Frase molto semplice che spesso anche i grandi si ripetono. I ragazzi degli oratori della città l’hanno sentita pronunciare da Lucy, protagonista insieme ai suoi fratelli ne “Le cronache di Narnia”, durante la vacanzina a Spiazzi di Gromo, dal 16 al 24 luglio.
Insieme ai loro educatori, don Pietro, don Gianni, (suor) Barbara e qualche genitore, seguendo questa storia fantasy i ragazzi dalla 5^ elementare alla 3^ media hanno cercato di capire quali valori possono essere coltivati per ‘diventare grandi’, senza aspettare di diventare troppo grandi per capire quale importanza può avere l’amicizia, il coraggio, la fede ma anche lo smarrimento, il tradimento, la paura.
La domanda più ricorrente riguardo alla proposta estiva che ogni anno gli oratori propongono è
“chissà cosa vivranno i ragazzi, chissà se torneranno con qualcosa in più nel cuore e nella testa?” Da genitore quante volte me la sono ripetuta, ma ad essere lì in vacanzina, con i ragazzi, ci si rende conto che qualcosa in più lo danno loro a noi. Dai più piccoli alle prese con i primi tentativi di un’autonomia fuori casa, ai più grandi alle prese con un’adolescenza che li vuole protagonisti
di scelte e relazioni importanti, tutti (educatori compresi) sanno regalare uno sguardo sul mondo,
sulle cose, sugli affetti e sulla fede che è in grado Aspettando il festival della missione a Milano
29 settembre – 2 ottobre di suscitare domande anche in noi adulti….basta saper ascoltare.
I nostri ragazzi, complicati e fragili per certi punti di vista, hanno in realtà delle belle risorse emotive. È stato interessante sentirli alle prese con domande sul sé e su quello che vivono; aiutati dagli educatori hanno avuto lo sprono e la volontà di andare un po’ oltre la superficie e lasciarsi toccare in profondità, facendo della vacanzina un tempo dedicato anche alla crescita e non solo allo svago.
Il mondo degli adulti è spesso fatto di cervellotici ragionamenti e ponderate scelte, ed invece in
quella settimana ho assaporato lo slancio e la freschezza del lasciarsi un po’ andare, gustando
il tempo e quello che sa regalare, dalla semplice chiaccherata al momento più impegnato dell’incontro formativo. I ragazzi in questo hanno da insegnare e vederli alle prese con il loro vivere, mette tenerezza e gioia.
Anche nella fatica del cammino mi hanno insegnato qualcosa: la capacità di lasciarsi condurre. Qualcuno per nulla abituato alla montagna stava dietro con me e don Gianni oppure con
me e Alberto o Luigi o Giambattista; con passo lento ma costante, tra un incitamento e l’altro,
si condividevano episodi vi vita quotidiana, gusti e preferenze, progetti futuri e preoccupazioni
presenti, sogni: insomma, un pezzettino di vita.
Io, nel momento della fatica, mi lascerei condurre da un altro con la stessa spontaneità? Scambiando un pezzettino di vita?
Quel rallentare per arrivare tutti, e nel mentre riuscire ad incontrare l’altro, mi ha suscitato diversi interrogativi sulla frenesia quotidiana che spesso noi adulti, genitori e lavoratori, siamo costretti a subire.
Altra sorpresa (o conferma) è stata la passione ed il desiderio con cui gli educatori hanno cercato di affiancarsi ai ragazzi. Anche loro in crescita ed alle prese con un’identità ancora in formazione, mi hanno fatto vibrare il cuore con i loro tentativi di avvicinamento e conoscenza dei più piccoli, tentativi caratterizzati da tenerezza e affetto, tra una risata e un abbraccio, una consolazione ed una prima impronta di autorevolezza. Oppure la volontà dei più grandi di farsi amico, prossimo, confidente, consigliere, nella consapevolezza che quei pre-adolescenti non sono lì per caso, sono affidati anche a loro. E così davanti agli occhi di noi adulti si è dischiusa la meraviglia di chi vuol provare a farsi ‘prossimo’ di qualcun altro, vuole provare a capire cosa sia il voler bene cristiano, che nulla desidera in cambio, vuole provare a vivere sulla propria pelle quel “siete miei amici” che Gesù ripete ai discepoli.
Tentativi, certo, che ancora molta strada devono fare, ma comunque vivi, ardenti. Abbiamo una comunità composta da tanti bambini e ragazzi, belli nel loro volerci provare, più consapevoli e desiderosi di quello che immaginiamo, anche più bisognosi di riferimenti di quel che pensiamo: sapremo essere credili nel nostro esserci? Sapremo insinuare in loro le giuste domande, quelle che consentono di diventare adulti? Sapremo dare loro la giusta fiducia? La vacanzina a Spiazzi di Gromo è stato un bel primo passo, ora non resta che camminare.
Betty Veronese