
martedì 1 novembre 2022

ore 8,30 S. Messa al Cimitero di via Rimembranze
ore 15,00 S. Messa al Cimitero Nuovo
mercoledì 2 novembre 2022
ore 15,00 S. Messa al Cimitero di via Rimembranze
ore 15,00 S. Messa al Cimitero Nuovo
Comunità pastorale Santa Teresa di Gesù Bambino
ore 8,30 S. Messa al Cimitero di via Rimembranze
ore 15,00 S. Messa al Cimitero Nuovo
ore 15,00 S. Messa al Cimitero di via Rimembranze
ore 15,00 S. Messa al Cimitero Nuovo
In queste settimane nelle chiese della nostra comunità si stanno svolgendo le
S. Cresime a conclusione del cammino di iniziazione cristiana.
La mia prima esperienza da catechista inizia letteralmente “col botto”.
Dopo anni di Azione Cattolica e gruppi giovanissimi, in cui ho avuto a che fare prevalentemente con gli adolescenti, sono stata catapultata nel mondo del catechismo da suor Graziana, che ha accolto la mia timida proposta di dare una mano in parrocchia. E non sono entrata in un gruppo qualsiasi: la mia prima esperienza di catechista inizia proprio col gruppo del quarto anno di iniziazione cristiana, durante la quale ho affiancato un’altra catechista più esperta di me.
Il gruppo di ragazzi che ho seguito durante quest’ultimo anno ha iniziato e condotto gran parte del cammino a distanza: la pandemia, si sa, ci ha costretti a relazionarci con gli altri attraverso lo schermo di un pc, e tra un microfono che non funziona e la linea internet che fa capricci, guidare questi ragazzi in questo cammino di discepolato non è stato, certo, una passeggiata. Ma i ragazzi hanno risorse che noi adulti non conosciamo o che, forse, abbiamo dimenticato di avere, e nonostante tutto non si è mai spento in loro l’entusiasmo di incontrare Dio e di crescere come figli nella fede.
Qualche settimana fa abbiamo vissuto uno dei momenti topici della vita di un cristia- no: la Cresima! È stato un cammino intenso fatto di passi, incontri e nuove scoperte. Abbiamo iniziato il nostro percorso incontrando Nicodemo, un fariseo un po’ singolare che cerca Gesù di notte, a cui viene rivelato che per vivere pienamente la vita nella fede bisogna “rinascere” a vita nuova, e che tutto questo può avvenire solo per mezzo dello Spirito di Dio.
Siamo saliti sul monte Sinai con Mosé e abbiamo ricevuto le tavole dei Dieci Comandamenti con cui Dio stabilisce un’alleanza con ciascuno di noi, mettendo per iscritto non solo sulla pietra, ma soprattutto nel nostro cuore leggi che parlano d’amore. E nella logica dell’amore incondizionato e senza riserve si inserisce l’incontro con un altro personaggio del Vangelo, quello del buon samaritano, attraverso cui Gesù ci apre una nuova strada: solo amando noi stessi e gli altri possiamo entrare in comu- nione profonda con Dio; ed è proprio questa comunione profonda, che di rimando, permette di farci prossimi con gli altri! Non può esserci amore vero se non si appartiene a qualcuno. “Io sono la vite, voi siete i tralci: chi rimane nel mio amore vivrà in eterno”. Queste parole di Gesù riportate nel Vangelo di Giovanni sono state tra le più toccanti di tutti i brani letti durante gli incontri. Noi non siamo isole, non siamo girovaghi senza méta, ma siamo i protago- nisti di un disegno che Dio ha pensato per noi ancor prima che nascessimo.
È un Dio accogliente, padre e madre allo stesso tempo, che si prende cura di noi con premura e che ci riempie continuamente di regali. Lo Spirito Santo che i nostri ragazzi hanno ricevuto la settimana scorsa è uno di questi regali: un sigillo segnato sulla fronte che trasforma chi lo ricevere, per cui la nostra povertà e piccolezza diventano sovrabbondanza di amore e di gioia: “la gioia di chi sa di essere amato e di chi vuol fare della sua vita un progetto d’amore”.
