Il brano del Vangelo è preso ancora dal Testamento spirituale di Gesù. Ha come tema l’amore, lo stesso argomento dell’Inno della Carità della Lettera ai Corinzi.
Nel Vangelo si parla di un comandamento nuovo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Gesù, prima di raccomandare di amare i lontani, invita i suoi discepoli ad amarsi a vicenda, come già fece nell’Ultima Cena, dopo la lavanda dei piedi. I primi cristiani hanno recepito la volontà di Gesù e gli Atti degli Apostoli riportano questo clima fraterno che dava grande forza alla predicazione degli Apostoli.
Nella seconda lettura, Paolo ricorda che la capacità di amare è un carisma, cioè un dono da chiedere al Signore e da accogliere.
L’Inno alla Carità non è una serie di precetti, ma racconta l’amore di Dio che si è rivelato in Gesù e che ci viene donato mediante lo Spirito Santo.
Siamo convinti che la Carità è un dono da chiedere ed accogliere prima ancora di farla? Quante volte l’abbiamo chiesta al Signore, in particolare invocando lo Spirito Santo e celebrando l’Eucarestia?
Proviamo, poi, a meditare sulle caratteristiche di questo dono e ad esaminare se il nostro modo di amare è riflesso o scandalo di quell’amore.
Infine, proviamo a guardare la nostra Parrocchia, il nostro modo di vivere i rapporti tra noi: assomigliamo alla prima comunità in cui “i credenti avevano un cuore solo e un’anima sola“ o a quella di Corinto, con divisioni, contrasti, sensi di appartenenza che rompono la comunione
Qualunque sia la risposta a questi interrogativi, non dobbiamo scoraggiarci: il Signore risorto è sempre con noi, si dona totalmente a noi e ci rende capaci “di amarci come lui ci ha amato“. Sia così per noi e per la nostra comunità.
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