Autore: basilica

  • Radetzky

    Radetzky

    A un personaggio controverso che portava un nome chilometrico –
    Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky (più breve quello della moglie: Francesca Romana von Strassoldo-Gräfenberg) – e che aveva come amante una certa Giuditta Meregalli, fedelissimo all’Imperatore con un esercizio autoritario del governo militare, ma innamorato di una lavandaia del popolo oppresso, è dedicata una notissima marcia musicale che si suona al termine del più famoso concerto di capodanno a Vienna, trasmesso dalle tv di tutto il mondo.

    Pare che il biglietto dell’evento sia in vendita solo online e possa raggiungere il valore di oltre un migliaio di euro. Dalle inquadrature televisive chi partecipa mostra di avere un’età non propriamente giovanile e abiti di gran classe.

    Ciò che colpisce dello spettacolo è l’entusiasmo sorridente con cui il direttore d’orchestra, gli orchestrali e tutto il pubblico ritmano il procedere della celebre Marcia di Radetzky battendo le mani con vivo senso di partecipazione e di coinvolgimento personale.

    Nulla di paragonabile all’agitazione con cui centinaia o migliaia di persone – anche qui non sempre e non solo giovanissime – si scalmanano ai concerti di Zero, di Baglioni o dei Måneskin.

    Nelle chiese per Natale si canta un emozionante testo tradizionale come Tu scendi dalle stelle, e le mascherine fiaccano la voce e forse anche l’entusiasmo. Forse perché ci hanno detto (sbagliando) che il Paradiso è una noiosa assemblea di seriosi canti di Angeli?

    don Gianni

  • L’importanza e il significato del Battesimo

    L’importanza e il significato del Battesimo

    Perché è così importante il Battesimo? E quale significato ha il Battesimo di Gesù?

    Il tempo liturgico del Natale si conclude con il Battesimo di Gesù, che cade la domenica dopo la solennità dell’Epifania. Battezzato da Giovanni nelle acque del fiume Giordano, Gesù ricorda che “Chi crede e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16,16).

    Ultimo dei profeti del Vecchio Testamento, Giovanni Battista il Precursore si trovava nei pressi del Mar Morto, alla confluenza del fiume Giordano, proprio per convertire le genti, somministrando il battesimo in grado di mondare da tutti i peccati. L’immersione nell’acqua del fiume era il rito simbolico a cui sottoporsi, stando a quanto profetizzato da Ezechiele: “vi aspergerò con acqua e sarete purificati”.

    Accettare Dio e ricevere il suo Spirito è infatti ancora oggi il rito iniziale di purificazione del cristiano che ha deciso di accogliere il Signore nel proprio cuore.

    Mentre svolgeva il suo sacro compito, Giovanni Battista riconobbe il Messia e lo indicò ai presenti indicando come tra loro si trovasse “uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali”. Gesù chiese di essere battezzato a sua volta, come gli altri, sorprendendo il predicatore. Uscito dalle acque, il cielo si aprì e lo Spirito Santo scese su di lui. Così, pieno della grazia divina, Gesù Cristo si avviò nel deserto dove rimase per quaranta giorni in meditazione. Dopo questi, tornò per dedicarsi alla vita pubblica in Galilea.

    Ma perché Gesù che era privo di peccato volle sottoporsi al battesimo? Perché “conviene così che si adempia ad ogni giustizia”, citando proprio il Messia, intento a spiegare la sua volontà al Battista. Accettando il battesimo, Gesù volle tanto rendersi solidale con i penitenti che si avvicinavano alla fede cristiana, quanto sancire in questo modo che il rito del Battesimo non sarebbe più stato di sola purificazione, ma un vero e proprio atto di riconciliazione tra il genere umano e il divino. Da quel momento, attraverso il battesimo, gli uomini si sarebbero purificati dal peccato originale.

