Autore: don Alberto Barlassina

  • Il pensiero della settimana – IV domenica dopo il Martirio di San Giovanni

    Il pensiero della settimana – IV domenica dopo il Martirio di San Giovanni

    Carissimi, nel Vangelo di oggi Gesù si presenta come il Pane della vita: dovremmo leggerlo mettendoci nei panni degli ascoltatori di Gesù, così da provare lo stesso stupore e  un po’ di ribellione istintiva.

    Conosciamo il contesto: ci troviamo dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani. Le folle seguono Gesù, lo vogliono fare re, gli chiedono di sfamarle come nel deserto. Gesù, proprio partendo da questo bisogno materiale, le porta a prendere coscienza di un bisogno più profondo, quello del “Pane di vita”, e descrive di se stesso come il pane che stanno ricercando, l’unico che può sfamare il loro cuore.

    Per evitare che i suoi uditori lo interpretassero in modo metaforico o simbolico, dichiara: “Io sono il pane della vita, il pane che discende dal cielo perché chi ne mangia non muoia“.

    È comprensibile, quindi, la reazione di sbigottimento e anche di rifiuto: solo nell’Ultima Cena, ricordata da Paolo nella seconda Lettura, Gesù dimostrerà il senso di quelle parole, facendosi cibo per i suoi discepoli.

    Noi crediamo che Cristo Gesù è presente nell’Eucarestia in modo misterioso, ma reale. Da qui deve scaturire il rispetto, il raccoglimento e l’adorazione. È per questo che la Chiesa esige la purezza di cuore per la Comunione.

    L’Eucarestia è il pane di vita, non è un cibo di lusso o una torta per le grandi occasioni, ma è il pane, la cosa più semplice e quotidiana, la condizione per avere la vita di Gesù e la forza di vivere il Vangelo.

    È un pane che dà la vita eterna che inizia in questa vita e che si realizza pienamente in Paradiso.

  • Il pensiero della settimana – III domenica dopo il Martirio di San Giovanni

    Il pensiero della settimana – III domenica dopo il Martirio di San Giovanni

    Il brano del Vangelo di oggi ha come pro­ta­go­nisti Gesù e Nicodemo che è un fa­ri­seo, membro del Sinedrio, uomo di cultura.

    Nicodemo invita ed in­con­tra Gesù “di notte“. I motivi di questa scelta pos­­so­no es­sere i più di­versi: per non per­dere la reputazione, per avere un tempo più disteso per il dia­logo. Forse Gio­vanni vede nelle tenebre della not­te l’animo di quest’uomo: è colpito dalla persona di Gesù, lo loda per quanto dice e per quanto fa, ma non ha an­co­ra la luce del­la fede: non riesce a ca­pi­re il dis­cor­so di Gesù, anche se non lo rifiuta.
    La sua riscoperta di Gesù maturerà lungo la vita e sfo­cia solo dopo la morte di Gesù, quando sarà dis­pos­to a tutto per Lui. È one­sta­men­te in ricerca, vuol usci­re dalle tenebre. Gesù lo aiuta in questo sfor­zo, ri­cor­dan­do­gli che è ne­ces­sa­rio ri­na­sce­re, cam­biare modo di ve­de­re, di pensare e di vivere: tutto questo, ricorda Gesù, è dono dello Spirito.

    Sono brani che ci chie­do­no se come Nicodemo sia­mo per­sone sempre in ricerca o se, invece, dia­mo tutto per scontato o peg­gio se siamo scoraggiati dalle tenebre. Siamo con­vinti che l’essere cristiani non consiste nel fare qual­che gesto par­ti­co­lare ma, invece, nel­l’ac­co­glie­re in noi una vita nuova che toc­ca ogni sen­ti­mento ed ogni situazione?

    Chie­diamo insieme al Signore di essere una co­mu­nità aperta al dono del­lo Spirito, sempre più con­sa­pe­vole dell’amore di Dio per ciascuno di noi, capaci di con­dividere questo amo­re con i fratelli che il signore ci fa incontrare.

  • Il pensiero della settimana – II domenica dopo il Martirio di San Giovanni

    Il pensiero della settimana – II domenica dopo il Martirio di San Giovanni

    Il brano di Vangelo di oggi racconta la guarigione da parte di Gesù di un uomo paralizzato e i nemici di Gesù invece che  lodare Dio per la guarigione avvenuta, accusano Gesù di aver peccato perché ha operato questa guarigione di sabato, infrangendo il riposo festivo.

    Il racconto è un richiamo ad avere un cuore libero e disponibile, nel dialogo con Dio e con gli altri. Gesù parla con tutti, ma quelli che lo ascoltano sono i poveri, i peccatori, gli ultimi: gli altri, che credono di possedere già la verità, sono chiusi.

