofferenza e della morte. Nessuna difficoltà riuscì a spegnere il suo amore per Dio.
Questo comportamento di Cristo affascinò e stupì i suoi discepoli.
Henryk Sienkiewicz, nel suo romanzo sulla vita della prima comunità cristiana di Roma, immagina che Gesù appaia nuovamente a S. Pietro, mentre si sta allontanando da Roma per salvarsi dalla persecuzione di Nerone. “Quo vadis?” gli chiede ancora l’apostolo. Il Salvatore gli risponde: “A Roma, per essere crocifisso una seconda volta”. A questo punto Simon Pietro, preso dalla vergogna, torna a Roma, pronto ad affrontare il martirio.
“Io sono la via”. Chi crede nel Messia, guardando a Lui capisce qual è la strada giusta da percorrere ogni giorno. Di solito noi pensiamo che questa scelta sia necessaria solo quando ci troviamo a un bivio: da una parte il bene, dall’altra il male. Allora l’aiuto che ci potrebbe offrire la fede cristiana sarebbe quello di riuscire a seguire sempre la proposta migliore, anche quando fosse molto esigente.
Il vangelo però ci propone un’altra logica: Gesù è l’unica via lungo la quale procedere; in caso contrario non si va da nessuna parte.Se il cristiano non corrispondesse alla vocazione che Dio gli ha affidato, la sua esistenza sarebbe sprecata. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo”.
“Vi sono molte dimore nella casa del Padre mio”. Gesù vuole dimorare presso il Padre. Lì si trova a casa sua. Ma Dio vuole abitare anche in noi. Questo desiderio del Signore ci sembra inverosimile. Così si esprimeva davanti a Dio il re Salomone: “Nè i cieli, nè l’universo intero ti possono contenere …”.
Eppure, quando c’è un figlio bisognoso del suo amore, Dio Padre fa di tutto per raggiungerlo. Diceva S. Agostino: “Il nostro cuore è inquieto, finchè non riposa in Te, Signore”. Abitare presso il Signore sarà un’esperienza rasserenante per ciascuno di noi, se potremo testimoniare nella vita quotidiana quello che descrive il testo del famoso canto “Quando busserò alla tua porta”. Infatti l’amore si moltiplica, dividendo.
Don SandroTerza serata Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita (Gv 15,1-17)
Una parabola di Gesù avvia la meditazione della terza serata: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Io sono la vite, voi i tralci». Il tralcio dà frutto se dalla vite riceve energia, linfa, nutrimento. Così per i discepoli: senza Gesù non possono fare niente. Gesù illustra questo esempio citando ripetutamente tre verbi: rimanere, portare frutto, amare.
Rimanere: come il tralcio senza vite muore, così il discepolo non può separarsi da Gesù. Solo dalla comunione con lui trae forza il vero discepolo. La preghiera, l’ascolto della parola e i sacramenti portano a compimento un percorso di comunione. Poter rimanere in Gesù presuppone perciò una spiccata capacità di silenzio, di ascolto e, anche, capacità di sguardo, per cogliere la presenza di Dio in noi e attorno a noi, nel creato e nelle persone.
Portare frutto: la vita cristiana non corrisponde a un rassegnato sedersi a fianco della storia umana a osservare, e magari giudicare, l’andamento delle cose, nell’attesa che finalmente Dio riveli la sua potenza. La Croce ha già rivelato la potenza di Dio: da sotto la croce il discepolo parte per portare frutto.
Non si tratta perciò di pensare che il successo del Vangelo dipenda da opere, programmazioni, strategie cristiane, facendo ciascuno affidamento unicamente sulle proprie forze. Come per la parabola del seminatore, occorre seminare in abbondanza e custodire il proprio buon terreno. Qui mette radici e si diffonde una fede di convinzione, capace di trasmettersi non per ripetizione di gesti, ma per persuasione del cuore.
Infine l’amore: termine talvolta usurato, che Gesù in questa pagina rende estremamente concreto. Nasce direttamente da Dio: il Padre ha amato me. Vive di confidenza: vi ho chiamato amici. Gesù lo vive così: nessuno ha un amore più grande di questo, dare la sua vita per i propri amici; e invita a imitarlo.
Così i discepoli, invitati a rimanere in Gesù, portano frutto nell’amore reciproco e verso il mondo che Gesù vuole salvare.
Don GianniQuarta serata “Questa è la vita eterna: che conoscano te” (Gv 17,1-26)
Siamo al capitolo 17. Dentro questo cammino nelle Parole dell’Ultima Cena nel Vangelo secondo Giovanni avviene uno stacco: Gesù non parla più ai discepoli, ma il Suo Cuore si apre al Padre. Gesù prega. Prega per Sè stesso, perché in questa ora della Sua cattura, processo e morte possa glorificare il Padre.
Prega lungamente in quella notte, non per l’umanità intera, ma solo per i Suoi discepoli: non perché siano strappati dal mondo, ma perché possano resistere nel mondo agli assalti del Maligno.
Gesù non chiede per loro forza, né sapienza, né particolare arguzia, né successo… Chiede per loro il dono dell’unità. Sa che il Maligno è chiamato anche “diavolo”, cioè colui che divide, spacca. Divide il cuore dell’uomo con il peccato, divide i rapporti più cari, spacca le famiglie, le comunità. Se il progetto del Maligno è la frantumazione e frammentazione degli uomini, il progetto del Padre nel Figlio e nello Spirito Santo è di unità.
Gesù dalla Sua preghiera sacerdotale e dalla Croce dove è glorificato ci fa entrare nella dimensione d’amore infinito del Padre. Con Lui entriamo nel Padre.
Come ci guarda il Padre? Ci guarda attraverso gli occhi di Suo Figlio Crocifisso. Il Suo sguardo non è dai grandi palazzi di acciaio e vetro, dalle borse, dalle base militari, dalle posizioni del potere. Il Padre ci guarda attraverso gli ultimi e i piccoli del mondo.
L’ultimo non solo è il granello di sabbia schiacciato dalle grandi ruote dei potenti, ma ora sta al centro: è tutt’uno con la croce di Gesù. È luogo teologico dove il Padre ascolta il grido dei Suoi figli nel grido del Figlio. L’ultimo è la realtà dove lo Spirito soffia.
Così, la parrocchia più povera di un decanato, spesso derisa dai “vicini di casa”, il gruppo di ragazzi più difficili dentro i cammini di una parrocchia, diventano luogo di profezia, incontro e aiuto reciproco. Luogo di fecondità rispetto a contesti più benestanti, ma spiritualmente sterili. La fatica del marito o della moglie dopo anni di matrimonio o una nuova fatica può non diventare l’occasione per l’ennesimo “scarto”, ma occasione di una stagione nuova, più profonda, di riscelta in Lui. La disabilità di un figlio in arrivo non diventa anch’essa motivo di scarto, ma nella preghiera di Gesù, uniti a Lui, può diventare fondamento di un’unità più forte, di una risposta d’amore più grande della famiglia e della comunità!
Don Marco A.CARAVAGGIO UNA QUESTIONE DI SGUARDI
Un intenso viaggio alla scoperta di un artista straordinario, che con i suoi capolavori riesce a parlare con forza dei grandi temi della vita. Cercando nel quotidiano l’eterno.
LUCA FRIGERIO
scrittore e giornalistaDomenica 20 marzo
ore 16.00 presso “Il Centro”via Conciliazione 15, Desio
Incontro promosso daAZIONE CATTOLICA DECANATO DESIO
in collaborazione con il
CENTRO CULTURALE “G.LAZZATI”
Necessari mascherina e Green PassDisponibilità di accoglienza profughi
Stiamo raccogliendo le offerte di disponibilità all’accoglienza di profughi provenienti dall’Ucraina.
