Autore: basilica

  • Confessio laudis

    Confessio laudis

    Il card. Martini invitava a confessarsi partendo, più che dall’indagine sui peccati (confessio vitae), dal riconoscimento dell’azione di Dio in ciascuno di noi (confessio laudis).

    Nei giorni della festa patronale – che intreccia le devozioni della Madonna del Rosario, patrona della città, e di Teresa di Lisieux, patrona della comunità pastorale – si potrebbero tracciare bilanci o ipotizzare nuovi programmi.

    Si è soliti un po’ a tutti i livelli, sociale ed ecclesiale, culturale e pastorale, globale o locale, evidenziare le crisi, i problemi e le difficoltà, interrogandosi sulle ragioni di disaffezione alla chiesa o di indebolimento della compagine sociale o di fatica a vivere nei mondi della famiglia, dei giovani, della scuola o del lavoro. Una sorta di confessio vitae collettiva.

    Oggi è bene fare anche l’altro esercizio, quello della confessio laudis. Scusandosi per non poter partecipare al Madunin, un prete mi invita a «continuare a favorire l’opera di grazia da cui una realtà ecclesiale e umana come Desio è segnata da lunghissima data». C’è dunque un patrimonio prezioso che non dipende da noi, che i nostri padri hanno coltivato e ci hanno consegnato.

    In questa confessio laudis vorrei ricordare come protagonisti di quell’opera di grazia tanti laici e laiche che in tutti i settori delle parrocchie offrono tempo ed energie, testa e mani, affinché persino nelle cose più minuscole si possa camminare sulle vie del Vangelo. Grazie infinite a tutti. E, come ci ha detto il nostro Arcivescovo, perseveriamo con umiltà, coraggio e, lungimiranza.

    don Gianni

  • Una Chiesa lieta della gioia cristiana

    Un atteggiamento da testimoniare, celebrare, condividere e declinare nella vita sociale, sulla scia della «profezia» rappresentata dalla Chiesa dalle genti

    «Gesù indica nella gioia lo scopo della sua rivelazione». Monsignor Delpini scrive chiaramente quale stile di comunità ecclesiale propone: una Chiesa lieta.

    La gioia cristiana

    «La gioia cristiana, per quello che se ne può dire, coinvolge tutta la persona e tutte le esperienze. La sua espressione è la festa che ne fa esperienza comunitaria». Ma precisa anche cosa intende: «È riduttivo, infatti, descrivere la gioia come un sentimento che nasce da una situazione favorevole, come un’esperienza piacevole, come soddisfazione di un desiderio, come realizzazione di un’aspettativa, per quanto tutto possa essere compreso in quella gioia che viene dalla vita di Dio, creatore di ogni cosa buona».

    Una gioia che va condivisa. «È riduttivo definire la gioia come esperienza individuale. Pertanto la festa è l’espressione comunitaria della gioia condivisa tra le persone. L’arte di fare festa richiede un’esperienza spirituale intensa, un’appartenenza culturale per animare linguaggi, musiche, segni che esprimano la gioia e la rendano evento del villaggio, fecondità nella trasmissione del patrimonio alle giovani generazioni e insieme protagonismo dei bambini nel contagiare adulti e anziani».

    Anche da questo punto di vista è profetica la prospettiva della Chiesa dalle genti. Scrive infatti l’Arcivescovo: «Nella Chiesa dalle genti le tradizioni culturali diverse sono chiamate a contribuire alla festa di tutti non solo con rappresentazioni folkloristiche, ma con la sinfonia dei linguaggi e la sincerità della reciproca fraterna accoglienza».

    No a celebrazioni tristi

    «La festa cristiana – continua monsignor Delpini – ha il suo fondamento nella celebrazione. È quindi necessario che, attraverso la cura delle celebrazioni, si creino le condizioni perché si esprima la gioia frutto dello Spirito. Le celebrazioni tristi, grigie, noiose sono forse il segno di comunità tristi, grigie, noiose: è come se lo Spirito fosse trattenuto, come se il “roveto ardente” fosse solo una fotografia».

    La gioia e il travaglio

    Come rapportarsi alla sofferenza degli uomini? C’è contradizione con la gioia cristiana? «I discepoli di Gesù, destinatari della rivelazione che genera la gioia piena, partecipano delle vicende talora serene, spesso drammatiche e tragiche della storia umana, piangono con chi piange, soffrono con chi soffre.

