Carissimi, nel Vangelo di oggi Gesù si presenta come il Pane della vita: dovremmo leggerlo mettendoci nei panni degli ascoltatori di Gesù, così da provare lo stesso stupore e un po’ di ribellione istintiva.
Conosciamo il contesto: ci troviamo dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani. Le folle seguono Gesù, lo vogliono fare re, gli chiedono di sfamarle come nel deserto. Gesù, proprio partendo da questo bisogno materiale, le porta a prendere coscienza di un bisogno più profondo, quello del “Pane di vita”, e descrive di se stesso come il pane che stanno ricercando, l’unico che può sfamare il loro cuore.
Per evitare che i suoi uditori lo interpretassero in modo metaforico o simbolico, dichiara: “Io sono il pane della vita, il pane che discende dal cielo perché chi ne mangia non muoia“.
È comprensibile, quindi, la reazione di sbigottimento e anche di rifiuto: solo nell’Ultima Cena, ricordata da Paolo nella seconda Lettura, Gesù dimostrerà il senso di quelle parole, facendosi cibo per i suoi discepoli.
Noi crediamo che Cristo Gesù è presente nell’Eucarestia in modo misterioso, ma reale. Da qui deve scaturire il rispetto, il raccoglimento e l’adorazione. È per questo che la Chiesa esige la purezza di cuore per la Comunione.
L’Eucarestia è il pane di vita, non è un cibo di lusso o una torta per le grandi occasioni, ma è il pane, la cosa più semplice e quotidiana, la condizione per avere la vita di Gesù e la forza di vivere il Vangelo.
È un pane che dà la vita eterna che inizia in questa vita e che si realizza pienamente in Paradiso.