

Comunità pastorale Santa Teresa di Gesù Bambino
Tornata in presenza, dopo due anni di pandemia, la marcia della pace, giunta quest’anno alla ventesima edizione. L’evento, come sempre, è promosso dall’associazione Desio Città Aperta in
collaborazione con i missionari e laici saveriani, l’associazioneculturale pakistana Minhaj Ul
Quran e le scuole cittadine, col patrocinio del comune. “Io accolgo la pace” è il tema scelto questa edizione, per sottolineare l’importanza dell’accoglienza in un momento tanto difficile
per il mondo a causa della guerra in Ucraina e di tutte le situazioni di conflitto. Durante
la marcia, sono state ricordate infatti le guerre ancora in corso in diverse parti del mondo.
Per la marcia i bambini delle scuole hanno preparando dei lavoretti a forma di colomba colorate con un messaggio di pace che sono stati distribuiti il giorno dell’evento, ovvero il 27 maggio
La comunità propone la partecipazione all’evento diocesano, una festa per tutte le Famiglie tra spiritualità, spettacolo e testimonianze, celebrerà a Milano l’Incontro Mondiale delle Famiglie, che papa Francesco ha chiesto alle Diocesi di “decentrare” rispetto alla sede ufficiale di Roma 2022 . L’evento si terrà a convergere su Piazza Duomo a Milano, dalle Piazze S. Alessandro, S. Fedele e S. Stefano dalle 17:00 alle 19:00: Piazza San Fedele, Piazza Sant’Alessandro e Piazza Santo Stefano.
Per chi desidera: dalla Stazione FS di Desio, ritrovo ore 15:00 direzione Sesto San Giovanni partenza treno ore 15:39 a seguire trasferimento in metropolitana fino in Duomo. Autonomamente si potrà proseguire per una delle tre piazze animate.
ATTENZIONE ognuno dovrà provvedere autonoma mente all’acquisto dei biglietti per i trasporti.
Ieri pomeriggio sabato 28 maggio il Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha benedetto la cupola della nostra Basilica SS. Siro e Materno, recentemente restaurata; subito dopo ha celebrato la Messa Pontificale a ricordo dei cento anni dall’elezione a Papa di Achille Ratti, Pio XI.
Dopo la benedizione avvenuta sul sagrato della Basilica don Gianni ha donato delle scandole commemorative decorate da artisti del territorio: una per il cardinale Parolin, una per Papa Francesco ed una terza scandola a Mons. Elio Burlon che negli scorsi anni aveva già fatto restaurare il tetto della Basilica.
Le foto sono state scattate da Piero Colombo
Al via il progetto legato al centenario della nascita di Achille Ratti, poi diventato Papa Pio XI. Il Centro Internazionale di Studi e Comunicazione Pio XI hanno presentato i loro studi il 27 e 28 maggio e vista l’occasione è stato reso noto il progetto di recupero e valorizzazione della casa natale, un immobile che sarà convertito in un centro innovativo multigenerazionale e aperto al territorio. È stato intitolato a lui anche l’Ospedale della città.
Un fine settimana ricco di emozioni tutte legate alla figura di papa Pio XI, Achille Ratti. Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin, sta presenziando alle celebrazioni indette dai sodalizi che gestiscono la sua casa natale ubicata nel centro di Desio, nella via a lui dedicata. II Centro Internazionale di Studi e Documentazione CISD, La Fondazione Casa natale Pio XI e gli Amici della casa natale Pio XI unitamente alla Parrocchia dei SS. Siro e Materno hanno voluto rendere storico questo avvenimento.
Dapprima venerdì 27 maggio nella Sala dei due Papi nel Museo dedicato a Pio XI si è tenuta la prima parte della dodicesima edizione del Convegno Pio XI e il suo tempo dove 19 relatori hanno presentato un abstract delle loro ricerche di studio.
Oggi, sabato 28 maggio il pubblico è stato accolto nel Centro Congressi del Banco di Desio e della Brianza ed è stato conferito a S.E. il Card. Pietro Parolin il “Premio Internazionale della Comunicazione Pio XI”, giunto alla sesta edizione.
È stato presentato al pubblico, da Equa Cooperativa Sociale in collaborazione con la Fondazione Casa natale Pio XI “Grace Desio” il nuovo progetto di recupero e valorizzazione della casa natale di Pio XI, un immobile che grazie alle sue caratteristiche si presta ad essere convertito in un centro innovativo multigenerazionale e aperto al territorio. Il progetto prevederà la riorganizzazione degli spazi ad uso della Fondazione e del Centro studi A.Ratti unitamente all’allestimento di due grandi sale polifunzionali collocate al piano terra e aperte alla comunità. A questi interventi si aggiungeranno, con il restauro dei piani superiori, residenze in grado di rispondere a molteplici bisogni abitativi e l’innovativa proposta del Villaggio Alzheimer.
A mezzogiorno il cardinale Parolin e l’assessore al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti intitoleranno l’ospedale di Desio proprio al papa desiano.
Nel pomeriggio, prima della solenne Santa Messa pontificale verrà benedetta la cupola recentemente restaurata.
In serta si terrà il concerto del coro sinfonico e orchestra “Amadeus” in Basilica, una dolce conclusione per una giornata che proietta così Desio nella storia e nel futuro.
Eleonora Murero
Ogni anno la nostra comunità pastorale cittadina invita gli ammalati in basilica per
pregare con loro e per mettere in luce la vicinanza del Signore accanto a chi soffre.
In realtà l’esperienza della malattia non riguarda solo chi è infermo, ma coinvolge
molte altre persone.
Spesso i parenti degli ammalati si fanno carico di un impegno esigente, per permettere a loro di continuare a vivere nel proprio ambiente.
Anche le badanti a tempo pieno sono preziose, perché svolgono un lavoro di assistenza che non permette loro la vicinanza quotidiana ai propri familiari.
Chi ha la possibilità di conservare amici di lunga data, può trovare un vero conforto da una visita o da una telefonata.
Per chi è impossibilitato a partecipare autonomamente alla celebrazione della S. Messa festiva, c’è il servizio dei ministri della Comunione, che sono disponibili a portare nelle case sia il dono dell’Eucaristia, che le ultime notizie della vita parrocchiale.
Quando si crea questa rete di contatti attorno a chi soffre, anche la solitudine diventa più sopportabile, perchè il Signore ci dimostra che non siamo abbandonati: attraverso tutte queste persone Lui si fa vicino a noi.
don Sandro
Basilica dei SS. Siro e Materno, celebrazione Eucaristica con gli anziani e gli ammalati
Ore 15.30: Ritrovo per la recita del Rosario
Ore 16:00: Celebrazione della S. Messa
Nel Messaggio il Santo Padre “chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare”
“La pandemia ha colpito e ferito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione. La ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ogni dialogo, ogni relazione comincia dall’ascolto. Per questo, per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori, bisogna reimparare ad ascoltare tanto”…
“Un desiderio e uno dei più grandi bisogni degli esseri umani è “essere ascoltati”. Un desiderio che spesso rimane nascosto, ma che interpella chiunque sia chiamato a essere educatore o formatore, o svolga comunque un ruolo di comunicatore: i genitori e gli insegnanti, i pastori e gli operatori pastorali, i lavoratori dell’informazione e quanti prestano un servizio sociale o politico”.
“Gesù stesso ci chiede di fare attenzione a come ascoltiamo”, conclude la nota, perché “per poter veramente ascoltare ci vuole coraggio, ci vuole un cuore libero e aperto, senza pregiudizi”: “In questo tempo nel quale la Chiesa tutta è invitata a mettersi in ascolto per imparare ad essere una Chiesa sinodale, tutti siamo invitati a riscoprire l’ascolto come essenziale per una buona comunicazione”.
Claudio Nicchio
ll Santo Rosario è considerato una preghiera completa, perché riporta in sintesi tutta la storia della nostra salvezza. Con il Rosario infatti meditiamo i “misteri” della gioia, della luce, del dolore e della gloria di Gesù e Maria. È una preghiera semplice, umile così come Maria. In tutte le apparizioni la Mamma celeste ci ha invitato a recitare il Santo Rosario come arma potente contro il Male, per avere la vera pace.
«Carissimi Pellegrini! – ha gridato papa Francesco il 13 maggio 2017 al milione di fedeli accorsi a Fatima – noi abbiamo in Cielo una Madre! Abbiamo una Madre! Aggrappati a Lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù, (…) di essere un giorno con Lui e con Maria alla destra del Padre nel Regno di Dio…
Ai tre pastorelli di Fatima, Lucia, Giacinta e Francesco, la Madre di Gesù e nostra, presentandosi come ‘la Madonna del Rosario’, raccomandò con insistenza di “recitare il Rosario tutti i giorni, per ottenere la fine della guerra e la pace”.
Risale al XIII secolo, l’origine da parte dei monaci cistercensi, della preghiera che chiamarono rosario, perché la comparavano ad una corona di rose mistiche donate alla Madonna. Questa devozione fu resa popolare da san Domenico, che nel 1214 ricevette il primo rosario della Vergine Maria come strumento per l’aiuto dei cristiani contro le eresie. Pio V nel 1547 attribuì a questa preghiera la vittoria della battaglia di Lepanto.
In diverse apparizioni la Madonna stessa ha indicato il Rosario come la preghiera più necessaria per il bene dell’umanità. Nell’apparizione di Lourdes del 1858, la Vergine aveva una lunga corona del Rosario al braccio.
Nel 1917 a Fatima come negli ultimi anni a Medjugorje, la Madonna ha invitato e ha esortato a recitare il Rosario tutti i giorni.
Il Rosario, non è come molti pensano, una ripetizione continua e monotona di parole tese a stancare Dio attraverso l’intercessione di Maria e concederci ciò che desideriamo, ma è una preghiera cristologica, al cui centro ha la Parola di Dio, l’Incarnazione del Verbo eterno fatto uomo, carne, vita, per mezzo della Vergine Maria. Il Rosario, quindi è dono del Cielo per cambiare l’uomo e la sua storia. Ogni volta che sgraniamo la corona del Rosario per meditare gli episodi della vita di Cristo, dovremmo vivere il desiderio di imitare la Vergine Maria che meditava, nel suo cuore, tutto quello che succedeva nella sua vita e attorno a lei.
All’inizio degli anni Novanta, nel Consiglio pastorale diocesano di Milano, il card. Carlo Maria Martini lamentava la diminuzione della devozione a Maria e della recita del Rosario. Diceva: «Si è disprezzata la devozione popolare verso Maria, che in tanti secoli ha conservato la fede in Cristo delle nostre popolazioni cristiane. Si critica il Rosario come forma, superstiziosa di “mariolatria” (cioè, adorazione di Maria), ma si dimentica che la Madre di Dio porta le anime al Figlio suo, Cristo Gesù. Ritorniamo a recitare assieme il Rosario nelle famiglie, perché siano più unite e i giovani vengano educati, attraverso Maria, alla fede e all’amore di Cristo». E’ questo quotidiano entrare con il cuore nella vita di Cristo, che può cambiare anche la nostra vita rendendola simile alla sua…
Buon cammino con Maria
Il mese di maggio è il momento in cui si predilige la celebrazione delle prime comunioni nelle nostre parrocchie, momento sostenuto e messo sotto la protezione di Maria, madre di Gesù.
Quale momento migliore per vivere l’incontro con Gesù per i nostri ragazzi?
È un periodo di preparazione e conoscenza di Gesù, sostenuto dalla presenza delle catechiste (mi piace pensare a loro come testimoni di una comunità attenta che si china sui più piccoli per aiutarli a incontrare Gesù) e che affiancano le famiglie in questo percorso di crescita.
Nel sacramento dell’Eucaristia è offerto ai ragazzi l’incontro personale con Gesù che dona la vita per i suoi amici e invita ciascuno a vivere questa “amicizia speciale” ogni giorno.
Gesù, per essere presente tra noi, non ha scelto una pietra preziosa, o delle cose rare e costose: ha scelto il pane e il vino, le cose più semplici che non mancano mai sulla tavola della famiglia. In quel pezzo di pane e in quelle gocce di vino si rende presente Gesù, il Figlio di Dio. I nostri ragazzi con la testimonianza di noi adulti, sanno che possono comunicare con Gesù non solo ricevendo il pane eucaristico tutte le domeniche, ma anche nella preghiera, nell’ascolto della parola di Dio, vivendo questa amicizia in famiglia, con i fratelli e nella carità. L’Eucaristia inserisce i ragazzi nella Chiesa “popolo di Dio” e li rende partecipi in modo pieno e dinamico della vita della comunità. Pensando al mese di maggio, mese dedicato a Maria, guardo con tenerezza il quadro (qui riprodotto) della “Madonna del Magnificat” del Botticelli (1481, conservato negli Uffizi di Firenze) dove Maria, circondata da fanciulli, scrive su un libro e Gesù, che è sulle sue ginocchia, accompagna il braccio di Maria che scrive: “L’anima mia magnifica il Signore”. Sembra quasi che Maria voglia comunicare, anzi imprimere attraverso il libro per questi fanciulli, l’esperienza da lei vissuta con Gesù; solo con Gesù l’anima si riempie di stupore e bellezza, perché capace di riconoscere un Dio che ama, non abbandona, anzi illumina il cammino di ogni uomo, e Gesù, con il suo sguardo posato su Maria, lo conferma. Allora sentiamoci sollecitati a pregare per questi ragazzi e affidiamoli alla tenerezza di Maria che li porta a Gesù perché anche loro possano gridare il loro “Magnificat!”.