    Il divino si era fatto uomo, e iniziava la sua opera di salvezza del genere umano, che avrebbe poi raggiunto il suo culmine con l’estremo sacrificio, nella crocifissione. Cancellando il peccato originale, l’uomo che si avvicina a Dio, si rende partecipe della sua grazia, che lo monda da tutte le colpe e le pene, fino ad allora commesse, rendendolo un membro della Chiesa cristiana.


    “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato”
    (Marco 16,16)

    Battesimo di Cristo, Piero della Francesca, 1445, National Gallery, Londra

    Per comprendere il valore del battesimo occorre sapere qual è la salvezza che desidero. Questo si capisce bene nel caso in cui la vita mi metta con le spalle al muro: se non vedo nessuna via di fuga, cerco subito di avere accanto chi mi potrebbe salvare. Questo vale, per esempio, quando sono pieno di debiti, oppure quando ho una malattia grave. Per farmi sopravvivere, l’istinto è pronto a tutto.

    Invece il credente è consapevole che la propria vita è nelle mani di Dio, il quale non è l’ultima spiaggia di chi è disperato, ma il Padre che ogni giorno bussa al mio cuore perchè lo accolga. Allora comprendo che la fede in Gesù anticipa fin d’ora la salvezza eterna, che mi farà sperimentare l’incontro diretto con Dio.

    Chi crede in Gesù si rende conto che, dopo averlo incontrato, la sua vita non è più quella di prima.

    Se ne rese conto anche quell’uomo thailandese, di cui raccontò la conversione un missionario italiano rientrato in Italia. Egli trascorse molti anni in uno sperduto villaggio, predicando il vangelo, istruendo i bambini, curando i malati. Una sera un uomo bussò alla sua porta e gli chiese perchè avesse lasciato l’Italia. Era stato costretto da una carestia? Erano morti tragicamente tutti i familiari?

    Il missionario allora volle rivelargli un segreto. “Io e te – gli disse – siamo fratelli!”

    “Come è possibile?” replicò sorpreso quell’uomo.

    Il prete gli mostrò il crocifisso e concluse: ”Gesù è venuto sulla terra per dirci che Dio è padre di tutti gli uomini.”

    Allora il thailandese, pieno di gioia, volle ascoltare il vangelo e prepararsi a ricevere il battesimo, per far conoscere anche ai suoi amici questa verità stupenda.

    Il battesimo ci rende cristiani perchè ci associa alla morte e alla risurrezione di Gesù, e ci introduce nella vita divina. Siccome il sacramento del battesimo manifesta l’assoluta generosità del perdono di Dio e ci rende figli nel Figlio, allora ascoltiamo con fiducia la parola del vangelo, perchè orienti al bene le nostre scelte di ogni giorno. Il battesimo è un dono che ci unisce ai credenti che ci hanno preceduto, ci aggrega alla comunità cristiana in cui viviamo e permette anche a noi di aspirare alla santità.

  • Ci sarà anche un oratorio “al femminile”?

    Ci sarà anche un oratorio “al femminile”?

    Le religiose e le consacrate impegnate in oratorio si sono ritrovate insieme sabato 8 gennaio a Seveso. Sollecitate dalla situazione di emergenza che stiamo vivendo, su un percorso già avviato nei mesi scorsi, con gli educatori e i presbiteri, hanno fatto un incontro per studiare e ripensare l’oratorio.

    Le consacrate, nello specifico, hanno discusso nella prospettiva di uno sguardo verso l’oratorio “al femminile”. La relatrice Paola Bignardi ha proposto una chiave di lettura della situazione della presenza al femminile proponendo un oratorio come “laboratorio di una nuova condizione femminile della Chiesa”.

    Che cosa significa? Significa lavorare in oratorio perché fra le alleanze da innescare e generare ci sia innanzitutto quella fra gli uomini e le donne, in cui in particolare le donne offrono una sensibilità e un approccio peculiari che sono un arricchimento per tutti, nell’ottica della reciprocità.

