- Lc 23, 34: Padre, perdonali perché non sanno quello
che fanno. - Lc 23, 43: In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso
- Gv 19, 26-27: Donna ecco tuo figlio… ecco tua Madre
- Mt 27, 46: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
- Gv 19, 28: Ho sete
- Gv 19, 30: È compiuto
- Lc 23, 45: Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito
Nei vangeli della Passione ci viene raccontato come Gesù raramente parla durante il processo davanti a Pilato o mentre viene torturato e beffeggiato. Ma sulla croce parla senza timore, perché in quel momento si rende necessario parlare, per amore nostro, a nostro vantaggio e per la nostra salvezza. Ogni parola ha uno scopo ed ha un effetto.
Ancora una volta un dono. Stupisce il pensiero che mentre é appeso a una croce, Egli é ancora colui che dona… Fino a che punto si spinge l’amore folle di un Dio per la sua crea-
tura?
- Dona misericordia ai suoi persecutori
- Il Paradiso al ladrone alla sua destra
- Un figlio spirituale a sua madre, e a lei sollecitudine e attenzione, a Giovanni la benedizione di ricevere Maria nella propria casa
- Al Padre rende l’obbedienza filiale, com’era stabilito
- All’umanità dona espiazione e perdono
A ciascuno dà la sua parte, ma a lui nessuno dà nulla, se non fiele e aceto. Le sue parole sono di benedizione e grazia. Egli parla in questo modo della Misericordia, della redenzione e della vita eterna. Sulla croce non condanna nessuno, non punisce nessuno nonostante quello che patisce.
Egli viene non a condannare, ma a salvare il mondo (Gv 12, 47).
Il signore Gesù flagellato, inchiodato alla croce, con le spine che gli trafiggono il capo, pronuncia come prima parola: “Perdonali…” A lui importa dei suoi nemici, persecutori, del malfattore accanto a lui, di ognuno di noi… E non solo ha chiesto e chiede ancora di perdonarli, ma li giustifica, ci giustifica…: “ Perché non sanno quello che fanno”. Non cerca la vendetta, non vuole essere ripagato, ma difende la loro e la nostra causa davanti al Padre celeste. Aveva detto: “Amate i vostri nemici… pregate per i vostri persecutori…”. Ora lui per primo compie ciò che aveva comandato ai suoi discepoli. Per invocare Dio come Padre, bisogna sentirsi figli, come Gesù, il primogenito, lui che ci ha mostrato il volto del Padre, la sua Misericordia, parola che in ebraico rappresenta le viscere, l’utero della madre, che accoglie e protegge la vita. Che sarebbe di ognuno di noi senza quelle parole di Gesù al Padre? “Perdonali…perché il male è più forte di loro e non sanno quello che fanno…”. Per questo ha dato la sua vita, si è offerto per noi, perché da qui all’eternità nessuno possa sentirsi escluso dalla possibilità di sentirsi di nuovo accolto nel grembo della Misericordia divina e rinascere a vita nuova. Buona Pasqua.
Fabrizio Zo