    Anche oggi il Signore ci parla attraverso le Scritture ma è anche necessario, per capire la sua Parola, di essere umili, poveri, semplici. Quante volte, quando la Chiesa parla siamo abili o selezionare quanto dice, accettandola solo quando ha le nostre idee. Quante volte il nostro impegno non è tanto quello di ascoltare, ma di preparare la risposta in modo che l’ultima parola sia la nostra: non c’è disponibilità, apertura, umiltà.

    Gesù non si limita a dire di essere Figlio di Dio, lo dimostra; non si limita ad annunciare il Vangelo, lo vive per primo; non si limita a predicare la misericordia del Signore, ma sta volentieri con i peccatori, non si limita a predicare la povertà di spirito, ma per primo vive da povero.

    Paolo VI diceva che il mondo di oggi ha bisogno più di testimoni che di maestri e accetta uno come maestro,  perché è testimone.

    Chiediamo al Signore, che il nostro cuore sia umile, semplice, disponibile all’ascolto e che ci dia la forza di essere testimoni.

  • Il pensiero della settimana – VII domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – VII domenica dopo Pentecoste

    La Liturgia oggi ci pre­sen­ta Gio­suè, il suc­cessore di Mo­sè che introdusse il po­po­lo eletto nella Terra promessa. Non è stata un’impresa facile: ha dovuto com­battere i nemici, a Gabaon, dove per poter vin­cere pienamente, chiese al sole di fermarsi perché si prolungasse la giornata. Una pa­gina che, purtroppo, a chi non sapeva leggere bene la Bibbia, nel suo senso vero, ha dato uno dei motivi di con­dannare Galileo che ricordava che non è il sole che si muove, ma la terra.

    Ha dovuto inoltre mettere in guardia il popolo dalla ten­tazione dei culti pagani e, a Sichem, in un’as­sem­blea popolare, Giosuè chie­de al­la gente di fare pub­bli­ca­men­te una scelta o con Dio o con gli dei pagani, pro­cla­man­do da parte sua la scel­ta di fedeltà a Dio.

    Ora Giosuè è immagine di Gesù.

    Anche Gesù chiede di fare delle scelte: non lascia in­dif­ferenti: scelte che com­por­tano la Croce. Gesù la pre­ve­de e prean­nun­cia tri­bo­la­zioni e per­se­cuzioni, ma non dob­biamo sco­rag­giarci perché il Signore con noi.

    Il filo che lega le Letture mi pa­re proprio un invito alla speranza. Proviamo a chie­der­ci, ripensando a Giosuè e a Gesù: abbiamo il de­si­de­rio della Terra Promessa, del­la vita eterna, cioè di una comunione profonda e intima con il Signore? La nostra vita ha come guida Gesù o abbiamo tanti idoli? Quali in particolare sono in contrasto con il Vangelo: soldi, successo, orgoglio, pigrizia? Abbiamo fiducia nel Signore che ci dà forza di vincere contro tutte le tentazioni e gli  insuccessi?

    Chiediamo al Signore di accompagnarci nel cammino della nostra vita, donandoci forza e luce.

  • Il pensiero della settimana – VI domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – VI domenica dopo Pentecoste

    In questa domenica la Liturgia ci fa riflettere su Mosè , la guida del popolo eletto, dall’Egitto alla Terra promessa.

    Nel  Vangelo di oggi, innanzitutto, Gesù ricorda che Dio è un mistero: “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Gesù rivela  Dio   entrando nella storia e ce lo presenta come un  Dio attento all’uomo “stanco e oppresso” che si china sull’uomo  per liberarlo dalla schiavitù; che rende più leggero il peso della vita perché lo porta con noi; mite e umile di cuore  ci fa sentire  a nostro agio nei suoi confronti: Dio è l’Abbà – il Papà.

    Il momento culminante di questa rivelazione di Dio in Gesù, ricorda Paolo, è sulla Croce in cui si rivela l’amore folle di Dio per noi.

    Per questo Giovanni, nella sua Lettera, cercando una definizione di Dio, non potrà che dire che “Dio é amore”.

    Dio è sempre un mistero indefinibile…. d’amore.

    Proviamo ad interrogarci serenamente e seriamente pensando a Mosè e a Gesù. Quando penso a Dio, mi ricordo che è un mistero di amore di cui posso balbettare  qualche cosa  ma che non conosco mai pienamente?

    Il Dio in cui credo è un essere astratto, ò un Dio dentro la storia che conosco attraverso la Creazione, la storia del Popolo eletto e della Chiesa, la mia storia?