    C’è uno specifico femminile dunque che va valorizzato e trova in oratorio terreno fertile. Il confronto ha cercato di tracciare delle “costanti” e di investigare sui possibili modi di sostenere e accompagnare il cammino delle ragazze e delle giovani, maturando ruoli di corresponsabilità all’interno della comunità cristiana.

    a cura della redazione

  • CORSO DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA

    CORSO DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA

    Tenuto da Padre Meo Elia ex direttore della rivista Missione Oggi e autore di “Cristo fuori le mura” (Gribaudi) e di “Verso una Pastorale Missionaria” (EMI)

    Appuntamenti:

    • 13 gennaio: Come Gesù ha vissuto la missione
    • 27 gennaio: La missione nel vangelo di Matteo
    • 10 febbraio: La missione in Luca (Vangelo e Atti degli Apostoli)
    • 24 febbraio: La missione in Paolo
    • 10 marzo: La missione a partire dalla Trinità
    • 24 marzo: per diventare missionari: imparare a conoscere il cuore del Padre
    • 7 aprile: La Chiesa è l’unica società che esiste per quelli che non ne fanno parte
    • 21 aprile: La missione è Dio che si rivolge al mondo
    • 5 maggio: La missione come servizio della salvezza
    • 19 maggio: Cosa vuol dire evangelizzare?

    Info: per iscrizioni, anche per i singoli incontri: tel. 0362 625035 (da lunedì a sabato dalle 14,30 alle 19,00).
    Luogo degli incontri: Missionari Saveriani, via Don Milani 2 (angolo via per Binzago) Desio
    Ore 20,30

  • Notiziario settimanale SS. Siro e Materno – 1 gennaio 2022

    Notiziario settimanale SS. Siro e Materno – 1 gennaio 2022

    L’EUCARISTIA AL CENTRO DELLA COMUNITÀ

    DOMENICA 2 GENNAIO DOPO L’OTTAVA DEL NATALE Sir 24,1-12; Rm 8,3b-9a; Lc 4,14-22 Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi
    Liturgia delle ore: III/IV settimana
    ✙ 8.30 Basilica
    ✙ 9.30 S. Francesco
    ✙ 10.00 Basilica
    ✙ 10.30 S. Cuore
    ✙ 11.30 Basilica
    ✙ 18.30 Basilica
    LUNEDÌ 3 GENNAIO Feria del tempo di Natale Dn 2,36-47; Col 1,1-7; Lc 2,36-38 Esultiamo nel Signore, nostra salvezza✙ 7.30 Giovanni e Rosa Travaglini
    ✙ 9.00 Antonio Bastianello e fam.
    ✙ 18.30 Nicola e Franco Bais / Italo Spigarelli e Silvana Torzoni
    MARTEDÌ 4 GENNAIO Feria del tempo di Natale Dn 7,9-14; 2Ts 1,1-12; Lc 3,23-38 Gloria nei cieli e gioia sulla terra✙ 7.30 Marietta e Salvatore Coniglio
    ✙ 9.00 Remo e Romilda Vergani
    ✙ 18.30 Maria Luisa Pallavicini
    MERCOLEDÌ 5 GENNAIO Feria del tempo di Natale Tt 3,3-7; Gv 1,29a.30-34 Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra✙ 7.30 Alba De Blasi e Antonio Mazzini
    ✙ 9.00 Diego e Giuseppe
    ✙ 18.30 MESSA VIGILIARE DELL’EPIFANIA
    GIOVEDÌ 6 GENNAIO SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA Is 60,1-6; Tt 2,11-3,2; Mt 2,1-12 Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra✙ 8.30 Basilica
    ✙ 9.30 S. Francesco
    ✙ 10.00 Basilica
    ✙ 10.30 S. Cuore
    ✙ 11.30 Basilica
    ✙ 18.30 Basilica
    VENERDÌ 7 GENNAIO Feria del tempo di Natale Ct 1,1; 3,6-11; Lc 12,34-44 Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, o Figlio di Davide✙ 7.30 Alicia Alvarez e fam.
    ✙ 9.00 Vito, Elisabetta e familiari
    ✙ 18.30 Elvira Pendin e Arcangelo Brunello
    SABATO 8 GENNAIO Feria del tempo di Natale Ct 4,7-15.16e-f; Ef 5,21-27; Mt 5,31-32 Tu sei la più bella tra le donne✙ 9.00 Alfonsa e Giovanni Lo Coco
    ✙ 18.00 S. Rosario
    ✙ 18.30 Liturgia vigiliare def. fam. Morbello e Bonora e Franco e Aurora Casati
    Letture della domenica: Is 55,4-7; Ef 2,13-22; Lc 3,15-16.21-22

