Autore: basilica

  • L’Azione Cattolica

    L’Azione Cattolica

    L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici, ragazzi, giovani e adulti, impegnati a vivere, ciascuno a propria misura e in forma comunitaria, l’esperienza di fede, l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità

    L’Azione Cattolica è un’associazione di laici cristiani impegnati a vivere la vita di ogni giorno alla luce dell’esperienza di fede.

    La proposta di iniziative e percorsi di formazione è rivolta a tutte le fasce d’età, dai bambini e dai ragazzi fino agli adulti e agli anziani, passando per i giovani e gli adolescenti.

    Nel nostro decanato l’AC è presente solo nella fascia adulti/adulti+ (anziani) e, solo a Muggiò, anche in un vivace gruppo di ragazzi.

    Purtroppo anche nella nostra comunità pastorale, che conta una quarantina di soci, l’avanzare dell’età, e non da ultimo la pandemia, ci ha costretti a ridurre gli incontri in presenza, che solitamente seguivano gli itinerari formativi proposti a livello nazionale e diocesano.
    Nonostante ciò, la condivisione e collaborazione con gli altri gruppi AC del decanato, ma anche con altre realtà associative, ci ha permesso di non rinunciare a proporre iniziative concrete di formazione spirituale, come le serate di lectio divina appena concluse, ed altre con sfumature culturali tra le quali quella proposta per il prossimo 6 aprile (vedi box a pagina 3).
    I “pilastri” su cui punta l’AC potrebbero essere sintetizzati con questi quattro termini:

    Spiritualità: dedicarsi profondamente al rapporto con Dio attraverso la preghiera personale e comunitaria, la frequenza alla Messa e alla confessione, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio con il metodo della Lectio Divina

    Formazione: cura appassionata della propria coscienza e intelligenza partecipando alla vita associativa, alla catechesi, a conferenze e convegni

    Laicità: coltivazione profonda della propria vocazione laicale vissuta nello studio, nella professione, in famiglia, nell’impegno culturale/ sociale/ politico

    Passione ecclesiale: sviluppare l’amore alla Chiesa che si traduce nella condivisione della responsabilità di costruire la Comunità con i sacerdoti e il vescovo, nel servizio responsabile alla Chiesa locale.

    Lo stile dei nostri incontri

    Riteniamo importante che il momento formativo renda protagonista ogni partecipante, in grado non solo di ascoltare, ma anche di esprimere i propri dubbi, esperienze, intuizioni.
    Per questo negli ultimi anni ogni incontro è stato impostato così:

    • preghiera iniziale
    • sintesi della scheda proposta dall’itinerario formativo a cura di uno/a dei responsabili
    • invito a un amico/a “esterno/a” a raccontare la propria esperienza o testimonianza in sintonia con il tema trattato nella scheda
    • confronto a 360° con i partecipanti.

    L’obiettivo è quello di poter esprimere con la massima libertà ciò che ciascuno sta vivendo in tema di fede, famiglia, lavoro, ambiti di impegno, relazioni amicali ecc., nella certezza che ogni laico/a ha un bagaglio importante di esperienze di vita che necessitano un confronto, ma che possono essere di aiuto anche agli altri.

    In questo anno abbiamo proponiamo quattro incontri di taglio culturale, aperti a chiunque fosse interessato, con relatori esperti sui temi affrontati.

    • Ha cominciato Luca Diliberto, presentando la figura straordinaria di Armida Barelli, donna che sarà beatificata il 29 aprile.
    • Ha proseguito Luca Frigerio, parlandoci degli sguardi ricchi di intensità nei quadri del Caravaggio.
    • Il prossimo 6 aprile a Muggiò ci sarà un recital a partire dalla Laudato Si’ (cfr. avviso sottostante).
    • Concluderemo il 29 maggio con l’intervento di don Paolo Alliata che, a partire da un racconto di Daniel Pennac, ci mostrerà la bellezza degli sguardi che ridanno dignità.

    La proposta dell’Azione Cattolica è veramente un percorso accessibile a tutti/e, attento a ciò che il cammino della Chiesa sta facendo e a ciò che la Storia del nostro mondo sta vivendo.

    Equipe cittadina di AC – Desio

  • Laudato sì

    Laudato sì

    L’Azione Cattolica del Decanato di Desio propone una serata di musica, immagini e poesia per riflettere sulla Enciclica “Laudato si” di papa Francesco

    Lo spettacolo, presentato dal gruppo NoteConLode, con le musiche di Maurizio Guarnaschelli e la regia di Francesco Tandoi, propone un percorso che si snoda tra citazioni dall’Enciclica e canzoni appositamente scritte ed eseguite dal vivo.

    Le immagini didascaliche ai testi del Papa, proiettate su uno schermo, sono una collezione di scatti fotografici donati al gruppo dal fotografo internazionale Carlo Borlenghi.

    La proposta si presenta come una riflessione personale e collettiva sulla condizione del pianeta e sulle responsabilità a cui siamo richiamati dalle accorate parole di Papa Francesco.