Eugenia Vasile
Giorgio e Cristina, una coppia della Diocesi di Treviso, dopo una esperienza di missione in Ecuador sono pronti a ripartire per il Brasile e qui ci raccontano perché hanno fatto questa scelta di vita.
Succede, che una coppia, felicemente sposata, di circa quarant’anni, con un passato e un presente costruito nel proprio territorio, fatto di amicizie forti, di lavoro e di un luogo dove vivere con serenità, a un certo punto decida di andare a vedere una parte di mondo abitata principalmente da gente povera, per toccare e sentire un altro tipo di umanità.
Perché questo bisogno, questa necessità? Ce lo siamo chiesti molte volte io e mia moglie. All’inizio pensavamo che fosse mera curiosità, non fosse altro per uscire fuori dagli schemi, ma con il passare del tempo ci siamo resi conto che c’era qualcosa di più profondo, qualcosa di più intrinseco che era nato dentro di noi senza che noi stessi ce ne fossimo resi conto.
A posteriori, analizzando la vita antecedente alla missione, ne abbiamo dedotto che la nostra traiettoria ci aveva portato ad un bivio e stava a noi riconoscere la strada futura da intraprendere. Per noi era quella di condividere la nostra vita con le persone meno fortunate che vivono sul nostro stesso pianeta.
Una volta che siamo riusciti a liberarci da tutte le incombenze oggettive che ci legavano al nostro territorio, siamo partiti, con leggerezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E così è stato dal primo giorno in cui siamo arrivati in Ecuador, nell’aprile del 2016, fino a oggi.
Ora siamo a Verona, partecipiamo al corso per partenti organizzato dal CUM (Centro Unitario per
la formazione Missionaria). La nostra esperienza ecuadoriana è terminata il 12 luglio di quest’anno, ma già si avvicina una nuova partenza. Sarà in Brasile, nella zona amazzonica al confine con il Venezuela.
Qui a Verona si parla spesso di missione, di invio, ma noi preferiamo un atteggiamento diverso, che si avvicina più ad una esperienza di vita, che sia di crescita per noi e per le persone che conosceremo, con cui potremo condividere le cose più belle della nostra cultura e assorbire da loro quanto di più genuino del loro stile di vita.
Una vita, un quotidiano fatto anche di molte sofferenze. Violenza sui minori e sulle donne, uccisioni di persone dove il valore della vita è quasi nullo, disoccupazione, analfabetismo, scarse possibilità di accesso alle cure mediche di base, sopraffazione degli indigeni della selva e distruzione dell’ambiente in cui vivono, sono solo alcune delle situazioni in cui dovremo vivere.
Ma perché non dare una possibilità, un’opportunità a queste persone relegate ai margini del mondo? Fosse solo per una di queste persone, si tratta sempre di un essere umano, la cui vita è il bene più prezioso e il cui valore, soprattutto in quei luoghi, sta perdendo sempre più il suo significato.
Dare valore e un senso alla vita di ciascuno di noi, dare un senso al passato, presente e futuro, far sì che gli sforzi per il progresso umano dell’individuo non siano stati inutili. Dare forza a quello
spirito di giustizia e uguaglianza fra le persone della terra, che è l’unica condizione per il raggiungimento di “fratelli tutti”.
L’utopia ha sempre albergato nell’animo dell’uomo, ma la storia ha dimostrato che quello che era utopia ieri, domani potrà diventare realtà. Certo quel domani a cui ci riferiamo sembra lontanissimo, ma non dobbiamo sottovalutarci, dobbiamo credere. Noi crediamo nell’uomo come incarnazione dell’essere divino, qualsiasi cosa questo possa significare. Noi non abbiamo mai approfondito né il Vangelo né la Bibbia, qualche volta ne abbiamo sentito qualche passaggio ma nella nostra piccola esperienza abbiamo collaborato spesso con sacerdoti e suore che cercano di mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù. Vivendo accanto a loro ci siamo resi conto che quegli insegnamenti fanno parte della nostra natura, è come se lo spirito divino fosse entrato in noi (qualcuno ce l’ha detto). Non sappiamo in realtà come stanno le cose, può anche essere che sia così, ma crediamo che questo sia solo un dettaglio. Per noi la cosa più importante, quella che ci fa muovere verso l’altro, è la consapevolezza che tutti noi facciamo parte di un qualcosa che ancora sfugge alla nostra percezione, ma è sicuramente qualcosa di immensamente grande.
Marino Giorgio e Boldrin Cristina
29 ottobre ore 21.00
Nel centenario dell’elezione di Papa Pio XI
Ingresso libero
Dialogo fra generazioni,educazione e lavoro:
strumenti per edificare una pace duratura
A cura di
La Foresta di ARDEN
Debora Del Giudice, Gabriele Di Nallo, Roberta Parma, Graziano Salvò,
Enrico Balestreri organo, Alessandro Monga flauto,
Regia Roberta Parma
I “Dialoghi di Pace” sono una lettura con musica del Messaggio che il Papa rivolge
all’umanità per la Giornata Mondiale della Pace.Suddiviso fra attori-lettori, le cui voci si intrecciano e si incalzano come in un vero e
da “Dialoghi di Pace, un’idea da copiare” di Giovanni Guzzi info: www.rudyz.net/dialoghi
proprio dialogo e si alternano alla musica, il Messaggio diventa opportunità di
preghiera e meditazione per tutti: non solo per chi si professa cristiano cattolico, ma
anche per chi si riconosce in altri riferimenti religiosi, o non ne ha alcuno.
Ai più giovani la data potrà sembrare insignificante. I più anziani ricorderanno invece il celebre discorso “alla luna” del Papa San Giovanni XXIII con la carezza per i bambini: “dite che è la carezza del Papa”.
L’occasione era l’apertura del Concilio Vaticano II. A sera una fiaccolata di migliaia di persone si era radunata sotto le finestre del Pontefice, per esprimere gratitudine per quell’avvio promettente.
Il Concilio Vaticano II non appartiene ancora alla storia, ma al presente. I semi piantati dal Concilio hanno dato frutti, ma non ancora nella loro pienezza.
Tra quelli più preziosi, ancora da coltivare, c’è l’aver messo in mano a tutti la Parola di Dio, sia mediante abbondanti letture liturgiche, sia incoraggiando la lettura, lo studio e la preghiera con la Bibbia, la lectio divina.
Inoltre si è affermata l’immagine della Chiesa come popolo di Dio, fondato sul Battesimo, e non più su una visione gerarchica; così che i laici sono proclamati protagonisti nell’edificare la Chiesa e nell’impegno di testimonianza nel mondo.
Nasce da qui la riforma della liturgia, finalmente celebrata nelle lingue parlate (prima imperava il latino), ed espressione autentica di comunità che pregano, lodano, intercedono.
Non va dimenticata infine l’ispirazione missionaria di tutta l’azione della Chiesa e dei cristiani, nel desiderio di donare a ogni essere umano il tesoro della Buona Notizia, l’Evangelo della salvezza.
Dopo sessant’anni, a ben vedere c’è ancora molto da fare.
don Gianni
Come ogni anno, il Papa ha inviato il suo messaggio in occasione della Giornata Missionaria Mondiale che celebreremo domenica 23 ottobre. Tre i punti fondamentali
È il cuore dell’insegnamento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. “La Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo: l’identità della Chiesa è evangelizzare”.
Il comando di Gesù è espresso inoltre in forma plurale a sottolineare che la chiamata missionaria ha una dimensione comunitaria. “Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente e non per propria iniziativa”. Ai discepoli è quindi chiesto non solo di fare la missione, ma anche e soprattutto di vivere la missione a loro affidata. “Perciò è fondamentale la testimonianza di vita evangelica dei cristiani: l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria”.
Il Signore risorto annuncia ai discepoli dove essi sono inviati: «A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli che “…non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare; il cristiano non fa proselitismo. L’indicazione “fino ai confini della terra” dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui”. E qui riemerge l’idea tanto cara a Francesco fin dall’inizio del suo pontificato di una Chiesa che “… era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale”.
Annunciando ai discepoli la loro missione, Cristo risorto ha promesso :«Riceverete la forza dello Spirito Santo e di me sarete testimoni». Ci rendiamo conto che, specie ai nostri giorni, da soli non saremo mai capaci di questo compito, ma che possiamo contare sulla forza ricevuta in dono dallo Spirito Santo. “Nessun cristiano potrà dare testimonianza piena e genuina di Cristo Signore senza l’ispirazione e l’aiuto dello Spirito. Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria”.
Vito Bellofatto
Sabato 22 ottobre 2022, alle ore 20.45, in Duomo sarà celebrata la Veglia missionaria diocesana. All’interno della celebrazione avverrà il gesto della consegna della Regola di vita nelle mani dell’Arcivescovo.
Quest’anno la Veglia ha per titolo: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore” (Nm 11,29), riprendendo l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino.
I 19enni ed i giovani testimonieranno il dono della fede attraverso la consegna della Regola di vita nelle mani del nostro Arcivescovo; di seguito avverrà la consegna del Crocefisso per i missionari partenti e, infine, avverrà il momento dell’accoglienza di quanti sono introdotti nella nostra Diocesi.
Vivere insieme questa celebrazione è occasione per promuovere tra i giovani la sensibilità missionaria e aiuterà tutti i credenti a riconoscersi, come suggerisce Papa Francesco, “Profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra” (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022 «Di me sarete testimoni» – At 1,8).
Insieme, invocheremo lo Spirito affinché ci dia la forza di annunciare la bellezza del Vangelo in ogni ambito della vita quotidiana: in università, al lavoro, nella società, tra gli amici… oppure in terre lontane.
Franco Castoldi, educatore, svolge nella nostra diocesi la sua vita di missione. Ci racconta, in queste righe, la sua esperienza
Mi chiamo Franco Castoldi e sono sposato da 24 anni con Annalisa e viviamo all’oratorio Sant’Eurosia di Cesano Maderno come Famiglia Missionaria a Km0, ma questa è un’altra storia che racconto dopo.
Lavoro come educatore per la cooperativa diocesana Aquila e Priscilla e da settembre sono impegnato nella pastorale giovanile cittadina qui a Desio.
Mi presento a voi provando a raccontarvi qualcosa di me che riguarda il mio impegno in oratorio.
Fin da ragazzo sono rimasto affascinato dalla vita del mio oratorio che non avevo frequentato prima delle medie se non per il catechismo. Da allora ho continuato il percorso con il gruppo preadolescenti, adolescenti e poi nel gruppo giovani, che già allora comprendeva giovani che facevano parte dei vari gruppi giovanili della città (anticipazione di quello che sarebbe successo nelle nostre Comunità Pastorali).
Ho vissuto e partecipato a tante esperienze in oratorio (gruppi preadolescenti, adolescenti e giovani, vacanze estive, campeggi in tenda, oratorio estivo, feste dell’oratorio, gruppi di solidarietà, corsi biblici …) che mi hanno formato e guidato anche nelle scelte fatte da adulto continuando a partecipare attivamente alle iniziative dell’oratorio e della parrocchia: come educatore, responsabile laico, nella comunità d’ascolto (un cammino di dieci anni, tutte le settimane, di ascolto della parola di Dio e preghiera), conducendo gruppi di ascolto, con l’Equipe Notre Dame (da ventidue anni io e mia moglie vi partecipiamo come cammino di spiritualità di coppia).
Da giovane ho fatto obiezione di coscienza e il servizio civile. Una esperienza che mi ha cambiato, perché per il mio servizio ho scelto proprio di vivere in un oratorio a Milano, fare comunità con gli altri obiettori e con le persone, spesso povere, che la provvidenza metteva sul nostro cammino.
Per venti anni ho insegnato nella formazione professionale regionale a Milano, come formatore, tutor e coordinatore con adulti, disabili, adolescenti e ragazzi con problemi di devianza minorile.
Quando, nella mia parrocchia, si è iniziato a parlare della figura del responsabile di oratorio ho capito che quella poteva essere la mia strada perché univa l’ambito educativo con la trasmissione della fede.
Così ho iniziato a lavorare per Aquila e Priscilla: dopo sette anni nella comunità Pastorale di Mariano Comense sono stato mandato a Monza dove per nove anni ho lavorato nella Comunità Pastorale Ascensione del Signore composta dalle parrocchie di S. Biagio, S. Pio X e Santa Gemma.
Ed ora eccomi qui con voi a Desio.
