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  • Concerto del Coro Città di Desio: inaugura così una rassegna per i suoi 35 anni

    Concerto del Coro Città di Desio: inaugura così una rassegna per i suoi 35 anni

    Il Coro Città di Desio compie 35 anni. È stato fondato nel 1987 da Enrico Balestreri, che ne è il direttore. Nel corso della sua storia ha eseguito circa 500 concerti in Lombardia, in altre regioni italiane e anche all’estero (in Svizzera, Germania e Russia); ha preso parte a rassegne corali e concerti in Duomo, a Sant’Ambrogio e a San Marco a Milano; inoltre ha partecipato a numerosi concorsi riportando sempre brillanti risultati.

    Nel 2007 è stato insignito dell’onorificenza della Città di Desio “Corona Turrita” per meriti artistici e culturali. Ha inaugurato questa rassegna con un concerto in Basilica venerdì 8 aprile, “Stabat Mater: concerto spirituale” e il pubblico ha partecipato con attenzione.

    Attende però con trepidazione il concerto che si terrà il 29 aprile, quando il Coro Giovanile Italiano terrà un concerto proprio nella Basilica dei Santi Siro e Materno. Accanto all’attività concertistica il Coro organizza corsi e conferenze volte alla diffusione della cultura musicale soprattutto tra i più giovani: a dimostrazione di ciò sta il fatto che dei quaranta elementi che compongono il coro, circa un terzo non era ancora nato nell’anno della sua fondazione; ben cinque coristi, inoltre, sono stati scelti tramite selezioni nazionali per far parte del prestigioso Coro Giovanile Italiano.

    Eleonora Murero

  • Grazie don Marco!

    Grazie don Marco!

    In data 2 aprile il Vicario Episcopale mons. Luciano Angaroni ha scritto una lettera a tutti i fedeli della nostra Comunità pastorale di Desio per annunciare che “don Marco Tagliabue
    dopo due anni di presenza nella vostra comunità, a conclusione di un periodo caratterizzato
    dalla pandemia, è stato chiamato dall’Arcivescovo ad un nuovo incarico”.

    Così prosegue: “Con il prossimo 18 aprile 2022 inizierà il suo servizio di Vicario parrocchiale
    presso la Parrocchia di San Dionigi, nel quartiere Pratocentenaro a Milano”.

    Conclude invitando alla preghiera per don Marco e “per le vocazioni al ministero ordinato
    e per la santità dei preti”.

    In questi pochi giorni la parrocchia di San Giorgio condividerà con don Marco il cuore dell’annuncio cristiano: la morte e la risurrezione di Gesù, la sua e nostra Pasqua. Questo annuncio aiuti ad accompagnare con la preghiera don Marco nel suo nuovo incarico e la parrocchia a sentirsi comunità viva secondo il Vangelo.

    Spesso fatichiamo a trovare le parole giuste per dimostrare la nostra gratitudine verso qualcuno, viviamo d’altronde in un’epoca in cui si scrive sempre, ma uno scritto, un gesto, una attenzione che riceviamo possono essere talmente toccanti ed importanti che lasciano il segno. Dire GRAZIE per ciò che si è ricevuto è doveroso.

    Questa comunità ti dice Grazie per l’insistenza e il richiamo alla Parola di Dio.

    S. Paolo dice: “Qualunque cosa tu faccia, in parole o opere, falla nelnome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui”. C’è una grande differenza tra fare le cose per obbligo e farle con cuore grato che cerca di onorare e compiacere Dio. Non solo è più piacevole per chi ci circonda, ma noi stessi beneficiamo della salute fisica e spirituale. Fare tutto nel nome di Gesù significa che siamo
    suoi rappresentanti per coloro con cui interagiamo quotidianamente. Se vedono Gesù in me, se li tratto come lui vuole e lo faccio di cuore, non di mala voglia, io glorifico e agisco con cuore trasformato e amante.

    Ancora S. Paolo ci ricorda: “Ringrazia Dio in ogni situazione, perché questa è la sua volontà per te in Cristo Gesù”. Come Figli di Dio riusciamo sempre a trovare qualcosa per cui ringraziare Dio anche in mezzo a situazioni che ci feriscono o ci sconcertano. Sappiamo che tutto funziona per il bene di quelli di noi che amano Dio. E andiamo avanti con fiducia. Non è
    che neghiamo il nostro dolore, ma che in mezzo a quel dolore sperimentiamo la sua pace e sappiamo che ha uno scopo.