- Le parrocchie, gli istituti religiosi e le associazioni possono comunicare la propria disponibilità all’accoglienza mandando una mail a stranieri@caritasambrosiana.it
- I privati (singoli, famiglie..) possono comunicare la loro disponibilità compilando il form che si può trovare a questo link: https://www.caritasambrosiana.it/aree-di-bisogno/stranieri/accoglienza-profughi/accoglienza-profughi-ucraina
Ricordiamo che come Caritas Ambrosiana raccogliamo le disponibilità SOLO dei residenti nella diocesi di Milano.
PER INFORMAZIONI LEGALI
Contattare il nostro Servizio Accoglienza Immigrati scrivendo una mail a sai@caritasambrosiana.it o chiamando lo 0267380261.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Contattare il centralino di Caritas Ambrosiana al numero 02760371.
VENERDÌ 18 MARZO alle ore 21.00 presso la chiesa di San Giovanni Battista (via Di Vittorio 18 – Desio), avrà luogo l’ultimo incontro di lectio tenuto da
ANTONELLA MARINONI
Antonella approfondirà la parabola dell’amico importuno
“La perseveranza nella preghiera”
La sua capacità di entrare in profondità sarà un aiuto a chi vuole alimentare il proprio rapporto con Dio e con i fratelli e sorelle. L’incontro è proposto dall’Azione Cattolica decanale di Desio
Notiziario settimanale SS. Siro e Materno – 13 marzo 2022
L’EUCARISTIA AL CENTRO DELLA COMUNITÀ
DOMENICA 13 MARZO II DI QUARESIMA
Dt 6,4a; 11,18-28; Gal 6,1-10; Gv 4,5-42
Signore, tu solo hai parole di vita eterna
Liturgia delle ore: II settimana
✙ 8.30 Basilica ✙ 9.30 S. Francesco
✙ 10.00 Basilica
✙ 10.00 Oratorio BVI IC 1 (II elementare)
✙ 10.30 S. Cuore
✙ 11.30 Basilica
✙ 18.30 Basilica
LUNEDÌ 14 MARZO Feria di Quaresima
Gen 17,1b-8; Pr 5,1-13; Mt 5,27-30
Beato chi cammina nella legge del Signore
✙ 7.30 ✙ 9.00 Oratorio BVI Felice Villa
✙ 18.30 Tarcisio e Vittorio Fabris, Lucia
Agujaro / Erminia e Carlo Morganti / Ersilia e Tarcisio Gerosa / don Lino Chiarani
MARTEDÌ 15 MARZO Feria di Quaresima
Gen 13,1b-11; Pr 5,15-23; Mt 5,31-37
Guidami, Signore, sulla tua via
✙ 7.30 ✙ 9.00 Severino Concordia, Maria
Saturni e familiari
✙ 18.30 Luigi Galimberti
MERCOLEDÌ 16 MARZO Feria di Quaresima
Gen 14,11-20a; Pr 6,16-19; Mt 5,38-48
Benedetto il Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra
✙ 7.30 Antonio Renda ✙ 9.00 Carlo Alberto Secchi
✙ 18.30 Secondo, Roberto e Tiziano
Pastorello
GIOVEDÌ 17 MARZO Feria di Quaresima
Gen 16,1-15; Pr 6,20-29; Mt 6,1-6
La tua parola, Signore, è verità e vita
✙ 7.30 Giuseppe e Giuseppina Arienti ✙ 9.00 Giuseppina e Giuseppe Aliprandi
✙ 18.30 Giovanni
VENERDÌ 18 MARZO Giorno senza Eucaristia
✙ 7.30 Lodi mattutine ✙ 9.00 Via Crucis
✙ 15.00 Via Crucis
✙ 18.30 Vespri e Lectio divina
SABATO 19 MARZO S. Giuseppe, sposo di Maria
Sir 44,23-45,5*; Eb 11,1-12,2*;
Mt 2,19-23 oppure Lc 2,41-49
Tu sei fedele, Signore, alle tue promesse
✙ 9.00 ✙ 18.00 S. Rosario
✙ 18.30 Liturgia vigiliare
Giuseppe Schiavone
Letture della domenica:
Dt 6,4a; 18,9-22; Rm 3,21-26; Gv 8,31-59
VITA DELLA COMUNITÀ
DOMENICA 13 MARZO – II DI QUARESIMA
- 10.00 Oratorio BVI: S. Messa e Domenica insieme per genitori e ragazzi IC 1 (II elementare)
- 16.00 Basilica: celebrazione del Battesimo
- 21.00 Missionari Saveriani: preghiera di Taizé
VENERDÌ 18 MARZO
Vedi a lato per gli appuntamenti di preghiera