Vi ho raccontato qualcosa di me partendo dalle esperienze che hanno segnato la mia vita per darvi un’idea di come Dio sia intervenuto nella mia storia quotidiana, mettendo un seme, già fin da ragazzo, per sviluppare quella che sarebbe stata la mia vita.
Da ultimo vorrei dire due parole sull’esperienza che vivo con mia moglie come Famiglia Missionaria a Km0.
Da alcuni anni ci siamo messi a disposizione della diocesi per vivere un’esperienza di servizio vivendo in oratorio. Per sette anni siamo stati a Monza e ora viviamo nell’oratorio di Sant’Eurosia a Cesano Maderno.
Le parole che più caratterizzano questa esperienza sono accogliere e custodire insieme a corresponsabilità.
La nostra presenza, infatti, si rende visibile nell’accogliere chi, a vario titolo, frequenta l’oratorio e nel custodire persone e ambienti, ma questo servizio non sarebbe tale se non fosse condiviso con chi guida la comunità.
Più che dire cosa noi diamo, ci piace ricordare quello che riceviamo, che è sicuramente molto di più.
Ogni giorno il Signore moltiplica i nostri pochi “pani e pesci”. Si moltiplicano le relazioni, i sorrisi, i confronti, le confidenze, i sogni e le speranze.
Il cammino con le famiglie missionarie a Km0 ci permette di confrontarci con chi vive esperienze simili alla nostra e ci fa sentire parte della grande famiglia che è la Chiesa.
Con fiducia nel Signore ho iniziato il mio servizio in mezzo a voi e vi ringrazio fin d’ora per la strada che percorreremo insieme.
Franco Castoldi
Per un cammino di fede
“Il Sicomoro” può essere molte cose: un simbolo, una comfort zone, un luogo di incontro, un punto di partenza o di arrivo.
Vogliamo scoprire quale significato diamo a questi incontri, come singoli e come Comunità Pastorale. Vogliamo capire insieme come utilizzarli al meglio, per riuscire ad avere il coraggio di aprirci al Signore Gesù e per continuare i nostri
cammini di fede.
Essere operatori di misericordia per il Regno
Chissà quanta fatica ha fatto Zaccheo nel salire sul Sicomoro, quanto vedeva alta e irraggiungibile la cima. Ma ha avuto il coraggio di salire e, chiamato, di scendere.
L’incontro con Gesù lo ha cambiato profondamente. In quel preciso istante decise di modificare radicalmente la sua vita diventando a sua volta operatore di misericordia verso il suo prossimo
Gli incontri si terranno in presenza dalle ore 21,00 presso la chiesa di San Giovanni Battista in via G. di Vittorio 18 a Desio.
Saranno trasmessi tramite il canale YouTube della Pastorale ove possibile.
La Conferenza SAN VINCENZO di Desio opera sul territorio da circa 90 anni. Ha la sede presso il Centro Parrocchiale di Desio e può contare sulla presenza di circa 15 volontari.
La Conferenza è la denominazione con la quale, sin dall’origine, la Società di San Vincenzo de’ Paoli identifica i gruppi di Vincenziani presenti nell’ambito di una parrocchia.
L’amicizia è il legame che unisce i Vincenziani tra loro e che li unisce alle persone più disagiate. La riunione di conferenza è il segno di questa amicizia: è un luogo ove attivarsi nella fede e per la pratica della carità.
I volontari vivono la loro esperienza attraverso le riunioni e l’attività di servizio a favore delle persone in stato di bisogno, con la specificità della visita al domicilio.
Provvedono alla distribuzione di generi alimentari e vestiti, intervengono per famiglie in stato di necessità, al pagamento di utenze e affitti.
Per far fronte a questi bisogni organizza una raccolta fondi il 1° novembre di ogni anno con la questua presso i due cimiteri cittadini e, nel mese di ottobre, in occasione della “Giornata della San Vincenzo”, con l’offerta del Pan Tramvai presso la Basilica, la chiesa del S. Crocifisso, la chiesa di S. Francesco e la chiesa del S. Cuore, oltre che ad offerte di privati cittadini.
☞ Attendiamo anche il vostro sostegno domenica 16 ottobre per il “Pan Tramvai”fuori dalle chiese citate.
Irene Motta