Autore: basilica

  • Consiglio Pastorale cittadino

    Nella sessione del 10 ottobre il Consiglio Pastorale cittadino ha affrontato i temi indicati dall’Arcivescovo nella Proposta Pastorale per l’anno 2023/2024 “Viviamo di una vita ricevuta”. Come sottolineato da Monsignor Barlassina, riprendendo le parole dell’Arcivescovo “essa è un programma di lavoro che affronta questioni di vita quotidiana sullo sfondo di una domanda: Il Vangelo oggi ha ancora ragioni per essere spendibile nelle tematiche sensibili della vita quotidiana, ha ancora ragioni per offrire speranza di vita piena?”

    Quattro relatori hanno aiutato i consiglieri a riflettere sugli ambiti toccati dalla Lettera Pastorale:

    • Don Sandro ha presentato la sua relazione su come le nostre parrocchie agiscono nei confronti di chi chiede il matrimonio cristiano, sulle iniziative della pastorale familiare, sulla formazione dei genitori che chiedono il Battesimo dei figli.
    • Alessio Malberti ha esposto la relazione sull’educazione affettiva e vocazionale nell’ambito della Pastorale Giovanile.
    • Ambrogio Meroni ha parlato del percorso della Pastorale della terza età, tema sul quale sta lavorando l’Assemblea Sinodale Decanale del quale è moderatore.
    • Rita Galimberti, per la Caritas, ha presentato una sintesi sulle problematiche del lavoro e questioni sociali della città.

    La riunione ha cercato di focalizzare l’attenzione sui temi esposti. Il filo conduttore è: ci sono ancora ragioni per sperare e annunciare il Vangelo mentre educhiamo all’affettività, accompagniamo le famiglie, ci prendiamo cura degli anziani e delle problematiche sociali e lavorative?

    Il Consiglio Pastorale nelle prossime sessioni troverà il metodo per lavorare su queste questioni.

    Viene condiviso coi consiglieri l’andamento del gesto “Un dono da condividere” che ha permesso di raccogliere da maggio ad ottobre nelle cinque parrocchie di Desio 3367 kg di generi alimentari e prodotti per l’igiene di cui 2500 kg consegnati alla Posteria.

    Flavia Chillè Panarello

  • Arriva don Silvio

    Arriva don Silvio

    Don Silvio Cazzaniga, dal 1° novembre, presterà il suo servizio ministeriale per tutta la Comunità Pastorale di Desio

    Don Silvio, a sinistra, con alcuni amici a Roma

    Eccomi, sono Don Silvio nato a Seregno parrocchia dell’Addolorata al Lazzaretto nel ‘48. Dopo dieci anni di seminario sono stato diacono a Milano per un anno, poi prete a Cologno Monzese e a Gorgonzola. In seguito ho fatto una bella esperienza in Zambia per 5 anni come fidei donum.

    Tornato in diocesi ho servito l’unità pastorale di Sormano e Caglio come vicario per tre anni poi ho fatto il cappellano nell’Ospedale San Carlo a Milano e a Magenta. Da ultimo ho svolto servizio pastorale come vicario nelle due parrocchie di Robecco sul Naviglio. Al compimento dei 75 anni il Vescovo e il Vicario Episcopale mi hanno chiesto di aiutare la comunità pastorale di Desio, risiedendo nei locali della parrocchia di San Giorgio.

    Voglio essere al servizio della parola e dei sacramenti camminando insieme con voi nella carità fraterna e nella fede vissuta, dialogando e incontrandovi amichevolmente come sacerdote. Cammineremo insieme sulla strada che il Signore e la comunità ci indicheranno come fratelli nella fede del Signore Gesù.

    Don Silvio

  • We want you!

    We want you!

    We want you! Il gruppo presepe della Basilica è in cerca di volontari per la realizzazione del Presepe 2023! Vuoi venire ad aiutarci? Chiedici (se ci conosci) o manda un'email a gruppopresepedesio@gmail.com

    We want you! Il gruppo presepe della Basilica è in cerca di volontari per la realizzazione del Presepe 2023! Vuoi venire ad aiutarci? Chiedici (se ci conosci) o manda un’email a gruppopresepedesio@gmail.com

  • Azione Cattolica: incontro di presentazione del cammino 2023-2024

    Azione Cattolica: incontro di presentazione del cammino 2023-2024

    DOMENICA 5 NOVEMBRE – ore 15.30 – presso il Centro

    Incontro proposto a tutti dall’Azione Cattolica: presentazione del cammino dell’anno, raccolta adesioni, momento di preghiera con don Mauro Barlassina.