- 21.00 Parrocchia San Giovanni Battista: Tutto accade in Parabole. La buona notizia del Regno. Lectio divina per adulti a cura dell’Azione Cattolica
SABATO 19 MARZO
SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE- 9.00 Basilica: S. Messa della solennità
DOMENICA 20 MARZO – II DI QUARESIMA
- 11.00 Oratorio BVI: S. Messa e Domenica insieme per genitori e ragazzi IC 3 (IV elementare)
- 14.30 Basilica: incontro diocesano del Rinnovamento nello Spirito
- 16.00 Il Centro: Il gioco degli sguardi. I quadri del Caravaggio (interviene Luca Frigerio). Incontro formativo a cura dell’Azione Cattolica
QUARESIMA DI FRATERNITÀ
Per i missionari diocesani Fidei Donum (nel contenitore centrale)
A favore di Caritas in Ucraina (vicino all’ingresso della sacristia)
GRAZIE PER LA GENEROSITÀ
Offerte raccolte in parrocchia nei giorni 1-8 marzo: € 1.512,00.
Grazie a chi sostiene la vita della comunità tramite altre offerte o bonifici, o in occasione di SS. Messe, battesimi, matrimoni, funerali.
LA COMUNITÀ PREGA PER
I bambini battezzati questa domenica: Emma, Leonardo, Marco e Vittoria Giovanna.
I defunti della settimana: Maria Brioschi Arienti, Dina Melani Forlani.
Nel nome…
Ogni nostro incontro di preghiera, soprattutto la celebrazione eucaristica, inizia con il segno della croce: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E la messa stessa si conclude nel nome di Cristo.
Anche entrando in una chiesa siamo abituati – e dovremmo farlo con i più piccoli – a fare il segno della croce, come indizio di ingresso in un luogo “diverso”.
Incontrare una persona nel nome di qualcuno, parlare a suo nome, portare doni a suo nome è superare il momento contingente e fare riferimento a un altro che può inviarci messaggi di amicizia, pace, bellezza, oppure segni di opposizione, conflitto, separazione. Non solo la nostra preghiera, ma la nostra stessa giornata dovrebbe iniziare e concludersi nel nome di Cristo, facendo proprio il segno della croce appena mettiamo i piedi giù dal letto o subito prima di infilarci sotto le coperte (noi che possiamo! È così per tutti in tante parti del mondo?).
Non è un gesto scaramantico, anche se invita a confidare nella protezione di Dio. Non è nemmeno un gesto identitario, per distinguersi da chi ha altre o nessuna religione. Anzitutto è un gesto di relazione: tu, Dio, sei presente, la mia vita si svolge davanti a te, i miei desideri e i miei timori ti sono noti e te li affido; così i miei limiti e ciò di cui devo essere perdonato. È un gesto di professione di fede: non sei un Dio sconosciuto, ma un Dio amore – Padre e Figlio e Spirito Santo – con il quale posso conversare, sentirmi accompagnato. È un gesto di appartenenza: chi condivide questo segno, sa che appartiene a un popolo di salvati, che vogliono consegnare ad altri segni di speranza e di pace, e rifuggono da ogni divisione, violenza, guerra. È un gesto che richiama la sofferenza di Gesù sulla croce, e quindi la sofferenza di ogni crocifisso della storia presente, di ogni malato terminale, di ogni disperato o depresso, di ogni persona ferita negli affetti per la perdita dei propri cari, di ogni vittima delle armi diaboliche che distruggono nella guerra paesi, palazzi, infrastrutture e vite umane.