    VITA DELLA COMUNITÀ

    MERCOLEDÌ 5 GENNAIO

    • 18.30 Basilica: S. Messa vigiliare dell’Epifania

    GIOVEDÌ 6 GENNAIO SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA

    Si conclude la raccolta del Natale di Carità a favore di Talità Kum per la cappella in Repubblica Centrafricana

    SABATO 8 GENNAIO

    • 15.00: Basilica: incontro genitori in preparazione al battesimo (16/01)
    • 21.00 Parrocchia San Giovanni Battista: concerto del Coro del Crocifisso

    DOMENICA 9 GENNAIO

    • 16.30 Basilica: concerto del Coro Bilacus.

    VISITA ALLE FAMIGLIE

    • Lunedì 3 gennaio (ore 17.00-20.00):famiglie prenotate nelle vie Fratelli Cervi e Lissoni.
    • Martedì 4 gennaio (ore 17.00-20.00): famiglie prenotate nelle vie Forlanini, Grandi, Olmetto, Zanella.

    La visita riprenderà lunedì 10 gennaio.

    IN PARROCCHIA…

    AnnoBattesimiMatrimoniFunerali
    20216414167
    2020426219
    20196817162
    20189015150
    20177918175
    20166726159
    20158627129
    20148432148

    GRAZIE PER LA GENEROSITÀ

    • Offerte raccolte in parrocchia nei giorni 22-28 dicembre (Natale e S. Stefano): € 3.176,00.
    • Grazie per l’offerta straordinaria natalizia.

    LA COMUNITÀ AFFIDA NELLA PREGHIERA

    • I defunti della settimana: Luigi Mondonico, Agnese Minesso Romanato.

  • A chi Buon Anno?

    A chi Buon Anno?

    Ecco alcuni stralci del messaggio “Urbi et Orbi” di Papa Francesco nel
    giorno di Natale.

    Pensiamo al popolo siriano, che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi. Guardiamo all’Iraq, che fatica ancora a rialzarsi dopo un lungo conflitto. Ascoltiamo il grido dei bambini che si leva dallo Yemen, dove un’immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni si sta consumando in silenzio.

    Ricordiamo le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione. Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili. Pensiamo al Libano, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti.

    Bambino Gesù, conforta il popolo afgano, che da oltre quarant’anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese. Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto, e oscurano il volto pacifico della popolazione. Non permettere che dilaghino in Ucraina le metastasi di un conflitto incancrenito.

    Principe della Pace, assisti l’Etiopia nel ritrovare la via della riconciliazione e della pace. Ascolta il grido delle popolazioni della regione del Sahel, che sperimentano la violenza del terrorismo internazionale. Volgi lo sguardo ai popoli dei Paesi del Nord Africa che sono afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica; e allevia le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan.

  • Papa Francesco: strumenti per edificare una pace duratura

    Papa Francesco: strumenti per edificare una pace duratura

    DIALOGO FRA GENERAZIONI, EDUCAZIONE E LAVORO

    Messaggio del Papa del 1° gennaio per la giornata Mondiale della Pace

    «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace» (Is 52,7).

    Le parole del profeta Isaia esprimono la consolazione, il sospiro di sollievo di un popolo esiliato, sfinito dalle violenze e dai soprusi, esposto all’indegnità e alla morte. Su di esso il profeta Baruc si interrogava: «Perché ti trovi in terra nemica e sei diventato vecchio in terra straniera? Perché ti sei contaminato con i morti e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?» (3,10-11). Per questa gente, l’avvento del messaggero di pace significava la speranza di una rinascita dalle macerie della storia, l’inizio di un futuro luminoso.