    A volte, guardiamo indietro, vediamo che è proprio nei momenti più dolorosi o difficili che abbiamo sperimentato più chiaramente la potenza e la vicinanza di Dio. Manteniamo il nostro spirito attento alla presenza e alla bontà di Dio e non smettiamo di ringraziarlo.

    Il Catechismo scrive: «Ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento». La preghiera di ringraziamento comincia sempre da qui: dal riconoscersi preceduti dalla grazia. Siamo stati pensati prima che imparassimo a pensare; siamo stati amati prima che imparassimo ad amare; siamo stati desiderati prima che nel nostro cuore spuntasse un desiderio. Se guardiamo la vita così, allora il “grazie” diventa il motivo conduttore delle nostre giornate. Tante volte dimentichiamo pure di dire “grazie”.

    E ora…

    Tre verbi, un unico invito, che Gesù rivolge spesso a coloro che incontra: “Alzati – va’- non temere”.

    Alzati. “Non sederti”, prendi consapevolezza di te, dei tuoi doni, dei tuoi desideri. Stai in piedi sulle tue gambe, in un atteggiamento di curiosità e di scoperta.

    Va’. Esplora ciò che ti sta attorno, allarga i tuoi orizzonti, apriti a quelle realtà che hanno più bisogno del tuo aiuto, della tua presenza, del tuo amore…

    Non temere! È l’incoraggiamento di cui tutti abbiamo sempre bisogno. È la conferma che Colui che ci chiama ad alzarci e ad andare, ci è vicino e ci accompagna. Nel racconto dell’annunciazione entra in scena con tutta se stessa Maria, la giovane donna di Nazaret “cercata” da Dio. Alle parole dell’angelo le saranno passate in testa mille domande. Rimane stupita, ma anche turbata: che senso poteva avere tutto questo? Che cosa avrebbero pensato di lei… Giuseppe? La gente? L’angelo la invita a fidarsi dello Spirito, che sarebbe disceso su di lei. Ancora una volta risuona deciso l’invito a non temere. Rallegrati Maria, sii felice, perché il Signore è con te, sei amata gratuitamente per sempre.

    Don Marco durante le benedizioni natalizie
    Don Marco durante le benedizioni natalizie

    Dio non elimina la paura, ma ci permette di abitarla. Tutti siamo accompagnati e sostenuti dalla presenza degli altri e dall’Amore di Dio che è più forte di ogni paura. Suggerisce Papa Francesco: «La paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio… e anche nella vita! Ciò significa credere alla bontà fondamentale dell’esistenza che Dio ci ha donato, confidare che Lui conduce ad un fine buono anche attraverso circostanze e vicissitudini spesso per noi misteriose. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da
    tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi! Nelle Sacre Scritture troviamo 365 volte l’espressione“non temere”, con tutte le sue varianti. Come dire che ogni giorno dell’anno il Signore ci vuole liberi dalla paura».

    Nella vita ordinaria noi raramente ci rendiamo conto che riceviamo molto di più di ciò che diamo, e che è solo con la gratitudine che la vita si arricchisce. Ogni persona piccola o grande chepassa nella nostra vita è unica: lascia sempre un po’ di sé e prende un po’ di noi. Grazie per aver incrociato il nostro cammino!

    Valeriana

  • Le donne della Passione

    I nomi propri femminili che troviamo nei Vangeli sono pochissimi. Sono però tante le donne menzionate, pur non avendo un nome proprio. Queste le percentuali di figure femminili presenti nei Vangeli canonici: 40% in Luca, il 30 % in Marco, il 25% in Matteo e il 25% in Giovanni

    Senza limitare la riflessione sulle donne in genere nel vangelo, per cui rimanderei al libro di CHRISTINE PEDOTTI, Gesù, l’uomo che preferiva le donne, Traduzione italiana di Andrea Zucchetti, spenderei due parole sulla settimana della passione, quasi come dei piccoli fotogrammi.