Sul libro di catechismo dei bambini c’è una bellissima preghiera di sant’Ambrogio che recita così:
“Per me Gesù è tutto, è medico che cura le ferite e perdona i miei peccati. È la forza e l’aiuto per vivere da figli di Dio.
È il cibo che nutre e sostiene ogni discepolo.
È la vita che vince la morte, è la via che conduce al cielo, dove saremo finalmente con Lui”.
Ausiliaria Graziana Calafà
Proponiamo una intervista con Don Paolo Alliata, responsabile del servizio per l’apostolato biblico della diocesi. Da qualche anno ha inventato un modo nuovo per parlare di Dio e dei valori cristiani attingendo e prendendo spunto da capolavori della letteratura
Don Paolo, da qualche anno proponi la lettura e il commento di capolavori della letteratura mondiale. Attraverso i loro testi ci parli di Dio e della sua Parola: come mai questa scelta?
Cercavo un modo un po’ originale e nuovo per avvicinare e parlare anche ai meno esperti di testi biblici, e così ho provato a partire da testi di letteratura non religiosa, offrendo delle chiavi di lettura sapienziali. Questo perché i grandi scrittori – credenti o meno non importa – si mettono di fronte al mistero della vita, della morte, della gioia, della speranza, e ci accompagnano dentro il mistero del cuore dell’uomo. Il mio tentativo è quello di fare luce sul mistero con la “M” maiuscola, la presenza nella storia umana del Signore della vita, che parla al cuore umano, che chiama, che suggerisce, che è meta del cammino, anche là dove non è riconosciuto .
L’incontro del 29 maggio prende spunto dal libro di Pennac L’occhio del lupo e si concentra sugli sguardi. Siamo ancora capaci di incontrare lo sguardo dell’altro, del mio prossimo?
La bellezza dello sguardo dipende dalla qualità del cuore, il modo di guardare e stare in relazione dice molto dell’interiorità di una persona. Pennac ci racconta di due sguardi, dell’intimità del lupo e del bimbo: l’occhio diventa la soglia dell’incontro fra questi due mondi. Per noi questo vuol essere un invito a curare la qualità del nostro sguardo e delle sue radici interiori, per uscirne trasfigurati e arricchiti, come nella meravigliosa scena finale del racconto in cui il lupo vede cio’ che prima non vedeva: l’amicizia permette così di aprire gli occhi di entrambi al mondo e di vederlo nuovo.
Guardarsi dentro costa lavoro, fatica: perché secondo te è così importante entrare in profondità del proprio io? Ne vale la pena?
Il libro usa questa metafora. All’inizio la cella del lupo è spoglia, c’è un albero morto, c’è desolazione. È l’immagine del vuoto interiore, il lupo non sa più chi è, non ha un’identità. Sarà il rapporto di sguardi col bimbo a consentirgli di ritrovare i suoi ricordi, il suo mondo interiore e la voglia di vivere. Se anche dovessi essere rinchiuso in una prigione – scrive Rilke in una sua lettera – la tua vita rimane ricca del tesoro dei tuoi ricordi, che nessuno puo’ portarti via. Un racconto di questo tipo ci rivela la preziosità del nostro mondo interiore, ci invita a custodire il tesoro dei nostri ricordi. Il tema dell’interiorità è quanto mai cruciale ai nostri giorni, in un mondo che preferisce galleggiare in superficie piuttosto che scendere nel profondo.
Lo sguardo di amore di Gesù in croce, cosa ci rivela di lui e della nostra vita?
Dice di una apertura radicale, la sua immagine esprime la sua verità profonda: il suo spalancarsi al mondo, anche se gli uomini lo rifiutano e preferiscono le tenebre alla luce, la guerra alla pace. Lo sguardo di Gesù abbraccia continuamente tutto questo mondo: un invito ad accettare quello che siamo, non da rassegnati, ma per ripartire. Bisogna accettare le cose per metterci mano.
Vito Bellofatto