    Ancora oggi, il cammino della pace, che San Paolo VI ha chiamato col nuovo nome di sviluppo integrale, (1) rimane purtroppo lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale. Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra (2) non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace.

    In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. (3) Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.

    Vorrei qui proporre tre vie per la costruzione di una pace duratura. Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della
    dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», (4) senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente.

    Dialogare fra generazioni per edificare la pace

    In un mondo ancora stretto dalla morsa della pandemia, che troppi problemi ha causato, «alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati e altri la affrontano con violenza distruttiva, ma tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni». (5)

    Ogni dialogo sincero, pur non privo di una giusta e positiva dialettica, esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori. Di questa fiducia reciproca dobbiamo tornare a riappropriarci! L’attuale crisi sanitaria ha amplificato per tutti il senso della solitudine e il ripiegarsi su sé stessi. Alle solitudini degli anziani si accompagna nei giovani il senso di impotenza e la mancanza di un’idea condivisa di futuro. Tale crisi è certamente dolorosa. In essa, però, può esprimersi anche il meglio delle persone. Infatti, proprio durante la pandemia abbiamo riscontrato, in ogni parte del mondo, testimonianze
    generose di compassione, di condivisione, di solidarietà.

    Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa.

    Mentre lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso diviso le generazioni, le crisi contemporanee rivelano l’urgenza della loro alleanza. Da un lato, i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani.

    Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani –; e neanche della disponibilità di ognuno a fare spazio all’altro, a non pretendere di occupare tutta la scena perseguendo i propri interessi immediati come se non ci fossero passato e futuro. La crisi globale che stiamo vivendo ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente «con rattoppi o soluzioni veloci», (6) ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, (7) nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili.

    Se, nelle difficoltà, sapremo praticare questo dialogo intergenerazionale «potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altri». (8) Senza le radici, come potrebbero gli alberi
    crescere e produrre frutti?

    Basti pensare al tema della cura della nostra casa comune. L’ambiente stesso, infatti, «è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva». (9) Vanno perciò apprezzati e incoraggiati i tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia. Lo fanno con inquietudine e con entusiasmo, soprattutto con senso di responsabilità di fronte all’urgente cambio di rotta, (10) che ci impongono le difficoltà emerse dall’odierna crisi etica e socio-ambientale (11) . D’altronde, l’opportunità di costruire assieme percorsi di pace non può prescindere dall’educazione e dal lavoro, luoghi e contesti privilegiati del dialogo intergenerazionale. È l’educazione a fornire la grammatica del dialogo tra le generazioni ed è nell’esperienza del lavoro che uomini e donne di generazioni diverse si ritrovano a collaborare, scambiando conoscenze, esperienze e competenze in vista del bene comune.

    L’istruzione e l’educazione come motori della pace

    Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale: rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. In altri termini, istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della “guerra fredda”, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante. (12)
    È dunque opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti. D’altronde, il perseguimento di un reale processo di disarmo
    internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura
    del territorio e così via.

    Auspico che all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura. (13) Essa, di fronte alle fratture della società e all’inerzia delle istituzioni, può diventare il linguaggio comune che abbatte le barriere e costruisce ponti. «Un Paese
    cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media». (14) È dunque necessario forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso «un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti,
    l’umanità intera, nel formare persone mature». (15) Un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente. (16)

    Investire sull’istruzione e sull’educazione delle giovani generazioni è la strada maestra che le conduce, attraverso una specifica preparazione, a occupare con profitto un giusto posto nel mondo del lavoro. (17)

    Promuovere e assicurare il lavoro costruisce la pace

    Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

    La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla
    coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche.

    In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso.

    Il lavoro infatti è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità. Per questo, «non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale». (18) Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società.