E chi vive nel nome di Dio e di Cristo, non si fa corteggiare dagli idoli e resiste alle tentazioni della ricchezza, dell’apparire, del potere. Come Gesù, sa che il segno di croce tracciato sul proprio corpo esige di evitare i compromessi per affidarsi a Dio, alla sua Parola, alla sua fedeltà. don Gianni
Ritornate al Signore, perché è misericordioso
Riflessione sulla quaresima, tempo del cambiamento e del pentimento che ci conduce ad incontrare Gesù nella gioia della Resurrezione
“Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi di fronte al male”.
Così il Signore parla al profeta Gioele nella Prima Lettura di questa domenica.
Quaresima è un tempo liturgico di quaranta giorni e quaranta notti. La durata ricorda i giorni e le notti del diluvio, il tempo di Mosè sul monte Sinai in attesa dei Dieci Comandamenti, il percorso di Elia fino al monte di Dio, e sicuramente il tempo vissuto da Gesù Cristo nel deserto tentato dal diavolo. È un tempo in cui lasciare spazio alla sobrietà, a maggiori spazi di silenzio, a scelte di carità e di preghiera concrete. Importante sarà meditare insieme su dove e quando il Signore Gesù ancora oggi soffre e patisce nei Suoi piccoli e poveri, nel cuore di ognuno di noi.
Quali risposte d’amore dare?
I tradizionali consigli del digiuno, dell’elemosina e della preghiera sono molto attuali in un’epoca spesso troppo virtuale, sganciata dal corpo, in cui le buone intenzioni faticano a diventare scelte concrete di vita. Pensiamo con apprensione e dispiacere alle guerre che ancora insanguinano l’Europa, alle tensioni che attraversano il mondo, la nostra società, le famiglie, la Chiesa e possiamo ben comprendere quanta sete di pace e di Dio abbia l’animo nostro. Non solo e sempre gli altri, ma anche noi abbiamo bisogno di conversione e illuminazione, di pentimento e misericordia!
Questi “strumenti spirituali” presi nella loro concretezza e attualizzati nella nostra vita quotidiana, ci aiutano a purificare e custodire il cuore alla ricerca di una maggiore libertà e pace spirituale in comunione con Dio. Se poi vissuti insieme ci aiutano a camminare come Popolo di Dio che cerca la volontà del Suo Signore.
La Liturgia Ambrosiana non prevede la Celebrazione Eucaristica nei Venerdì di Quaresima proprio in ricordo della Passione di Gesù: diventa questo il tempo per celebrazioni della Via Crucis, momenti di ascolto della Parola di Dio, ascolto di testimonianze di croce e resurrezione, celebrazioni comunitarie dei Vespri del Venerdì.
Anticamente il percorso dei catecumeni si concludeva nella notte di Pasqua con il Sacramento del Battesimo. I Vangeli domenicali, sempre fissi nel rito Ambrosiano, aiutano chi si prepara a diventare cristiano e sostengono anche noi nel rinnovo quotidiano del nostro Battesimo: pensiamo alla lotta contro le tentazioni di Gesù, l’incontro con la Samaritana, il nostro legame con la verità e la Parola di Dio, la guarigione del cieco nato, la resurrezione di Lazzaro.
La meta di questo cammino personale, famigliare e di popolo è la Settimana Santa che si compie nella Pasqua del Signore. La meta è l’esperienza della salvezza, la conversione del nostro cuore, del nostro essere comunità cristiana, il passaggio alla realtà del Regno tra noi. Nella notte di Pasqua finalmente proromperà l’Alleluia, la Lode a Dio della Chiesa, nella memoria viva e sacramentale di Cristo Risorto! Possiamo anche noi incontrare Gesù in questo cammino e ritrovare la gioia del Risorto per il mondo di oggi!
don Marco Albertoni