Domenica IIIª di Pasqua

Il brano di Vangelo precede l’accesa discussione tra Gesù e gli scribi e farisei, in cui Gesù li accusa di essere bugiardi e schiavi ed essi reagiscono definendolo samaritano ed indemoniato.
Gesù proclama “Io sono la luce“, cioè colui che può dare senso alla vita, alla storia. Gli avversari chiedono qualche prova e Gesù rivela che è il Padre (che egli è venuto a rivelare al mondo) che accerta quanto lui dice. Ma i farisei, con ironia, chiedono “dov’è tuo Padre?”.

Gesù svela il volto di Dio, ma essi non l’accettano perché ciò non rientra nei loro schemi. C’è chiusura totale.

Questi testi ci insegnano che non dobbiamo meravigliarci che la Chiesa faccia fatica ad annunciare il Vangelo e che tanti non la accettino, anzi la ostacolino.

Dobbiamo chiederci il motivo di questo rifiuto: se è dovuto al fatto che la Chiesa difende il valore della persona al di là di tutte le etichette sociali o di razza; o perché proclama la sacralità della vita dall’inizio alla fine; o perché difende l’istituto naturale della famiglia; o perché ha un’attenzione particolare ai poveri, richiamando verso loro l’attenzione delle istituzioni; o perché ricorda a chi governa l’economia il diritto primario di ogni uomo ad un lavoro onesto e retribuito.
La Chiesa non deve meravigliarsi o scoraggiarsi se è rifiutata. Ci sono ancora oggi martiri che spendono la vita in difesa del Vangelo.

Se, invece, il rifiuto della Chiesa dipende dal fatto che chi si dice cristiano non vive secondo il Vangelo, anzi è di scandalo, allora gli uomini di Chiesa con umiltà riconoscano gli errori, riparino i danni compiuti e si convertano al Vangelo.
Lo Spirito Santo ci aiuti in questo lavoro di discernimento e di conversione, cosicché la Chiesa possa continuare ad essere segno vivente di Gesù risorto nel mondo.

Condividi questo articolo

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *