Autore: basilica

  • Edoardo Mauri ordinato Diacono

    Edoardo Mauri ordinato Diacono

    Sabato 30 settembre, nel Duomo di Milano, i 16 candidati al diaconato e al presbiterato hanno ricevuto, per le mani dell’Arcivescovo, Mons. Mario Delpini, l’ordinazione diaconale. Tra questi il nostro concittadino Edoardo Mauri che ci ha inviato questo messaggio

    Carissimi amici di Desio, sembra ieri che vi scrivevo per il mio ingresso in seminario e invece eccomi qua
    per condividere con voi la gioia della mia ordinazione diaconale. Infatti, sabato l’Arcivescovo di Milano, Mons. Delpini mi ha ordinato diacono insieme ad altri 15 miei compagni. Di fatto col diaconato dico il mio “Sì” definitivo al Signore, alla Sua Chiesa per donarmi tutto a Lui. Ho promesso per sempre la mia dedizione a Dio, nella preghiera, nell’obbedienza e nel celibato.

    Sono giunto all’ordinazione con l’animo sereno e grato per quanto vissuto in questi 5 anni di seminario, in cui ho sperimentato ogni giorno quanto sia grande e vero il centuplo promesso da Gesù per chi si mette alla sua sequela.

    Sono soprattutto grato per i tantissimi incontri fatti nelle parrocchie in cui sono stato, ma soprattutto ai Desiani che tanto hanno pregato per me e mi hanno sostenuto in questo cammino. Il diaconato è una tappa fondamentale per diventare sacerdote perché la sua essenza è il servizio, il rendersi sempre disponibili per gli altri perché il Signore possa toccare tutti attraverso la sua parola. Uno potrebbe chiedersi: ma cosa fa il diacono? Chi è il diacono? Il diacono è un ministro consacrato il cui compito principale è la predicazione del vangelo, ma non solo. Egli è segno di benedizione per la gente che incontra, perché il diacono può benedire, unire in matrimonio due persone, battezzare e portare l’Eucaristia ai malati. È chiaro che con l’ordinazione diaconale vivrò un bel cambio nella mia vita, non solo per l’appellativo di “don”, ma evidentemente crescono le responsabilità, le gioie, le aspettative date da quel “Sì, lo voglio” definitivo. Trascorrerò i prossimi mesi come diacono nella comunità pastorale San Paolo VI di San Giuliano Milanese, comunità che già mi ospita da un anno, in attesa di essere ordinato sacerdote il prossimo 8 giugno sempre nel Duomo di Milano. Pregate per me e per i miei compagni perché possiamo essere sempre docili allo sguardo d’amore di Dio e poterlo ridonare agli altri attraverso la nostra vita.

    Edoardo Mauri

  • Gli Oratori hanno festeggiatol’inizio di un nuovo anno“Pieno di Vita”

    Gli Oratori hanno festeggiato
    l’inizio di un nuovo anno
    “Pieno di Vita”

    Domenica 24 settembre abbiamo fatto festa per l’apertura del nuovo anno pastorale negli oratori delle nostre parrocchie.

    Riprendendo le parole di don Pietro che ci guida nella Pastorale Giovanile possiamo dire che “abbiamo festeggiato perché possiamo ricominciare a condividere cammini che ci aiutano a conoscere Gesù e a crescere come persone per diventare, buoni cristiani e onesti cittadini. Possiamo ricominciare a vivere e condividere cammini e di questo siamo grati al Signore e a chi ci accompagnerà. Ma soprattutto che la vera festa sia la gioia che sperimenteremo per la vita piena che il Signore ci promette”.

  • Un dono da condividere

    Un dono da condividere

    SABATO 7 E DOMENICA 8 ottobre

    In tutte le parrocchie di Desio i volontari di un Dono da Condividere vi attendono per la raccolta mensile di generi alimentari e prodotti per l’igiene.

    In particolare servirebbero:

    • succhi di frutta,
    • tonno,
    • bagnoschiuma,
    • shampoo,
    • passata di pomodoro,
    • zucchero.

    Grazie a chi vorrà farsene carico.

    I generi raccolti saranno messi a disposizione delle famiglie indicate dai Centri di Ascolto Caritas e Posteria Sociale

  • I NOSTRI ORATORI IN FESTA

    I NOSTRI ORATORI IN FESTA

    Oggi le comunità cristiane di tutta la diocesi di Milano sono in festa per celebrare l’inizio di un nuovo anno pastorale! Con che coraggio in un mondo con così tanti problemi e sofferenze dovremmo fare festa?

    Facciamo festa perché possiamo ricominciare a condividere cammini che ci aiutano a conoscere Gesù e a crescere come persone per diventare, come direbbe don Bosco, buoni cristiani e onesti cittadini. Possiamo ricominciare a vivere e condividere cammini e di questo siamo grati al Signore e a chi ci accompagnerà. Facciamo festa per ringraziare!

    Facciamo festa perché è un nuovo inizio e, come ogni nuovo inizio, porta sempre con sé tanta speranza! La speranza nasce in noi dal bisogno e dal desiderio di trovare, anche quest’anno, quella bontà e quella bellezza, nelle relazioni e nelle esperienze, che riempiono di bene e di gioia il nostro cuore e la nostra vita! Facciamo festa per condividere la speranza!

    La gratitudine e la speranza ci riempiono di entusiasmo. Un entusiasmo chevorremmo trasmettere e condividere con più persone possibili, perché anche loro possano gustare la bellezza di una vita più bella, di una vita colma di amore, pace e gioia!

    Il tema dell’anno oratoriano è “pieno di vita”!

    Mi piacerebbe che fosse il desiderio di tutti.

    Mi piacerebbe che fosse una promessa che ciascuno sente rivolta a sé.

    Mi piacerebbe che fosse la caratteristica di tutte le esperienze che vivremo.

    Mi piacerebbe che fosse il motivo della nostra gratitudine!

    Mi piacerebbe che traboccando dai nostri cuori, questa pienezza di vita, trasparisse dai nostri sguardi e dai nostri gesti!

    Oggi per noi questo nuovo inizio è caratterizzato da buone novità!

    Nella nostra comunità stiamo accogliendo il nuovo parroco, don Mauro, un nuovo vicario parrocchiale, don Marco, una nuova ausiliaria, Liliana. Di questi tempi non è per nulla scontato che ci siano ancora preti e suore mandati per le nostre comunità! Siamo davvero grati al Signore per il loro arrivo! Siamo grati anche a loro perché, con il loro desiderio di camminare e di aiutarci, stanno già dando nuovo slancio alle nostre comunità!

    Abbiamo tanti motivi per fare festa! Allora facciamo festa! Ma soprattutto che la vera festa sia la gioia che sperimenteremo per la vita piena che il Signore ci promette!

    don Pietro

  • Il pensiero della settimana – IV dopo il martirio di S. Giovanni

    Il pensiero della settimana – IV dopo il martirio di S. Giovanni

    Il pensiero della settimana – IV dopo il martirio di S. Giovanni

    Il brano di Vangelo di questa domenica segue immediatamente il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani. Il popolo, sfamato dal pane miracoloso, “ricerca Gesù“ a Cafarnao. Con pazienza Gesù cerca di fare capire alla folla che la sua missione non è quella di assicurare il pane materiale con un miracolo, per certi aspetti simile a quello operato da Dio con la manna nel deserto, ma di donare il pane del cielo.
    Gesù è questo Pane di vita e alla domanda “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”, Gesù risponde “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Gesù realizza pienamente il desiderio dell’umanità espresso dal profeta Isaia nella prima Lettura.
    Se non ci mettessimo in ascolto del Signore, verificando quanto la parola di Dio ha risonanza nel nostro cuore, potrebbero sembrare solo belle parole.
    Proviamo a domandarci. Siamo alla ricerca del Signore per un incontro sempre più intimo e profondo? Per che cosa cerchiamo il Signore? Per avere la sua benedizione con una vita tranquilla, senza problemi o perché scopriamo in Lui, colui che può dare senso alla nostra vita e alla storia? Ci sentiamo, come dice Isaia, poveri peccatori, incapaci di realizzare pienamente la vita e la missione che il Signore ci ha affidato? Abbiamo qualcosa da cambiare e da farci perdonare?
    Ripetiamo in questi giorni il salmo responsoriale “Vieni o Signore a salvare il tuo popolo” e fa’ che il nostro cuore ti accolga e si lasci salvare.

    don Alberto

  • EDUCAZIONE: C’È BISOGNO DI TESTIMONI

    EDUCAZIONE: C’È BISOGNO DI TESTIMONI

    Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali o nevrotici; vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così sicuri. Non vogliamo essere subito già così senza sogni. Sciopero, sciopero, compagni! Per i nostri doveri. Signor Maestro, la smetta di trattarci come scemi che bisogna sempre non offendere, non ferire, non toccare. Non ci aduli, siamo uomini, Signor Maestro!