    Mi sento anch’io mandato ad annunciare agli altri questo amore, a collaborare per un mondo più giusto, più fraterno? Chiediamo a Gesù di sentirlo nella nostra vita, sostegno e conforto, di accoglierlo e di condividerlo sempre.

  • Il pensiero della settimana – V domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – V domenica dopo Pentecoste

    Domenica scorsa siamo stati invitati a riflettere sul mistero del peccato, del rifiuto della salvezza. Questa domenica ci presenta Abramo,  il capostipite del Popolo eletto e ce lo presenta come modello di uomo di fede.

    Fede che è anche il tema del Vangelo in cui Gesù si presenta come la luce del mondo che si può accogliere o rifiutare. Sappiamo che questo è uno dei temi ricorrenti nel Vangelo di Giovanni: già all’inizio, nel Prologo, Gesù viene presentato come “luce che brilla nelle tenebre e le tenebre non l’hanno accolto”.

    Anche in questo brano è ribadita l’immagine di Gesù luce nel mondo e le diverse reazioni.

    C’è chi lo rifiuta, non vuol  neppure vedere le continue prove della sua Persona.

    C’è chi lo accetta, ma non si espone, non vuole la scomunica della Sinagoga.

    C’è chi crede e questo è dono dello Spirito.

    Sono situazioni che si ripetono anche oggi, magari nelle stessa persona che, di volta in volta, lo rifiuta, o apertamente negandone la divinità, riducendolo a un predicatore della pace, della fraternità universale o concretamente: credo ma ho una mia morale, dei miei valori. La fede è qualcosa di intimo che non sconvolge la nostra vita, che non ha molto da dire alla vita sociale, politica. Ma ci sono tanti che credono in Dio e testimoniano la loro fede.

    Dovremmo esaminarci e vedere quali sono gli atteggiamenti che più ricorrono nella nostra vita. Dobbiamo sempre  ricordarci che la fede è un dono da chiedere nella preghiera, da accogliere nel cuore e da testimoniare nella vita.

    “Signore aumenta la nostra fede!”

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – IV domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – IV domenica dopo Pentecoste

    La parabola del Vangelo di oggi è una lettura della Storia della salvezza: la chiamata è per il popolo ebreo, ma a questo segno di elezione si risponde con indifferenza e rifiuto; a questo punto c’è il castigo e la chiamata di tutti gli uomini, anche dei pagani.

    Nella parabola si sottolinea l’amore gratuito di Dio che chiama ogni uomo a partecipare alla sua gioia. Il banchetto, è segno della predilezione di Dio che vuole condividere con noi la sua mensa: un banchetto che è  già in atto (il Regno di Dio è nel mondo).

    C’è chi rifiuta l’invito perché non è disposto a mutare il centro di interesse della propria vita. Gli invitati vanno ai propri campi, ai propri affari, anzi qualcuno insulta ed uccide i servi. Non c’è spazio per una gioia donata, immersi nelle nostre piccole soddisfazioni quotidiane: l’amore del Signore è qualcosa che non interessa, tantomeno il pensare alla sua fase finale, al Paradiso.

    C’è chi, invece, l’accetta, ma non capisce il significato, non vuole indossare l’abito nuziale. L’amore del Signore è qualcosa che rinnova e, se accettiamo questo amore, “la veste” della nostra vita deve cambiare.

    Per questo ha voluto che ci fosse un Banchetto, segno e anticipo di quel banchetto, ed è quello eucaristico, la S. Messa.

    A questo Banchetto siamo chiamati dal Padre, in particolare alla domenica. Il Signore non si stanca e continua a chiamarci: vuole che siamo partecipi della sua gioia e si fa cibo per noi.

    Chiediamo al Signore di sapere  vivere con fede questo momento, in particolare ogni domenica, nell’attesa di poter partecipare, alla fine, al Banchetto celeste.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Pentecoste

    Il pensiero della settimana – Pentecoste

    L’Anno liturgico è un lungo cammino in cui  riviviamo il mistero della salvezza, quanto Dio ha fatto a continua a fare per noi, in Gesù Cristo, mediante la sua Chiesa.

    In questo cammino la Pentecoste è certamente una tappa fondamentale. Se non ci fosse lo Spirito Santo, la Chiesa sarebbe un organismo destinato a perire per il peccato delle sue membra: se dopo 2000 anni la Chiesa è viva, è perché lo Spirito Santo è in essa.

    Le fiammelle richiamano la luce e noi abbiamo bisogno tutti a sempre di questa luce. Un dono da chiedere continuamente è quello del discernimento, della luce dello Spirito per la nostra vita personale e per le grandi scelte che la nostra società è chiamata a compiere.

