Restiamo umani

Proponiamo uno stralcio del secondo messaggio che il desiano Andrea Bona, medico di Emegency, ha inviato da Gaza in occasione del presidio per la pace di domenica sera 1 giugno e ascoltato in piazza Conciliazione dai numerosi intervenuti.

«Due settimane fa, in occasione della marcia della pace, ci siamo riuniti in piazza a Desio per ribadire il nostro NO alla guerra, il nostro diritto a vivere in un mondo di pace. Consentitemi di usare il plurale, perchè vedendo le immagini delle vie del centro di Desio colorate con l’arcobaleno delle bandiere della pace anch’io mi sono sentito parte di quella manifestazione. In quell’occasione ci siamo guardati l’un l’altro e ci siamo promessi che avremmo continuato ad opporci tutti insieme alla deriva guerrafondaia del mondo di oggi. Ci siamo promessi impegno, aiuto reciproco, ci siamo promessi di non lasciarci soli, inermi di fronte alla violenza dei conflitti che a Gaza come in tutte le altre parti del mondo, continuano a fare vittime innocenti».

Nel primo messaggio inviato in occasione della marcia della pace del 17 maggio, il dottor Bona aveva spiegato: «Sono entrato a Gaza il 17 aprile scorso. I primi 100 metri nella Striscia mi hanno mostrato immediatamente quello di cui sarei stato testimone ogni giorno: una devastazione che è difficile rendere a parole. La quasi totalità degli edifici è distrutta o severamente danneggiata. Fra le macerie si muove una popolazione di sfollati inermi allo stremo delle forze, che cerca di sopravvivere ad una guerra che dura da quasi 600 giorni e ad un assedio che dura ormai da oltre 70. Mentre le bombe cadono continuamente contro case, scuole, ospedali, campi profughi e i droni ronzano nel cielo 24 ore al giorno, il blocco all’ingresso degli aiuti rende l’accesso a cibo, acqua e medicine sempre più difficile».
Domenica ha ribadito: «La piazza di oggi deve continuare a spronarci, deve rinnovare la promessa reciproca che ci siamo fatti due settimane fa. In questi 15 giorni a Gaza centinaia di persone innocenti sono morte sotto le bombe, centinaia di migliaia di palestinesi sono stati cacciati dalle loro case che successivamente sono state distrutte dall’artiglieria. Migliaia di bambini hanno continuato a patire la fame e ad ammalarsi per le condizioni terribili in cui sono costretti a vivere. Emergency non si è fermata. La clinica, pur non ricevendo alcun farmaco aggiuntivo, ha continuato a curare gratuitamente uomini, donne e bambini vittime di questo massacro. I nostri colleghi gazawi non si sono fermati. Ogni giorno, puntuali, hanno lavorato, nonostante le esplosioni di sottofondo, nonostante anche loro sono vittime della guerra e dell’assedio. Se loro, sfollati, senza acqua corrente e senza cibo, trovano la forza di resistere alla guerra, il nostro compito non può che essere quello di resistere al loro fianco restando in piazza e pretendendo dai nostri governi le azioni umanitarie necessarie per fermare questa guerra senza senso»

Condividi questo articolo

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *