Ritrovare il silenzio, la lode e la custodia del dono di Dio
Nel pensare la proposta delle giornate eucaristiche, ci siamo confrontati, come diaconia, con la complessità degli ultimi decenni. Ci siamo chiesti: perché proporre delle giornate dove mettere al centro l’adorazione personale e comunitaria? Con quale sottolineatura evangelica promuovere tali giornate?
Da più parti si va ripetendo che “tutto è cambiato”, quindi anche la modalità di vivere la vita comunitaria cristiana non può che essere ripensata. Tornare ad invitare tutta la comunità a stare in ascolto silenzioso e nella lode gioiosa non è forse riproporre quanto sempre fatto?
Sì, se queste giornate divagano in rito che si ripete senza coinvolgimento personale. Sì, se la modalità è quella trionfalistica e anacronistica di un tempo che non ci può più essere.
No, se i giorni di preghiera, tra l’altro a ridosso della festa dei Santi e della Commemorazione di tutti i defunti, vengono cercati e accolti per rientrare in noi stessi e permettere a Cristo Gesù di parlare al nostro cuore.
È proprio il periodo complesso che stiamo vivendo che ci fa osare nel proporre un’attenzione particolare: il legame tra l’Eucarestia e la Creazione, tra il dono d’amore di Dio nella morte e Risurrezione di Cristo e il dono del Creato. Papa Francesco, nella lettera «Laudato si’», scrive:
“L’Eucarestia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione…
Perciò l’Eucarestia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato”.
Se osiamo di più, se riflettiamo di più e preghiamo di più, potrebbe anche nascere quella fraternità che andiamo cercando.