    Un secondo dono da chiedere è la forza, rappresentata dal “vento gagliardo”: non basta sapere, capire, ma bisogna attuare il disegno di Dio.

    Gli apostoli hanno dovuto affrontare un mondo a loro ostile o indifferente. Anche oggi i cristiani vivono un momento storico delicato sia perché si avvicinano ad essere minoranza sia per la presenza sempre più massiccia di altre religioni o forme di pensiero che tendono ad annullare la vera fede.

    La Pentecoste ci ricorda che la forza del Cristianesimo non sta nel numero ma nella presenza dello Spirito Santo. Il terzo dono da chiedere è sicuramente quello dell’unità. Nel brano degli Atti vengono ricordati ben 16 paesi diversi per razza e cultura che capiscono l’annuncio degli Apostoli.

    Gesù ha voluto l’unità come segno distintivo della sua Chiesa. È un dono da chiedere ed accogliere continuamente.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Ascensione

    Il pensiero della settimana – Ascensione

    Carissimi, oggi è la festa dell’Ascensione: Gesù che sale glorioso al cielo, riconosciuto  Signore del cielo e della terra.

    Di solito quando parte una persona cara, c’è malinconia, tristezza, ma nel Vangelo si sottolineano la serenità e la gioia. L’Ascensione non è la partenza di Gesù, ma la sua glorificazione, cioè la proclamazione che Gesù, Uomo-Dio, è eguale in dignità e potenza a Dio Padre. Le espressioni “fu elevato in alto, una nube lo sottrasse ai loro occhi, veniva portato in cielo“ sono espressioni bibliche per dire che Gesù con la sua risurrezione è vicino e uguale al Padre e, quindi, come il Padre è eterno, onnipotente, onnisciente è anche onnipresente, non solo come Dio, ma anche come uomo. Proprio per l’Ascensione, Gesù di Nazareth è qui come in ogni parte del mondo.

    Salendo in Cielo ha portato con sé la nostra Umanità, è andato avanti a prepararci un posto. L’Ascensione è la giornata più bella in cui pensare ai nostri cari che ci hanno lasciato, con nostalgia, perché lì incontreremo di nuovo, con il Signore.

    Ma c’è una frase degli Atti degli Apostoli che ci deve far riflettere: “Quel Gesù di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo“.

    E i discepoli ritornano a Gerusalemme nell’attesa” di ricevere la forza dello Spirito Santo.
    Dobbiamo andare nel mondo a comunicare la gioia di “Dio con noi“, con l’ottimismo, la speranza che è un tema costante in questo periodo pasquale: essere gente che sa lottare, impegnarsi perché sa che il Signore, anche se non si vede, è con noi.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Domenica II di Pasqua

    Il pensiero della settimana – Domenica II di Pasqua

    Carissimi, dovremmo tutti trovare un momento per riascoltare nel nostro cuore la Parola di Dio, luce e forza nella vita.

    Nel brano sorge il “giorno del Signore” cristiano che è il ”primo giorno dopo il sabato “. Anche se la prima Comunità celebrava con gli altri ebrei il riposo il giorno di Sabato, nella coscienza dei discepoli di Gesù diventa sempre più importante il giorno della Risurrezione, cioè la domenica.

    I cristiani, come i primi discepoli, si trovano insieme in questo giorno per incontrarsi con Gesù risorto, per ascoltare la sua parola, per nutrirsi di Lui e così avere la forza di testimoniarlo.

    Per noi cristiani la domenica è la Pasqua settimanale in cui riviviamo lo “spezzare il pane”, l’Ultima Cena, la Passione e la Risurrezione di Gesù. La S. Messa è il centro di questa giornata che deve essere di gioia e di fraternità.

    Gli Apostoli senza Gesù hanno paura (le porte del Cenacolo erano chiuse) mentre, quando riconoscono Gesù diventano felici: ci pare di essere fuori dal mondo, eppure non ci dobbiamo scoraggiare perché Il Signore è risorto, è con noi, ci sostiene.

    Gesù continua la sua opera di salvezza attraverso gli uomini. Egli dà il potere di rimettere i peccati: dona il suo Spirito agli Apostoli perché possano continuare a dare il suo perdono.

    Gesù sapeva che questo non era facile credere alla risurrezione e proclama: “beati quelli che, senza aver visto, crederanno”: tra questi ci siamo anche noi.

    Chiediamo al Signore “accresci la nostra fede” e fà che la nostra vita sia testimonianza concreta del Vangelo in cui crediamo.

    don Alberto