    L’unzione di Gesù a Betania da parte di una donna anonima

    (Mt 14,3-9 e Mc 26,6-13)
    Un racconto straordinario che i due evangelisti collocano all’inizio del racconto della passione di Gesù.

    Quello compiuto dalla donna – versare sul capo di Gesù un intero vasetto di alabastro, pieno di profumo di nardo di grande valore – «è un gesto di alta levatura spirituale e teologica: pone una donna più vicina che mai al disvelamento del senso della morte di Gesù». Mentre i  discepoli sembrano incapaci di comprendere ciò che sta per accadere a Gesù, è una donna
    che ne profetizza la morte. Non potendolo fare a parole, lo fa compiendo un gesto molto eloquente riservato normalmente ai morti.

    Le donne accanto alla croce

    Sotto la croce una presenza, articolata e cospicua, di donne: la Madonna e la sorella, Maria di Magdàla, Maria madre Giacomo e Giuseppe, la madre dei figli di Zebedeo (Mt), Salome (Mc)
    Giovanna moglie dell’amministratore di Cusa (Lc), Maria di Cleofa (Gv). Non solo «rappresentano anche tutte le donne gravate, nei secoli, dal peso delle sventure che hanno travolto i loro figli e i loro mariti», ma rivelano anche «pienamente il ruolo sociologico di chi deve rassegnarsi a subire, senza poter agire».

    Le donne al sepolcro

    Secondo tutte le testimonianze evangeliche, le donne discepole hanno sempre seguito Gesù con continuità e perseveranza, a differenza dei discepoli che lo hanno abbandonato nel
    momento dell’arresto al Getsemani.

    Alla sua morte in croce erano presenti e dunque testimoni. Al momento della sepoltura avevano osservato dove Gesù era stato posto da Giuseppe d’Arimatea e da Nicodemo.Di alcune conosciamo anche i nomi: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, la madre dei figli di Zebedeo, Salome…

    Di fronte al dolore esse sanno rimanere fedeli, accompagnare, con discrezione, in silenzio.
    Continuano a servire Gesù con la loro presenza e lì rimangono, “inutilmente”. A loro sarà affidato il compito più bello: il loro Gesù, Cristo, è risorto come aveva promesso.

    don Flavio

  • LE SETTE PAROLE DI NOSTRO SIGNORE SULLA CROCE

    1. Lc 23, 34: Padre, perdonali perché non sanno quello
      che fanno.
    2. Lc 23, 43: In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso
    3. Gv 19, 26-27: Donna ecco tuo figlio… ecco tua Madre
    4. Mt 27, 46: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
    5. Gv 19, 28: Ho sete
    6. Gv 19, 30: È compiuto
    7. Lc 23, 45: Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito

    Nei vangeli della Passione ci viene raccontato come Gesù raramente parla durante il processo davanti a Pilato o mentre viene torturato e beffeggiato. Ma sulla croce parla senza timore, perché in quel momento si rende necessario parlare, per amore nostro, a nostro vantaggio e per la nostra salvezza. Ogni parola ha uno scopo ed ha un effetto.

    Ancora una volta un dono. Stupisce il pensiero che mentre é appeso a una croce, Egli é ancora colui che dona… Fino a che punto si spinge l’amore folle di un Dio per la sua crea-
    tura?

    • Dona misericordia ai suoi persecutori
    • Il Paradiso al ladrone alla sua destra
    • Un figlio spirituale a sua madre, e a lei sollecitudine e attenzione, a Giovanni la benedizione di ricevere Maria nella propria casa
    • Al Padre rende l’obbedienza filiale, com’era stabilito
    • All’umanità dona espiazione e perdono

    A ciascuno dà la sua parte, ma a lui nessuno dà nulla, se non fiele e aceto. Le sue parole sono di benedizione e grazia. Egli parla in questo modo della Misericordia, della redenzione e della vita eterna. Sulla croce non condanna nessuno, non punisce nessuno nonostante quello che patisce.

    Egli viene non a condannare, ma a salvare il mondo (Gv 12, 47).