  • CHIEDETE PACE PER GERUSALEMME

    CHIEDETE PACE PER GERUSALEMME

    Nel corso della storia, purtroppo, ci sono stagioni dove la pace è realtà e altre dove, invece, è assente o, perlomeno, precaria. Forse non si è mai vissuto un secolo senza guerre, almeno locali.

    Eppure, negli ultimi anni, il grido “Domandate pace per Gerusalemme” (Salmo 122,6) e per il mondo intero, si è fatto sempre più urgente.

    Se è vero che in ogni guerra c’è un aggressore e un aggredito, è altrettanto vero che la pace non si può raggiungere quando il commercio delle armi e gli interessi economico – finanziari hanno preso il posto del dialogo.

    Il più delle volte nasce un interrogativo: e io cosa posso fare? Non abbiamo certo soluzioni da offrire, ma c’è un linguaggio da stemperare perché venga abbandonato, dei sentimenti di rivendicazione da allontanare perché prevalga la ricerca di relazioni sincere e leali, delle informazioni volutamente inneggianti la vendetta da evitare, per non accrescere forme di giustizia sommaria e altrettanto distruttiva della dignità delle persone.

    Questo esercizio di ricerca della pace lo possiamo fare tutti.

    Il Presidente della Conferenza dei Vescovi italiani ha scritto al riguardo un pensiero che si presenta molto concreto e attuabile:

    Pace! E’ quella che chiediamo e che diventa impegno e responsabilità, perché non si chiede pace se nel cuore ci sono sentimenti di odio, di violenza e non si chiede quello che non vogliamo vivere a partire da noi. Tanti ‘artigiani di pace’ aiuteranno gli attuali, troppo pochi, ‘architetti di pace’, cioè chi costruisce ponti e non muri, alleanze e non conflitti. Cerchiamo pace, perché non c’è futuro con la violenza e con la spada”.

    Anche questo cercare pace è andare in tutto il mondo e annunciare la buona notizia che ”Beati sono gli operatori di pace”.

    don Mauro

  • Il pensiero della settimana – I dopo la dedicazione del Duomo di Milano

    Il pensiero della settimana – I dopo la dedicazione del Duomo di Milano

    I dopo la dedicazione del Duomo di Milano

    Chiediamo al Signore di “aprire la nostra mente per comprendere le Scritture, come ha fatto con gli apostoli, “donandoci lo Spirito Santo che il Padre ha promesso“. Senza questo aiuto, la lettura e l’ascolto della Parola è sterile per la nostra vita.

    È lo Spirito Santo che permette a Pietro“ di rendersi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme, a qualunque nazione appartenga“.È lo Spirito Santo che dà la forza a Pietro e a Paolo di annunciare il Vangelo, che è “Cristo crocifisso e risorto”.

    Pietro riassume tutta la vita di Gesù nel mistero centrale che è la Pasqua, di cui gli Apostoli sono testimoni. Paolo, a sua volta, ricorda che “Cristo mi ha mandato ad annunciare il Vangelo, Cristo crocifisso, potenza di Dio e sapienza di Dio“. Questo mandato riguarda non solo gli apostoli ed i discepoli, ma ciascuno di noi: tutti siamo chiamati ad annunciare l’amore del Padre che ci dona il Figlio, l’amore del Figlio che muore per noi, e che con la sua resurrezione ci fa creature nuove mediante il suo Spirito che ci dà la forza di vivere la carica rivoluzionaria del Vangelo.

    Proviamo a chiederci se condividiamo queste verità, se la nostra vita è di persone che credono nell’amore del Padre e vivono la fraternità in Cristo.

    Oggi, giornata missionaria, vogliamo pregare in particolare per i nostri fratelli di fede, che sono in prima linea nell’annuncio del Vangelo.

