Autore: basilica

  • Sulla “Candelora”

    Sulla “Candelora”

    CENNI SULLA “CANDELORA”

    Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione del Signore, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.

    La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l’usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto
    40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.

    Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l’Epifania). La denominazione di “Candelora” data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza con l’antico rito dei romani detto Lucernare e con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).

    Durante il suo episcopato (tra il 492 e il 496 d.C.), il pontefice Gelasio ottenne dal Senato l’abolizione dei Lupercali, ai quali fu sostituita nella devozione popolare la festa appunto della Candelora. Nel VI secolo la ricorrenza fu anticipata da Giustiniano al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora oggi.

  • Oratorio, una “missione” senza muri

    Oratorio, una “missione” senza muri

    SETTIMANA DELL’EDUCAZIONE

    La Settimana dell’Educazione 2023 termina con la Messa degli oratori lunedì 30 gennaio 2023, in comunione con tutta la Diocesi, nella chiesa di San Giovanni Battista alle ore 20,30.

    L’appuntamento con l’Assemblea ci motiverà e ci rinsalderà nel compito educativo, ci spingerà a guardare nel profondo alla vita dei ragazzi e delle ragazze per servirli con ancora più dedizione. Nei giorni successivi individueremo una “missione”che può essere un cambio di mentalità, una scelta di fondo, un obiettivo, la definizione di uno stile, un cambio di passo o un passo nuovo da realizzare nei prossimi mesi per andare incontro alla vita dei ragazzi e delle ragazze, “senza muri”, accogliendo l’ospitalità come criterio fondante dell’oratorio.

  • “Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25,35)

    “Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25,35)

    SCUOLA DI ITALIANO PER STRANIERI

    Chi di noi si è trovato a soggiornare anche solo per qualche giorno all’estero conosce il malessere profondo che si prova quando ci si trova nel bel mezzo di una conversazione senza conoscere la lingua del luogo: si odono gli altri chiacchierare fra loro, ed è proprio in quel momento che ci si sente, di colpo, davvero “stranieri”, “estranei”, “strani” – parole, queste, che derivano tutte dalla medesima radice. È questa la situazione in cui si trovano quotidianamente le decine di donne e uomini che, dall’estero, si sono trasferite nel nostro Paese in cerca di nuove opportunità.

    L’ostacolo costituito dalla lingua italiana e la sensazione di isolamento che deriva dal non conoscerla diventano così un fardello ulteriore sulle spalle di persone già fortemente provate dalla lontananza degli affetti più cari. La Scuola di Italiano per Stranieri (SIS) di Desio è nata nel 1996 per tentare di abbattere il muro linguistico, nella convinzione che la conoscenza dell’italiano fungesse da ponte imprescindibile per favorire l’integrazione nella nostra comunità cittadina di quelli che il Vangelo
    chiama “forestieri”. Sono stati tanti i semi di pace gettati dai volontari che, con umiltà, ma anche con passione, si sono avvicendati in questi decenni nella SIS. E tanti sono stati i frutti raccolti: non solo miglioramenti linguistici da parte degli studenti, ma anche – e forse soprattutto – rapporti, amicizie, legami profondi, grazie ai quali i volontari hanno potuto toccare con mano la veridicità della frase attribuita a San Francesco: “È dando che si riceve”.

    Le attività della SIS – che si svolgono nei locali messi a disposizione dal Centro Parrocchiale – includono lezioni di lingua pomeridiane (Martedì e Venerdì, 14.30-16.00) e serali (Martedì e Giovedì, 20.45-22.15), baby-sitting (per permettere alle mamme che hanno bimbi piccoli di parteci- pare alle lezioni pomeridiane) e doposcuola (Martedì e Venerdì, 16.30-18.00) per bambini e ragazzi stranieri.

    Quest’anno ai corsi di lingua italiana si sono iscritte complessivamente circa 130 persone. Per quanto riguarda il doposcuola, attualmente frequentato da 25 bambini/ragazzi, purtroppo non è stato possibile accogliere numerose richieste (circa 20 bambini sono in lista d’attesa) per mancanza di volontari. Per far fronte a questo bisogno, l’associazione lancia quindi un appello, affinché nuovi volontari si rendano disponibili per il doposcuola, affiancando nello studio e nello svolgimento dei compiti i bambini e i ragazzi che attendono di poter essere aiutati.