    Il signore Gesù flagellato, inchiodato alla croce, con le spine che gli trafiggono il capo, pronuncia come prima parola: “Perdonali…” A lui importa dei suoi nemici, persecutori, del malfattore accanto a lui, di ognuno di noi… E non solo ha chiesto e chiede ancora di perdonarli, ma li giustifica, ci giustifica…: “ Perché non sanno quello che fanno”. Non cerca la vendetta, non vuole essere ripagato, ma difende la loro e la nostra causa davanti al Padre celeste. Aveva detto: “Amate i vostri nemici… pregate per i vostri persecutori…”. Ora lui per primo compie ciò che aveva comandato ai suoi discepoli. Per invocare Dio come Padre, bisogna sentirsi figli, come Gesù, il primogenito, lui che ci ha mostrato il volto del Padre, la sua Misericordia, parola che in ebraico rappresenta le viscere, l’utero della madre, che accoglie e protegge la vita. Che sarebbe di ognuno di noi senza quelle parole di Gesù al Padre? “Perdonali…perché il male è più forte di loro e non sanno quello che fanno…”. Per questo ha dato la sua vita, si è offerto per noi, perché da qui all’eternità nessuno possa sentirsi escluso dalla possibilità di sentirsi di nuovo accolto nel grembo della Misericordia divina e rinascere a vita nuova. Buona Pasqua.

    Fabrizio Zo

  • Emergenza Ucraina – Posteria sociale

    Per sostenere la Posteria Sociale di Desio e le famiglie ucraine accolte sul territorio, si organizza una colletta alimentare straordinaria davanti a Esselunga, Coop e Unes Desio sabato 9 e domenica 10 aprile.
    Se volete dare la vostra disponibilità, chiamate Veronica al 3403413287.
    Grazie!

  • Laudato sì

    Laudato sì

    L’Azione Cattolica del Decanato di Desio propone una serata di musica, immagini e poesia per riflettere sulla Enciclica “Laudato si” di papa Francesco

    Lo spettacolo, presentato dal gruppo NoteConLode, con le musiche di Maurizio Guarnaschelli e la regia di Francesco Tandoi, propone un percorso che si snoda tra citazioni dall’Enciclica e canzoni appositamente scritte ed eseguite dal vivo.

    Le immagini didascaliche ai testi del Papa, proiettate su uno schermo, sono una collezione di scatti fotografici donati al gruppo dal fotografo internazionale Carlo Borlenghi.

    La proposta si presenta come una riflessione personale e collettiva sulla condizione del pianeta e sulle responsabilità a cui siamo richiamati dalle accorate parole di Papa Francesco.

    MERCOLEDÌ 6 APRILE – ore 21.00

    Auditorium, piazza del Burghett – Muggiò

  • La testimonianza dei preti FIDEI DONUM in missione in Perù

    Siamo don Luca, don Silvio, don Tommaso, don Gregorio, Giacomo e Silvia. Viviamo a Pucallpa una città di 650mila abitanti nell’Amazzonia Peruviana. Siamo missionari “Fidei Donum”. Siamo cioè missionari inviati in questa terra dal nostro Arcivescovo Mario con il compito preciso di metterci a servizio di una chiesa sorella per un tempo determinato. Siamo sostanzialmente “inviati in prestito” alla Chiesa di Pucallpa. Il nostro compito principale è quello di metterci a servizio di questa Chiesa nelle varie mansioni che il Vescovo affida ad ognuno. Ognuno di noi, infatti, ha un compito: don Luca è parroco della Parrocchia San Francisco de Asís e delle parrocchie di Iparía e Galilea (due comunità sul fiume a 7 ore di barca dalla città), don Silvio è Direttore della sede propedeutica del Seminario Intervicariale Amazzonico, don Tommaso è parroco della parrocchia San Martin de Porres, don Gregorio è membro dell’equipe vicariale di pastorale giovanile insieme a don Tommaso e a Giacomo. Silvia invece, oltre ad essere mamma a tempo pieno, si occupa di collaborare con la Caritas del vicariato promuovendone le varie iniziative. La nostra missione è vivere in comunione con la chiesa locale, con la gente condividendone la quotidianità della vita. La nostra speranza è di essere piccole scintille in grado di promuovere ed avviare processi che annuncino la gioia del Vangelo e che edifichino questa chiesa molto giovane (ha appena 62 anni!). Anche noi, cerchiamo di vivere il nostro mandato qui in Perù assumendo lo stile della sinodalità e della fraternità indicatoci da Papa Francesco.