    La loro presenza sia un richiamo per noi ad essere missionari nel nostro ambiente: aperti a tutti come Pietro, con la gioia e la passione di Paolo.

    don Alberto

  • Bibbia e liturgia: la parola diventa vita vissuta

    Alcune domande a don Alberto che, da venerdi 13 ottobre alle 15.30 presso il Centro, invita tutti agli incontri di catechesi biblica e liturgica.

    Don Alberto, ci spieghi come e quando nasce l’idea di questi incontri?

    Da quando sono qui a Desio, cioè dal 2017, tengo questi incontri settimanali: allora c’erano corsi dell’università del tempo libero e io ho preso il posto di Don Elio Burlon, che era malato. Da qualche anno invece questi incontri sono a cura della nostra Comunità Pastorale come momento di approfondimento sulla Parola di Dio, che per un cristiano è il centro della propria fede.

    Tutti possono partecipare? Chi di solito li frequenta? Servono particolari qualità?

    In questi anni la frequenza è sempre stata buona, circa 20-25 fra pensionati e casalinghe, visto che gli incontri si tengono sempre al venerdi pomeriggio, provenienti da varie zone di Desio. La partecipazione è libera, non serve la laurea o sentirsi un esperto, ma tutti possono scoprire in quel libro, forse poco conosciuto dai cristiani, che è la Bibbia, quel tesoro di cui abbiamo bisogno per orientare la nostra vita e i nostri pensieri. In ogni caso, se ci fossero richieste, potrei rendermi disponibile anche in orario serale.

    Quali sono i temi che vengono trattati e come funziona l’incontro?

    Negli anni scorsi abbiamo trattato vari temi quali il libro dell’Esodo o la storia dei concili, o la visione della donna nella Bibbia. L’anno scorso abbiamo iniziato il libro degli Atti degli Apostoli e nel 2024 arriveremo alla fine del testo. La modalità è semplice. Ognuno porta da casa la Bibbia, si legge un capitolo, io ne faccio la lectio, cioè metto a fuoco i messaggi centrali, le parole chiave, i luoghi; da ultimo pongo alcune domande per capire cosa dice a me quel testo. Segue un dialogo e un confronto libero. Questa parte dura 45 minuti circa e l’ultimo quarto d’ora lo dedichiamo al pensiero liturgico, con la meditazione sulle letture della domenica. Come vedi un metodo semplice e alla portata di tutti.

    Cosa dice a noi cristiani del 2023 un testo come quello degli Atti?

    Descrive la vita della Chiesa dei primi anni del cristianesimo, ma si resta stupiti nel percepire che i problemi o le difficoltà vissute ormai 2000 anni fa siano molto simili a quelli di oggi. Pensiamo ad esempio ai dissidi tra Pietro e Paolo, al dibattito sull’apertura al mondo esterno, all’uso dei beni. Possiamo scoprire che anche i primi cristiani non erano certo dei perfetti, un po’ come noi oggi.
    Mi dà un motivo per cui val la pena partecipare a questi corsi? Oggi un cristiano è chiamato a confrontarsi con un mondo spesso indifferente e a saper dire quali sono le ragioni della propria fede: queste motivazioni si trovano solo nella Parola di Dio e nei Vangeli di Gesù Cristo. Da lì dobbiamo partire.

    Vito Bellofatto

  • IL CRISTIANESIMO È IN ESILIO?

    RICOMINCIAMO DA DIO

    È questo il titolo di una assai recente riflessione, proposta dal primate belga e docente di teologia dogmatica card. J. De Kezel, a proposito dell’essere cristiani in un mondo multiculturale e multireligioso.

    La riflessione nasce proprio dalla domanda: si può essere cristiani in un mondo che non lo è? La risposta è sì. La risposta è affermativa a condizione che il cristiano riconosca e accetti di accogliere, abitare, valorizzare il presente per quello che è, appunto multiculturale e multireligioso. Il cristianesimo “ha smesso di essere una religione culturale e la cultura occidentale ha smesso di essere religiosa”.

