A Milano il 7 dicembre si celebra il ricordo di Sant’Ambrogio, che non si sarebbe mai immaginato di diventare santo.
Si racconta che sia stato il grido di un bambino a proporlo vescovo. La storia di Sant’Ambrogio non può essere narrata con precisione, troppi anni sono trascorsi dal 374 quando si ritrovò, lui, tedesco di nascita, da quattro anni governatore di una fetta di Impero Romano (all’incirca mezza Italia del nord di oggi) in una chiesa milanese a fare da paciere e da mediatore tra presbiteri e laici, cattolici e ariani, riuniti con non pochi contrasti per eleggere il nuovo vescovo. Ambrogio non era neppure battezzato.
Era stimato ed amato perchè governava con saggezza ed imparzialità. Il grido del bimbo, stando al racconto, venne ripreso da tutti i presenti, come fosse stato ispirato dall’alto: ‘Ambrogio vescovo’. Venne battezzato e consacrato il 7 dicembre 374.
Non tradì le aspettative, segno che la scelta era stata davvero suggerita dallo Spirito. Donò le sue ricchezze ai poveri, si dedicò allo studio della Scrittura e alla preghiera, incontrò la gente, tutti potevano bussare alla sua porta ed essere ricevuti, ascoltati, difesi dalle prepotenze. Favorì numerose conversioni, difese la fede cattolica contro l’eresia ariana.
Morì il 4 aprile 397. Per i suoi molteplici scritti teologici è uno dei quattro grandi dottori della Chiesa occidentale, con Gerolamo, Agostino e Gregorio Magno. Insieme, dal 1929, si possono incontrare anche nella nostra basilica, alzando gli occhi all’interno della cupola: sotto i santi Siro e Materno nella gloria del paradiso e (nei pennacchi) gli evangelisti, Amedeo Butti ha realizzato proprio gli stucchi dei quattro dottori della Chiesa. Il tempio che più di ogni altri tiene viva la memoria di sant’Ambrogio è l’omonima basilica a Milano, edificata nel 386 per volere del copatrono della diocesi, nella quale ogni anno, il 7 dicembre, l’arcivescovo celebra la messa per il suo santo predecessore e rivolge il discorso alla città. Si inaugura la stagione al teatro della Scala e si apre la fiera dei Oh bej, Oh bej. Con attenzione, però: ‘A Sant’Ambroeus ‘l frecc al coeus’.
Egidio Farina
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.