Nel corso della storia, purtroppo, ci sono stagioni dove la pace è realtà e altre dove, invece, è assente o, perlomeno, precaria. Forse non si è mai vissuto un secolo senza guerre, almeno locali.
Eppure, negli ultimi anni, il grido “Domandate pace per Gerusalemme” (Salmo 122,6) e per il mondo intero, si è fatto sempre più urgente.
Se è vero che in ogni guerra c’è un aggressore e un aggredito, è altrettanto vero che la pace non si può raggiungere quando il commercio delle armi e gli interessi economico – finanziari hanno preso il posto del dialogo.
Il più delle volte nasce un interrogativo: e io cosa posso fare? Non abbiamo certo soluzioni da offrire, ma c’è un linguaggio da stemperare perché venga abbandonato, dei sentimenti di rivendicazione da allontanare perché prevalga la ricerca di relazioni sincere e leali, delle informazioni volutamente inneggianti la vendetta da evitare, per non accrescere forme di giustizia sommaria e altrettanto distruttiva della dignità delle persone.
Questo esercizio di ricerca della pace lo possiamo fare tutti.
Il Presidente della Conferenza dei Vescovi italiani ha scritto al riguardo un pensiero che si presenta molto concreto e attuabile:
Pace! E’ quella che chiediamo e che diventa impegno e responsabilità, perché non si chiede pace se nel cuore ci sono sentimenti di odio, di violenza e non si chiede quello che non vogliamo vivere a partire da noi. Tanti ‘artigiani di pace’ aiuteranno gli attuali, troppo pochi, ‘architetti di pace’, cioè chi costruisce ponti e non muri, alleanze e non conflitti. Cerchiamo pace, perché non c’è futuro con la violenza e con la spada”.
Anche questo cercare pace è andare in tutto il mondo e annunciare la buona notizia che ”Beati sono gli operatori di pace”.
don Mauro