    È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato. Occorre assicurare e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali e, nello stesso tempo, far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida.

    In questa prospettiva vanno stimolate, accolte e sostenute le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, sensibilizzando in tal senso non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la società civile e le realtà imprenditoriali. Queste ultime, quanto più sono consapevoli del loro ruolo sociale, tanto più diventano luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando così a loro volta alla costruzione della pace. Su questo aspetto la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa.

    Cari fratelli e sorelle! Mentre cerchiamo di unire gli sforzi per uscire dalla pandemia, vorrei rinnovare il mio ringraziamento a quanti si sono impegnati e continuano a dedicarsi con generosità e responsabilità per garantire l’istruzione, la sicurezza e la tutela dei diritti, per fornire le cure mediche, per agevolare l’incontro tra familiari e ammalati, per garantire sostegno economico alle persone indigenti o che hanno perso il lavoro. E assicuro il mio ricordo nella preghiera per tutte le vittime e le loro famiglie.

    Ai governanti e a quanti hanno responsabilità politiche e sociali, ai pastori e agli animatori delle comunità ecclesiali, come pure a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, faccio appello affinché insieme camminiamo su queste tre strade: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro. Con
    coraggio e creatività. E che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace. E che sempre li preceda e li accompagni la benedizione del Dio della pace!

    Dal Vaticano, 8 dicembre 2021


    1 Cfr Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 76ss.
    Cfr Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 49.
    3 Cfr Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 231.
    4 Ibid., 218.
    5 Ibid., 199.
    6 Ibid., 179.
    7 Cfr ibid., 180.
    8 Esort. ap. postsin. Christus vivit (25 marzo 2019), 199.
    9 Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 159.
    10 Cfr ibid., 163; 202.
    11 Cfr ibid., 139.
    12 Cfr Messaggio ai partecipanti al 4° Forum di Parigi sulla pace, 11-13 novembre 2021.
    13 Cfr Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 231; Messaggio per la LIV Giornata Mondiale della Pace. La cultura della cura come percorso di pace (8 dicembre 2020).
    14 Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 199.
    15 Videomessaggio per il Global Compact on Education. Together to Look Beyond (15 ottobre 2020).
    16 Cfr Videomessaggio per l’High Level Virtual Climate Ambition Summit (13 dicembre 2020).
    17 Cfr S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens (14 settembre 1981), 18.
    18 Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 128.

  • “Sii il sogno di Dio”: lo slogan per la Giornata Missionaria Ragazzi del 6 gennaio 2022

    “Sii il sogno di Dio”: lo slogan per la Giornata Missionaria Ragazzi del 6 gennaio 2022

    Aspiegare il senso di questo slogan è don Valerio Bersano: «La
    Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno ci aiuta a capire soprattutto come essere testimoni del Vangelo e portatori delle profezie di Dio, capaci di partire dal proprio Battesimo e dalla fede ricevuta in dono e di “prendere il mondo in simpatia” guardando lontano. Pensando ai ragazzi, vogliamo rivolgere a ciascuno un invito appassionato: sii quello che Dio attende da te, sii quello che manca perché l’umanità sia migliore».

    D’altronde, anche papa Francesco invita a sognare: «E’ lui – sottolinea don Bersano – che ci esorta così: “Impara dalla meraviglia, coltiva lo stupore e soprattutto sogna! Non avere paura di sognare. Sogna. Sogna
    un mondo che ancora non si vede. Il mondo, infatti, cammina grazie allo sguardo di uomini che hanno sognato. Vivi, Ama, Sogna, Credi!”.

    Ecco, come ci ricorda papa Francesco, Dio ci raggiunge anche oggi con il suo invito sorprendente: “Sii il mio sogno, sii parte del mio Regno, non spaventarti mai, perché io sarò sempre con te!”. Questo ci rassicura e ci incoraggia: ognuno è chiamato ad essere testimone della fedeltà di Dio
    e portatore di Misericordia ai fratelli che la vita ci fa incontrare», conclude don Bersano.