    Che sarà della loro gioia? Sarà messa da parte in attesa del paradiso? Il soffrire genera tristezza e smentisce la dichiarazione di Gesù? C’è qualche cosa di misterioso nella paradossale gioia dei martiri e dei santi che sanno sorridere e cantare anche quando sono perseguitati e maltrattati, disprezzati e insultati, provati in mille modi dalle fatiche e dalle ostilità che incontrano nella loro stessa casa e comunità».

    Declinazione sociale della gioia cristiana

    Riferendosi ai 50 anni della Caritas, l’Arcivescovo sottolinea le modalità di una “traduzione” sociale della gioia cristiana. «Essere all’altezza dell’intuizione di san Paolo VI non significa aumentare la quantità delle azioni e delle opere che le nostre Caritas fanno (e di cui siamo riconoscenti), quanto piuttosto intensificare il loro compito pedagogico e culturale, perché possano proprio con il loro genuino e specifico tratto cristiano contribuire in modo attivo a quella transizione ecologica che il mondo invoca senza riuscire ad accendere. Si tratta in altre parole di vivere una declinazione sociale della gioia cristiana che permetta a tutti, cristiani e non, di riconoscere come la fede nel Dio di Gesù Cristo è capace di generare forme di trasfigurazione del mondo, dei suoi legami, delle sue attività, dei suoi modi di produzione, dei suoi riti e dei suoi ritmi di lavoro e di festa».

    «La gioia cristiana – conclude l’Arcivescovo – non è un’emozione ma più profondamente un habitus che dona energie spendibili nella vita di ogni giorno, a livello individuale, familiare e sociale, e che trascina tutti noi nel processo di rigenerazione della storia e del cosmo (vero motore di ecologia integrale) che è la risurrezione di Gesù Cristo. La gioia cristiana è strumento per la trasformazione del mondo e la conversione dei cuori».

  • “Non temere di abbracciare la tua Vocazione e seguire il Signore”

    Con queste parole il nostro Arcivescovo, in visita nella nostra città, ci ha portato l’annuncio del Signore.

    Come Gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo, in comunione con i nostri pastori della Chiesa vogliamo fare nostro e condividere la gioia di questo annuncio.

    Chiunque tu sia, dovunque ti trovi, qualsiasi croce tu stia portando, non avere paura!

    Il Signore Gesù ti ama, ti cerca e vuole prendere dimora col Padre nella tua vita.

    Oggi, se senti la voce del Signore, non indurire il cuore: ti aspettiamo il mercoledì sera alle 20.30 alla chiesetta del Sacro Cuore in via Segantini 18.

    Non avere paura, tu vieni e seguimi!

    Gruppo RnS Gesù Misericordioso

  • Un’Arena… in Centro

    SABATO 2 ottobre Ore 21
    Teatro Il Centro, Desio
    VIVA LA VIDA!
    Il Coro Santuario del Crocifisso
    presenta una lettura in musica
    di “Favola d’amore” di Herman Hesse
    Biglietto: 10 euro
    Ingresso su prenotazione
    DOMENICA 3 ottobre Ore 16.00
    Sagrato della Basilica,
    Piazza Conciliazione, Desio
    CORPO MUSICALE PIO XI
    CITTÀ DI DESIO
    Dirige il Maestro Gioacchino Burgio
    Nel corso della manifestazione si svolgerà
    la premiazione dei concorsi per le scuole del progetto Salviamo la cupola Ingresso libero (in caso di maltempo la manifestazione verrà annullata)

    Le iniziative si possono prenotare il lunedì dalle 17 alle 19 presso il Teatro Il Centro, telefonando al numero 0362.626266 o inviando mail a teatroilcentrodesio@libero.it oppure direttamente in teatro nel giorno dell’evento.