    Nonostante una diffusa secolarizzazione, tuttavia, esiste una forte tensione alla spiritualità nell’uomo di oggi, ma sembrerebbe tutto orientato da scelte libere e personali. Se tuttavia si torna al Vangelo, si
    scopre che Gesù sì predicava una verità libera dalla pressione del mondo, ma questo non implicava assolutamente che l’uomo – ciascun essere umano – debba necessariamente abdicare alle responsabilità spirituali verso il mondo. Si riconosce l’esistenza oggi di quella che viene definita
    una irreversibile secolarizzazione, ma al contempo vi è la scommessa (o la sfida) che ancora si
    possano leggere in essa i “segni” dei tempi, unitamente all’entusiasmo di ri-scoprire la promessa
    divina all’interno e attraverso le diverse culture e la cura dell’estraneità. Quello che magari oggi può sembrare al cristiano una tragica perdita della propria fisionomia, non è detto invece che si possa rivelare un nuovo “kairos”, una sorta di riposizionamento soggettivo, relazionale ed ecclesiale, lasciando nella storia un segno di amore e di cura solidale. In altri termini, l’inquietudine e non il possesso della
    cattolicità, in un mondo tanto amato da essere già raggiunto dalla grazia. Questo significa la ricerca di Dio e il dialogo con Lui nella preghiera e nella liturgia, come anche la lode, l’amore fraterno e la solidarietà. Per il cristiano più che una privatizzazione della religione all’interno di una società secolarizzata conta la capacità di raccogliere le grandi sfide attuali: povertà, ingiustizia, violenza e guerra, crisi ecologica e migrazione, ma soprattutto avere coscienza che la Chiesa non coincide con il mondo ma
    semmai vive nel mondo, infinitamente più grande della Chiesa.

    È necessario capire i segni dei tempi e vivere la fede senza pensare di voler ricristianizzare il mondo: la fede non si impone, è opera di Dio. Il cristiano può solo testimoniare. Insomma, una riflessione certamente non facile, ma originale e positiva e ricca di speranza.

    Guido Feltrin

  • Cuori ardenti, piedi in cammino

    Cuori ardenti, piedi in cammino

    Nel mese dedicato alle missioni come ci educhiamo a una visione missionaria universale? Il messaggio di Papa Francesco per la giornata missionaria mondiale (22 ottobre)

    Stiamo vivendo ancora una volta il mese di ottobre, come cammino di animazione missionaria e di sensibilizzazione delle nostre comunità cristiane a partecipare e farsi carico della missione universale della Chiesa. La Chiesa, già da un secolo, ha adottato uno strumento pastorale che renda possibile la partecipazione di tutte le comunità e di tutti i credenti alla missione universale: si tratta delle Pontificie Opere Missionarie (POM), attraverso le quali si intende creare tra tutti i cristiani del mondo uno spirito di fraternità universale nella preghiera e nella solidarietà, specialmente verso le Chiese più giovani e bisognose di sostegno. Ce lo ha raccomandato il Concilio Vaticano II nel quale le POM sono raccomandate «sia per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario, sia per favorire una adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni e secondo le necessità di ciascuna».

    Il mese missionario trova dunque il suo apice nella celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale che ricorre il 22 ottobre prossimo. In quella giornata ogni comunità cristiana si unisce spiritualmente a tutti i missionari inviati nel mondo ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini e, attraverso la raccolta di offerte a favore delle POM, ogni parrocchia e ogni comunità che celebra l’Eucarestia, contribuisce al sostegno di tutti i missionari sparsi nel mondo e di tutte le comunità più povere di mezzi, quelle che vivono in situazioni di assoluta minoranza e quelle che soffrono controversie e persecuzioni.

    Nel suo messaggio di quest’anno per questa giornata Papa Francesco ha scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus: «Cuori ardenti, piedi in cammino». Attraverso l’esperienza di questi due discepoli che, nell’incontro con Cristo risorto, si trasformano in attivi missionari, Francesco richiama prima di tutto il valore della Parola di Dio per la vita dei battezzati: «La conoscenza della Scrittura è importante per la vita del cristiano, e ancora di più per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo». «Gesù infatti è la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il cuore».

    In un secondo passaggio del suo messaggio il Papa ci sottolinea l’importanza dell’Eucarestia:
    «Occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario. Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico che è Cristo stesso è l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa».

    Infine il Papa ci ricorda l’importanza del mantenere viva la missione con l’impegno di ciascuno e con la preghiera per le vocazioni missionarie: «L’immagine dei “piedi in cammino” ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes, la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra».

    don Giuseppe Pizzoli,
    direttore Fondazione Missio