L’esperienza della preghiera non è sempre così facile. Ognuno di noi sperimenta situazioni di vita dove la preghiera è affaticata, non cercata o addirittura temuta.
E’ ancora il racconto evangelico dell’annuncio dell’Angelo a Maria a orientare la nostra preghiera nei tempi di fatica e timore. Nel Vangelo di Luca, capitolo 1 versetto 30, ascoltiamo:
“L’Angelo le disse: <non temere Maria, perché hai trovato Grazia presso Dio>”
Da quale paura è attraversata la preghiera di Maria di Nazareth e da quale paura può essere attraversata la nostra preghiera?
Offro qualche spunto che, per ragioni di chiarezza, sintetizzo in questi passaggi:
- Avere paura non è mancanza di fede e di fiducia. Avere paura è reagire di fronte a situazioni di pericolo o di complessità.
- Nel contesto del dialogo tra l’Angelo e la Vergine risuona l’invito a “non avere paura”, e cioè a non soffermarsi sulle emozioni provocate da un annuncio inatteso, ma a cogliere che, quanto Dio le sta chiedendo, è la realizzazione di un desiderio reale: l’esperienza di un Dio che non ci illude, né inganna ma ci cerca fino a mettere in campo la più decisiva delle scelte possibili che è quella di incarnarsi, di rendersi sperimentabile e incontrabile.
- Nell’esperienza di preghiera che fa Maria di Nazareth ci si accorge che, pregando, la libertà di Dio e quella dell’uomo si cercano reciprocamente per incontrarsi. E l’incontro è il dono della Grazia da parte di Dio e del riconoscimento del dono da parte nostra.
Acutamente P. Pasolini afferma:
“domanda e offerta si incontrano nelle preghiere quando il dialogo si muove al livello del grazie, cioè nello spazio delle cose libere e gratuite. Scoprire e afferrare la Grazia, mentre stiamo pregando, vuol dire scegliere Dio per quello che è realmente: un meraviglioso Artista in grado di fare della nostra vita un capolavoro d’Amore”.
- Mentre prega la Vergine di Nazareth intuisce e comprende che la questione decisiva della vita è permettere a Dio di arrivare a fare di lei uno strumento che, liberamente si possa a sua volta donare per il bene, la gioia, la felicità di tanti.
Si può concludere questo ulteriore passo nell’introduzione alla preghiera riconoscendo che “anche il nostro pregare cresce nella misura in cui riusciamo ad andare oltre la paura di accogliere quello che Dio, il Padre, vuole da noi”.
Il suggerimento di questa settimana è allora quello di pregare personalmente e comunitariamente interrogando e approfondendo ciò che maggiormente ci tocca in questo periodo.
Solo così possiamo avviare un dialogo con Dio parlando a Lui, ma anche permettendo a Lui di parlarci …
Parla, Signore, il tuo figlio è in ascolto!