    Per accedere al teatro è obbligatorio presentare il Green Pass

  • Notiziario settimanale SS. Siro e Materno – 3 ottobre 2021

    Notiziario settimanale SS. Siro e Materno – 3 ottobre 2021

    L’EUCARISTIA AL CENTRO DELLA COMUNITÀ

    DOMENICA 3 OTTOBRE V DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI Dt 6,1-9; Rm 13,8-14a; Lc 10,25-37 Beato chi cammina nella legge del Signore
    Liturgia delle ore: III settimana
    ✙ 8.30 Basilica
    ✙ 9.30 S. Francesco
    ✙ 10.00 Basilica
    ✙ 10.30 S. Cuore
    ✙ 11.00 S. Crocifisso
    ✙ 11.30 Basilica
    ✙ 18.30 Basilica
    LUNEDÌ 4 OTTOBRE S. Francesco d’Assisi vita del Santo; Gal 6,14-18; Mt 11,25-30 A te, Signore, la lode, la gloria e l’onore✙ 7.30 Ambrogio Frigerio e fam. Visconti
    ✙ 9.00 Oratorio BVI Roberto Arienti, Irma Cappuzzo e Renato Altavilla
    ✙ 18.30 CONCELEBRAZIONE NELLA FESTA DEL MADUNIN
    MARTEDÌ 5 OTTOBRE Per l’educazione cristiana Gd 1,17-25; Lc 20,20-26 L’amore del Signore circonda il suo popolo✙ 7.30 Edvige e Domenico
    ✙ 9.00 Gabriella Bastarelli
    ✙ 18.30 San Francesco (Messa del Santo) Rinaldo Rech
    MERCOLEDÌ 6 OTTOBRE Per le vocazioni sacerdotali Fm 1,1-7; Lc 20,27-40 Il giusto fiorirà come palma✙ 7.30 Giuseppe Catizone
    ✙ 9.00 Felice Biassoni
    ✙ 18.30 Diego e Giuseppe
    GIOVEDÌ 7 OTTOBRE B. V. MARIA DEL ROSARIO At 1,12-14; Gal 4,4-7; Lc 1,26b-38a Benedetta sei tu Maria, fra tutte le donne✙ 7.30 Luigi e Giuseppina Rosi e Adele Portigliotti
    ✙ 9.00 def. fam. Francescon e Bongiorno
    ✙ 18.30 Tarcisio Fabris
    VENERDÌ 8 OTTOBRE Per l’evangelizzazione dei popoli 1Tm 1,1-11; Lc 20,45-47 Beato l’uomo che tu istruisci, Signore✙ 7.30 Carlo Morganti
    ✙ 9.00 Giuseppe e Teresa Giuliana
    ✙ 18.30 Severo Rodolfi
    SABATO 9 OTTOBRE Per la Chiesa universale Dt 16,1-8; Eb 11,22-29; Lc 22,7-16 Il Signore regna nella sua santa città✙ 9.00 Ester Paratico e Giacomo Carminati
    ✙ 18.00 S. Rosario
    ✙ 18.30 Liturgia vigiliare Filippa Brunetto, Pasqualina Valvano , Melina Turco
    Letture della domenica: Is 45,20-24a; Ef 2,5c-13; Mt 20,1-16

    SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE IN BASILICA: giorni feriali: 8.30-9.00 e 17.00-18.15; sabato ore 16.00-18.15

    VITA DELLA COMUNITÀ

    VITA DELLA COMUNITÀ
    FESTA PATRONALE 2021

    DOMENICA 3 OTTOBRE – FESTA DI DESIO

    • 10.00 Basilica: S. Messa solenne
    • 11.30 Basilica: S. Messa con la presenza dei rappresentanti del Palio
    • 15.00 Basilica: concerto campana Bèla
    • 16.00 Sagrato della Basilica: concerto del Corpo Musicale Pio XI Città di Desio e premiazione dei concorsi di SALVIAMO LA CUPOLA

    LUNEDÌ 4 OTTOBRE FESTA DEL MADUNIN

    • 17.30 Cimitero: S. Rosario
    • 18.30 Basilica: concelebrazione dei sacerdoti desiani

    MARTEDÌ 5 OTTOBRE

    • 18.30 S. Messa del patrono alla chiesa di S. Francesco (NON in Basilica)

    GIOVEDÌ 7 OTTOBRE

    • 20.45 SS. Pietro e P.: Rosario missionario
    • 21.00 Basilica: confessioni genitori e padrini della Cresima

    SABATO 9 OTTOBRE

    • 19.30 Oratorio BVI: Famiglie Insieme
    • 21.00 Basilica: Coro Città di Desio

    DOMENICA 10 OTTOBRE

    • 15.00 Basilica: S. Messa e Cresima

    GRAZIE PER LA GENEROSITÀ

    • Offerte raccolte in parrocchia nella settimana 22-28 settembre: € 1.339,00.
    • Per il Seminario (somma finale): € 1.271,00.
    • Per la Cupola in settembre: € 16.975,00.

