Don Fabrizio Vismara porta entusiasmo, ascolto e voglia di costruire legami


“Sto arrivando. Mi hanno trattenuto in piazza”. 

È così. I preti a Desio sono amati, sono fermati, sono salutati e rispettati. 

Don Fabrizio Vismara, nuovo responsabile della pastorale giovanile della Comunità Pastorale, se ne sta rendendo conto da subito, da quando un mese fa ha aperto la sua casa, all'oratorio di via Grandi, e ci ha portato le sue cose da Besana in Brianza. Il letto, i mobili, i vestiti. I suoi libri, le sue foto, i suoi ricordi. 

Arriva in bici all'appuntamento. La bici è il veicolo immancabile tra i giovani preti, sempre di corsa, è vero, ma pronti a frenare, a fermarsi. 

Lo hanno trattenuto in piazza, infatti.


Te ne rendi conto?

“Sono qui - sorride subito - per conoscere, per scoprire, per ascoltare. Sono prete da 13 anni e credo di avere un bagaglio adatto per essere prete per gli oratori della comunità, che vedo non come cinque realtà separate, ma come un solo oratorio con più sedi”.
Lui abita nell'oratorio storico. Negli anni del seminario e delle esperienze pastorali a Cislago e Besana in Brianza ha conosciuto qualcuno dei suoi predecessori a Desio.
“Sì, ho conosciuto persino don Luigi Bandera”.
Don Luigi è stato prete qui quando don Fabrizio non era ancora nato. E naturalmente è amico di don Pietro Cibra, che gli ha passato il testimone da tenere stretto, per continuare la corsa di una preziosa staffetta.
“Non avrò un forte impegno nella iniziazione cristiana, anche se sarò vicino ai piccoli e ai loro genitori. Mi dedicherò principalmente alla pastorale giovanile dell'intera Comunità Pastorale, ai preadolescenti. agli adolescenti, ai 18/19enni, ai giovani”.


Sul tavolo in cucina, di colore chiaro come le pareti, i mobili, il rivestimento del pavimento, tiene tre eleganti e piccoli vasetti con caramelle. Rigorosamente caramelle dell'oratorio, colorate, zuccherate, profumate. E gommose.


Cosa intendi quando dici di essere a Desio per conoscere, scoprire, ascoltare? 

“Beh - il sorriso è sempre lì - voglio conoscere le realtà che in città incontrano i ragazzi. Intendo gli Istituti scolastici, i dirigenti e gli insegnanti. I Servizi Sociali del Comune e le iniziative che hanno in corso. So della presenza sul territorio del Consorzio Desio Brianza e vorrei approfondire rapporti con loro, così come con l'Hub Desio Giovani. Voglio iniziare questi passi, insomma, attraverso l'ascolto, per scoprire per bene ciò che mi sta intorno e che sta intorno ai nostri ragazzi”.


Desio è la tua nuova vigna, dunque, per riprendere il passo evangelico di qualche domenica fa, quello che hai letto nella Messa di saluto alla Comunità Pastorale di Besana in Brianza, che hai servito per 10 anni.

“Desio è una vigna grande, vedo tante energie che devono diventare sinergie”.


Tutti impegnati per uno stesso fine, dunque. Che linguaggio bisogna usare oggi per parlare ai ragazzi?

“È una sfida individuarlo. Non ho molte chiavi in mano. Però ci provo. Li ascolto e vedo che loro apprezzano. Imparo. Anche attraverso i trapper che ascoltano dalle cuffie. Qui a Desio insegno al Collegio Paola di Rosa, in 3^ media e in 5^ superiore e ricavo parecchie indicazioni. Non hanno molti interlocutori, ma sentono il desiderio di averne, di qualcuno che presti loro attenzione, che passi tempo con loro”. 


Sostieni di imparare...

“Certo. Non bisogna fingere mai. non scimmiottare, evitare di copiare qualcuno o qualcosa, ma essere sorridente, accogliente. La mia esperienza dice che questo li tocca, è un atteggiamento recepito, che crea reazioni positive”.


Tu sei giovane. E all'età di tanti ragazzi che accompagni oggi, hai sentito la chiamata del Signore. Come è nata la tua vocazione? 

“In famiglia, innanzitutto. Avevo 18 anni. Ero in 4^ Liceo Scientifico quando, nell'aprile 2005, è morto Giovanni Paolo II. Sono andato a Roma per i funerali, insieme ai ragazzi del mio oratorio di Arluno e col nostro sacerdote. Lì ho cominciato a pensare che la vita che il mio don faceva era bella. Il desiderio di percorrere anch'io quella strada si è fatto sempre più grande, così come la ricerca del Signore, sempre più intensa attraverso la preghiera, il parlare con Dio. Mi affascinava una parola spesso pronunciata da Gesù: seguimi!”


Fatti avanti, in altre parole. Il motto oratoriano di quest'anno.

“Sì. Mi sono fatto avanti senza indecisioni. Quella era la strada vera per me”.


E adesso, dopo 13 anni, come stai? Come sta qui a Desio?

“Molto bene. Sono contento, sereno, mi sento accolto, c'è tanta simpatia nei miei confronti. Sono grato dell'accoglienza. E' la prima volta che abito in una città così grande, un contesto che vado scoprendo ogni giorno. Mi conforta e mi da forza vedere che c'è tanta gente con le maniche rimboccate, che si dà da fare per gli altri, per la Comunità”.


Le caramelle sono rimaste nei vasetti al centro del tavolo in cucina. Aspettano qualche piccolo, qualche ragazzo, col desiderio di essere ascoltato da un giovane prete che ha tanta voglia di imparare. In quella casa in via Grandi, con le finestre sul cortile dell'oratorio, con la chiesa della Beata Vergine Immacolata attaccata, succede così da sempre.


Egidio Farina



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