    Chiunque desiderasse dare il proprio contributo, può scrivere all’indirizzo mail scuola.italiano.desio@gmail.com o chiamare il numero 338/6086679

  • La sfida del millennio

    La sfida del millennio

    Il lettore proclama «Parola di Dio»: le letture della Messa sono ancora il modo più diffuso per la maggioranza delle persone di accostarsi alla Parola di Dio.

    Molti posseggono una Bibbia, o almeno i Vangeli, ma quanti li consultano nella loro preghiera personale o durante le grandi feste cristiane, in vista di scelte importanti della vita o, non raramente, in occasione della morte di una persona cara o conosciuta?

    Dio parla; ascoltarlo è già inizio di preghiera, che può diventare accoglienza, domanda, discussone, decisione in base a ciò che Dio ha detto. Quello che ha veramente detto, non quindi una frase estrapolata dal suo contesto, così da far apparire Dio a fasi alterne troppo cattivo o troppo buono.

    Pregare con la Bibbia sotto gli occhi è ciò che la tradizione cristiana chiama lectio divina, di cui già nel 1992 scriveva il card. Martini: «Sono sempre più persuaso che un’educazione all’ascolto del Maestro interiore passa per l’esercizio della lectio divina, della meditazione orante sulla parola di Dio, e non mi stancherò di ripetere che essa è uno degli strumenti principali con cui Dio vuole salvare il nostro mondo occidentale dalla rovina morale che incombe su di esso a causa dell’indifferenza e della paura a credere. La lectio divina è l’antidoto che Dio propone ai nostri tempi per farci superare il consumismo e il secolarismo, favorendo la crescita di quella interiorità senza la quale il cristianesimo non supererà la sfida del terzo millennio».

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    III Domenica dopo l’Epifania

    Con questa domenica si conclude il ciclo dell’epifania del Signore. Nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù “ha compassione” per le folle che lo seguono. Compassione è il termine per esprimere l’amore senza limiti di Dio per l’umanità.

    Gesù si preoccupa della folla che da tre giorni lo segue e ha esaurito il cibo. Chiede di raccogliere i pochi pani e i pesci che ci sono e di organizzare la loro distribuzione curando che tutti ne mangino a sazietà, raccogliendo, poi, gli avanzi. Gli Apostoli, come i servi di Cana, si fidano di Gesù, che compie il miracolo, e attuano quanto da Lui richiesto.

    Perché Gesù non interviene, anche oggi, a sfamare i milioni di persone che soffrono la fame? Perché non ripete il miracolo della manna che ha sfamato il popolo di Israele nel deserto del Sinai? (1a lett.)

    Dio non ha abbandonato l’umanità e ha, anche oggi, compassione di chi soffre, ma anche oggi chiede la nostra collaborazione. Ha dato risorse sufficienti all’umanità.
    Ci chiede di sfruttare queste ricchezze e di condividerle, soprattutto con i più poveri: non possiamo accettare che il 20% della popolazione mondiale consumi l’80% delle risorse disponibili. Ma c’è anche uno stile che Gesù vuole dai suoi discepoli: “Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi”. Non è un amore dall’alto in basso, ma una condivisione fraterna.

    Il dono all’altro deve essere fatto liberamente e con la gioia di poter essere utili gli uni agli altri, ringraziando il Signore che ci chiede di essere collaboratori del suo amore.

    don Alberto

  • Domenica della Parola di Dio

    Domenica della Parola di Dio

    In tutta la Chiesa Cattolica si celebra domenica 22 gennaio 2023 la “Giornata della Parola di Dio”, fortemente voluta e istituita da papa Francesco, e che quest’anno ha come tema l’espressione tratta dalla lettera di Giovanni “Vi annuncio ciò che abbiamo veduto” (1Gv 1,3).

    Nel 2019 papa Francesco istituisce nella terza Domenica del tempo ordinario la Giornata della Parola di Dio, intesa come un giorno da vivere in modo solenne per riscoprire il senso pasquale e salvifico della Parola di Dio che spinge in modo sempre rinnovato ad uscire dall’individualismo per rinascere nella carità.
    L’autore della lettera di Giovanni richiama la stretta connessione dell’annuncio della Parola con l’esperienza viva e personale del mistero pasquale.

    Egli non porta solo un insegnamento, ma testimonia la presenza viva del Risorto dentro di sé. In questo senso il Vangelo è la partecipazione alla vita nuova del Signore Risorto, richiamata – soprattutto negli scritti di Paolo e in quelli di Giovanni − dalle ripetute espressioni che delineano la vita “in Cristo”.