    Così Pasolini negli anni Settanta dava voce al desiderio dei giovani, alle loro speranze, ai loro bisogni. È il grido di chi vuole diventare grande sentendosi accompagnato da adulti capaci di essere incisivi, di toccare il cuore fino a ferirlo. Quel grido, oggi, è probabilmente meno evidente,soffocato dentro un disagio che non riesce a trovare parole per essere comunicato, espresso attraverso comportamenti e
    atteggiamenti complessi che sono però – in modo ancora più drammatico – una domanda che gli adulti non possono eludere. Proprio questo è il punto da cui l’emergenza educativa dentro la quale viviamo può cominciare a essere affrontata: occorre accompagnare i giovani a comprendere che le domande nascoste sotto i molti paesi e le molte paure che sperimentano debbano essere innanzitutto svelate: lo sai che vuoi essere felice? Lo sai che tanti come te si sono messi in viaggio prima di te e adesso con te? Lo sai che non sei solo? Negli anni Settanta come oggi, i giovani chiedono di conoscere come altri prima
    di loro si siano chiesti le stesse cose che si chiedono loro, quale viaggio hanno fatto per scoprire perché valesse la pena vivere e lavorare; chiedono di capire per chi e per che cosa svegliarsi ogni giorno e crescere e abitare il mondo. E chiedono un testimone, tanti testimoni: qualcuno che gli faccia compagnia, che con la sua stessa vita viva renda vere le parole di cui il mondo ha bisogno. Fino ad accorgersi con loro che il viaggio, la domanda e la ricerca hanno un punto luminoso verso cui andare, da cui venire invasi
    e compresi. Non c’è nessuna riforma scolastica che insegni agli insegnanti a essere testimoni così, ma occorre che la scuola torni a diventare un luogo in cui la libertà di fare questo viaggio insieme sia ancora possibile. Così come non c’è nessuna magia che garantisca ai genitori di essere testimoni così e occorre che gli adulti trovino un luogo in cui per primi vengano continuamente educati. Lo stesso si può dire per la Chiesa: è solo una comunità di adulti in cammino, di gente che si interroga sul senso delle cose e abbraccia il mondo avendo incontrato una risposta alla propria inquieta ricerca che può arrivare a offendere, toccare e ferire il cuore dei giovani. Come voleva Pasolini. E come papa Francesco ha con forza riaffermato alla GMG di Lisbona.

    Corrado Bagnoli

  • Santa Maria Nascente a Sabbioncello

    Santa Maria Nascente a Sabbioncello

    Seraficamente adagiata sull’altura di Sabbioncello, la chiesa dedicata a santa Maria Nascente, sede dal 1540 del convento dei Frati Minori Francescani, domina la città di Merate, a un passo dal tranquillo lago di Sartirana.

    Di fattura cinquecentesca, la chiesa presenta le linee classiche del gotico lombardo. La stradina che sale al convento è costellata di cappelle settecentesche, nelle quali furono collocati, una cinquantina d’anni fa, dei grandi bassorilievi in cotto raffiguranti le stazioni della Via Crucis. All’interno l’altare è dominato da una statua lignea dell’Immacolata risalente al 1741. Ai lati preziosi armadi a muro, ospitanti reliquie di santi. Dietro un coro con pregevoli stalli di ignoto autore, risalenti alla fine del Cinquecento, sovrastato sulla volta da vele decorate raffiguranti gli evangelisti e alcuni dottori della Chiesa. Tra le cappelle tutte
    poste su lato sinistro, è degna di rilevo quella del Crocifisso, nella quale spiccano preziosi affreschi eseguiti nel 1593 dal Fiammenghino . Al centro della cappella un Crocefisso, di scuola Secentesca, già venerato dal card. Federico Borromeo.

    In un’altra cappella è custodito il saio di san Giovanni da Capestrano. La parete destra della chiesa è invece un florilegio di dipinti rinascimentali, pensati come ex-voto, offerti da famiglie nobili del tempo. Interessante il chiostro del convento che conserva frammenti di iscrizioni di epoca romana, nel quale si avverte un’atmosfera di serenità che invita alla meditazione.