    LA COMUNITÀ AFFIDA NELLA PREGHIERA

    • I defunti della settimana: Franco Ciancio, Pina Azzellini Palmieri, Emilia Mariani Mosconi, Gilberto Colombo.

  • Oratorio, che bello se…

    Oratorio, che bello se…

    Dopo la Giornata per il Seminario, il calendario diocesano propone la Festa di apertura degli Oratori. Diversamente dal passato, quest’anno tutti gli Oratori cittadini si sono accordati per viverla nella stessa giornata.

    Già ho avuto modo di affermare che l’Oratorio non è un luogo, ma un tempo: il tempo educativo che la comunità adulta dedica ai piccoli e ai giovani per la loro crescita umana e cristiana.

    Aggiungo che l’oratorio non è solo catechesi o animazione o sport o bar o altro, ma che queste iniziative hanno valore di strumenti verso l’obiettivo di fare di ogni giovane un «buon cristiano e onesto cittadino», come diceva san Giovanni Bosco, grande educatore.

    Va poi considerato che l’Oratorio di oggi non corrisponde a quello di venti o quaranta o più anni fa: non basta l’uso delle più avanzate tecnologie, anche sbarcando sui social, per l’Oratorio di oggi. I giovani incontrano mille e più proposte, anche professionalmente meglio qualificate, in altri ambienti e fissano da sé le modalità di aggregazione: l’accorrere abituale all’Oratorio degli anni ’60 (quando ci andavo io) non è più il modo di agire dei nostri figli e nipoti.

    Oggi gli Oratori possono qualificarsi nelle loro proposte attraverso adulti che abbiano con i giovani una strada da condividere, una fede da testimoniare; e il desiderio non di trattenerli a qualsiasi prezzo, ma di consegnare la bellezza del Vangelo, come faceva Gesù con i discepoli. Così vinceremo anche la pandemia che tanti vincoli pone al funzionamento dei nostri Oratori.

    don Gianni

  • IV dopo Martirio di S. Giovanni

    Nel Vangelo di oggi, Gesù si presenta come il Pane della vita. Conosciamo il contesto: ci troviamo subito dopo il grandioso miracolo della moltiplicazione dei pani. Le folle seguono Gesù, lo vogliono fare re, gli chiedono di sfamarle come nel deserto. Gesù, partendo da questo bisogno materiale, le porta a prendere coscienza di un bisogno più profondo, quello del “pane di vita”. Ora Gesù, a questo punto, propone la sua Persona, come il pane che stanno ricercando, l’unico che può sfamare il loro cuore, che può dare la vita.

    Il brano di Vangelo si apre proprio con questa affermazione: “Io sono il pane disceso dal cielo!” e per evitare che i suoi uditori lo interpretassero in modo metaforico o simbolico, dichiara: “Io sono il pane della vita, il pane che discende dal cielo perché chi ne mangia non muoia”.

    È chiara la reazione di stupore e anche di rifiuto: solo nell’ultima Cena, ricordata da Paolo nella seconda lettura, Gesù dimostrerà il senso di quelle parole, facendosi cibo per i suoi discepoli.

    Proviamo a chiederci: “crediamo che, per l’invocazione dello Spirito Santo, nella consacrazione, Gesù si rende presente in modo misterioso ma reale nel pane e nel vino?”

    “C’è il desiderio di questo Pane di Vita? Crediamo che è la manna che ci permette di camminare nel deserto della vita?”

    “Ci prepariamo ad accoglierlo e lasciarci cambiare il cuore?”

    Chiediamo al Signore di comprendere e di vivere sempre più intensamente l’Eucarestia.

    don Alberto

  • Una Chiesa libera, per una testimonianza coraggiosa

    L’enciclica «Fratelli tutti» è il punto di partenza dell’Arcivescovo nel delineare il secondo tratto distintivo indicato per la comunità ambrosiana

    La Chiesa libera è il secondo aggettivo indicato dall’Arcivescovo nella Proposta pastorale, partendo dal magistero di papa Francesco dell’enciclica Fratelli tutti.