    Nell’esperienza cristiana c’è un momento dove tutto questo è vissuto in modo pieno: la celebrazione eucaristica. Non è un caso che suor Marie Paul Farran (Gerusalemme) amava ripetere che “sulla strada da Gerusalemme a Emmaus è stata aperta la prima scuola della Parola, allestita direttamente dal Risorto”.

    E non a caso la narrazione del percorso di Emmaus termina con il riconoscimento pieno di Gesù da parte dei discepoli nel momento in cui a tavola Egli spezza il pane: Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico.

    Guido Feltrin

  • Un nuovo modo di fare Pastorale Giovanile

    Dopo un anno di intenso lavoro, è stato restituito un nuovo progetto per camminare insieme

    Nello scorso anno, la Comunità Pastorale ha effettuato un percorso di studio e conoscenza della Pastorale Giovanile con l’aiuto di un pedagostista, Antonino Romeo. Dopo un lungo processo di incontri sono emersi alcuni spunti per costruire un cammino per il futuro dei ragazzi della nostra intera comunità. Qui vogliamo riassumere in breve il percorso svolto e alcuni spunti che ci vengono lasciati.
    La diaconia di Desio e l’equipe di pastorale giovanile hanno espresso il desiderio di essere accompagnati nella stesura di un progetto condiviso per tutta la comunità volto alla crescita e all’accompagnamento dei più giovani. Per consentire lo svolgimento di questo percorso la FOM ha inviato Antonino Romeo che ha seguito questo progetto, suddivisibile in due fasi.

    La prima fase è stata la conoscenza delle persone e del territorio della città di Desio. Inizialmente Antonino ha incontrato la diaconia della città e l’equipe di pastorale giovanile. Successivamente sono stati incontrati i collaboratori dei singoli oratori per capire quali fossero le situazioni, le criticità e le cose positive. Durante questi incontri, attraverso domande e questionari, è stato possibile delineare gli aspetti caratteristici della comunità e delle singole realtà che la formano.
    La seconda fase del progetto è stata quella di sintesi ed esposizione. Partendo da quanto raccolto nella prima fase è stato possibile descrivere le peculiarità della comunità e da qui proporre alcuni spunti di riflessione per il cammino futuro.
    Sono stati delineati 7 suggerimenti concreti per un possibile miglioramento del cammino della pastorale giovanile.

    1. Prete figura e ruolo.
      Primo consiglio lasciato alla città è quello di riflettere sulla figura del prete, proponendo incontri, riflessioni e azioni per capire come questa figura sta evolvendo nel nostro tempo.
    2. Sinodo dei giovani.
      Seconda proposta è quella di mettersi in cammino insieme ai giovani e di ascoltare i sogni e i desideri, da qui la proposta di un Sinodo dei giovani nella città, ascoltando non solo chi appartiene alla comunità cristiana, ma tutti i giovani del territorio.
    3. Formazione pedagogica e al servizio.
      Formare i giovani al servizio, alla cura verso i poveri, verso i più piccoli, sia perché i giovani sono spesso impegnati nell’accompagnamento dei bambini, sia per rispondere alla vocazione di giovane nella carità e nel servizio.
    4. Coordinamento: fasce di età.
      Coordinare le attività educative su tutto il territorio, ovvero avere una programmazione e progettazione di itinerari comuni, svolti magari in diverse sedi, ma con lo stesso obiettivo.
    5. Pastorale unitaria e specifica; Oratori e Identità; Strutture.
      La PG comunitaria non vuole chiudere le singole realtà, ma far aprire le realtà per ciò che possono offrire alla comunità, tutto questo senza però perdere la loro identità specifica.
    6. Educatore laico retribuito.
      Introduzione di una nuova figura educativa professionale con il compito di creare le condizioni pastorali per un lavoro unitario su tutta la città, una figura di sintesi con lo sguardo su tutta la comunità.
    7. Equipe di PG, laici e giovani, partecipazione e corresponsabilità.
      Coinvolgere i giovani e persone laiche nei luoghi decisionali, dove vengono attuale le scelte che investono la comunità, come l’Equipe di PG. Questo coinvolgimento permetterà di riflettere su quale sia l’ambito di intervento dell’equipe nel ramo educativo dei ragazzi più giovani.

    Il progetto che ci è stato lasciato è denso di attività e consigli per poter migliorare l’attività educativa e di accompagnamento dei giovani. Alcuni di questi spunti, sono già stati messi in atto nelle prime fasi di quest’anno pastorale, di certo l’obiettivo è grande, riuscire ad aver cura del futuro dei giovani nella nostra città.

    Alessio Malberti