    La fraternità universale

    «I discepoli danno testimonianza di questa vocazione alla fraternità universale in modo inadeguato, perché sono divisi tra loro, e tuttavia non possono tacere il Vangelo e sono nel mondo per seminarvi speranza di salvezza, nella concordia e nella pace».

    I principi che diventano vita quotidiana. «I principi generali e gli appelli universali chiedono di tradursi nello stile quotidiano del buon vicinato e dell’alleanza costruttiva con tutte le confessioni, con tutte le religioni, con tutte le istituzioni. Sono benedetti da Dio i suoi figli e le sue figlie che in ogni parte del globo sono operatori di pace».

    Una Chiesa «antipatica»?

    «La Chiesa è libera quando accoglie il dono del Figlio di Dio; è lui che ci fa liberi davvero; liberi dalla compiacenza verso il mondo, liberi dalla ricerca di un consenso che ci rende inautentici; liberi di vivere il Vangelo in ogni circostanza della vita, anche avversa o difficile; capaci di parresìa di fronte a tutti; Chiesa libera di proporre il Vangelo della grazia, di promuovere la fraternità universale, Chiesa libera di vivere e annunciare il Vangelo della famiglia; Chiesa libera di vivere la vita come vocazione perché ogni persona non è un caso ma è voluta dal Padre dentro il suo disegno buono per la vita del mondo».

    La presenza della Chiesa nel dibattito pubblico provoca spesso reazioni contrapposte. «Il messaggio di Gesù e la testimonianza della Chiesa suscitano una reazione che può essere di accoglienza grata, di esultanza per la liberazione attesa e sperata. Ma può esservi anche una reazione di antipatia, di ostilità e indifferenza. Talora i discepoli possono rendersi antipatici e suscitare atteggiamenti ostili per un comportamento che non è conforme allo stile di Gesù. Ma l’indifferenza e l’antipatia molto diffuse verso la Chiesa hanno la loro radice nella profezia che il Vangelo di Gesù ci chiede di testimoniare. Il Vangelo è infatti invito a conversione, è parola di promessa per chi ascolta, è contestazione di quanto tiene uomini e donne in schiavitù. Molti, a quanto pare, chiamano bene il male e male il bene e sono infastiditi dalla contestazione e dall’invito a trasgredire “i decreti del faraone”. Come Mosè fu contestato dai suoi fratelli, così i discepoli di Gesù sono contestati da coloro che chiamano intelligenza il conformismo, libertà il capriccio, benessere la sazietà, tranquillità l’asservimento».

    Vangelo della famiglia e individualismo esasperato

    L’Arcivescovo mette in guardia da un individualismo imperante della mentalità comune e nelle scelte politiche e istituzionali. ««L’annuncio del Vangelo della famiglia suona antipatico in una cultura che diffida dei legami indissolubili e delle responsabilità verso le persone amate – afferma monsignor Delpini -. L’individualismo rischia di essere il principio indiscutibile dei comportamenti e quindi anche il criterio per organizzare la vita sociale e le sue leggi. (…) Piuttosto sembra che prevalga una logica individualistica che intende assicurare a ciascuno il diritto di fare quello che vuole. Può essere che questo orientamento incida nel costume e nella mentalità e che la tradizione di solidarietà tra le persone, l’impegno delle istituzioni per il bene comune, l’apprezzamento per la famiglia, per i bambini e per tutte le attenzioni educative siano considerati temi lasciati al volontariato e privati di adeguata attenzione e sostegno istituzionale».
    Necessario perciò continuare a riproporre la visione cristiana.

    «La visione cristiana della vita, dell’uomo e della donna, della vicenda personale e della storia del popolo considera invece centrale la famiglia, i legami affidabili, la riconoscenza come principio intergenerazionale, la fecondità come bene comune e promessa di futuro, l’educazione delle giovani generazioni come responsabilità ineludibile della famiglia e, in supporto alla famiglia, delle istituzioni e di tutti i “corpi intermedi”».

    di Pino Nardi