    MERCOLEDÌ 6 APRILE – ore 21.00

    Auditorium, piazza del Burghett – Muggiò

  • La testimonianza dei preti FIDEI DONUM in missione in Perù

    Siamo don Luca, don Silvio, don Tommaso, don Gregorio, Giacomo e Silvia. Viviamo a Pucallpa una città di 650mila abitanti nell’Amazzonia Peruviana. Siamo missionari “Fidei Donum”. Siamo cioè missionari inviati in questa terra dal nostro Arcivescovo Mario con il compito preciso di metterci a servizio di una chiesa sorella per un tempo determinato. Siamo sostanzialmente “inviati in prestito” alla Chiesa di Pucallpa. Il nostro compito principale è quello di metterci a servizio di questa Chiesa nelle varie mansioni che il Vescovo affida ad ognuno. Ognuno di noi, infatti, ha un compito: don Luca è parroco della Parrocchia San Francisco de Asís e delle parrocchie di Iparía e Galilea (due comunità sul fiume a 7 ore di barca dalla città), don Silvio è Direttore della sede propedeutica del Seminario Intervicariale Amazzonico, don Tommaso è parroco della parrocchia San Martin de Porres, don Gregorio è membro dell’equipe vicariale di pastorale giovanile insieme a don Tommaso e a Giacomo. Silvia invece, oltre ad essere mamma a tempo pieno, si occupa di collaborare con la Caritas del vicariato promuovendone le varie iniziative. La nostra missione è vivere in comunione con la chiesa locale, con la gente condividendone la quotidianità della vita. La nostra speranza è di essere piccole scintille in grado di promuovere ed avviare processi che annuncino la gioia del Vangelo e che edifichino questa chiesa molto giovane (ha appena 62 anni!). Anche noi, cerchiamo di vivere il nostro mandato qui in Perù assumendo lo stile della sinodalità e della fraternità indicatoci da Papa Francesco.

  • “Punti di vista” dal buio alla luce

    Esercizi spirituali per 18/19enni e giovani dei decanati di Desio e Lissone

    Domenica 27 marzo si è tenuto a San Bernando di Nova Milanese, un ritiro spirituale per i giovani dei decanati di Desio e Lissone, al quale hanno partecipato anche alcuni giovani della nostra Comunità Pastorale.

    Durante questi esercizi i giovani sono stati invitati a dialogare tra loro per conoscersi e condividere le esperienze e non solo per ascoltare la predicazione.

    Argomento dell’incontro è stato l’episodio del “Cieco nato”. Prima della S. Messa, celebrata da mons. Luca Raimondi, i ragazzi hanno letto in anticipo il brano di Vangelo, perché, come ha sottolineato mons. Luca, non bisogna andare a Messa ed essere presenti solo fisicamente ma, occore soprattutto ascoltare la Parola e “ruminarla”, ovvero meditarla e viverla.

    Il titolo della serata “Punti di vista” è stato un po’ la guida della predicazione: mons. Luca ha inviato a riflettere sui punti di vista dei vari personaggi. Partendo dai discepoli, si è domandato che visione si ha di Dio, per poi ribaltare la domanda e mostrare invece come Dio guarda ciascuno di noi: con uno sguardo di unicità. Infine si è soffermato sulla reazione dei farisei e dei genitori, incapaci di vedere la bellezza dell’opera compiuta, chiedendo ai giovani se sono stupiti da quanto fatto da Dio e Gesù, e sulla professione di fede del cieco, chiedendosi come ciascuno vive la propria fede.

    Oltre alla predicazione c’è stato anche il tempo della convivialità, in cui si è cenato tutti insieme, lo spazio per la condivisione di quanto ascoltato e l’adorazione eucaristica.

    Non si è fatto qualcosa di straordinario, ma di ordinario, che permette di vivere in maniera più vera quanto facciamo, ha concluso don Matteo. La Parola e l’Eucarestia funzionano veramente se sappiamo dare loro lo spazio dentro di noi.

    Alessio Malberti

  • Quale pace?

    Quale pace?

    Dopo il segno di croce, il Kyrie e il salmo, mi soffermo sullo scambio della pace. Un gesto talvolta vissuto frettolosamente. La pandemia ne ha anche ridotto la dinamica, coinvolgendo per ora solo lo sguardo e non anche le mani.

    In rito ambrosiano il gesto della pace è posizionato prima della presentazione del pane e del vino, in fedeltà alla parola di Gesù nel vangelo di Matteo (5,23-24): «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono». E infatti il celebrante o il diacono secondo la formula del messale possono dire: «Secondo
    l’ammonimento del Signore, prima di presentare i nostri doni all’altare, scambiamoci il dono della
    pace».

    I più anziani ricorderanno che ai tempi della messa in latino questo gesto non c’era, anche se le parole corrispondenti venivano pronunciate (Offerte vobis pacem).

    Scambiarsi un gesto di pace spinge anzitutto i partecipanti alla messa a sentire e vedere che non sono presenti al rito come singoli, slegati e staccati tra loro, ma come comunità: la prima carità cristiana è proprio quella di edificare una comunità concreta, un’assemblea di preghiera, un’unica famiglia di Dio, durante la santa liturgia. Altrimenti anche la carità verso i poveri sarà segnata da
    una mentalità di competizione e di efficienza, più per affermare se stessi e le proprie realizzazioni che per servire chi è nel bisogno.

    Scambiarsi un gesto di pace spinge a interrogarsi interiormente se il nostro animo è in pace, se non ci sia qualcuno che ci vede come nemici, se noi stessi coltiviamo sentimenti di inimicizia. Desiderando che non prevalgano rancori e risentimenti, ma emergano desideri di riconciliazione.

    Scambiarsi un gesto di pace è lanciare una profezia: sono cristiano e questo gesto per me riassume il progetto del Vangelo, di Gesù, sul mondo: un mondo di Fratelli tutti, come direbbe papa Francesco.

    Un gesto davvero rivoluzionario: annunciare e costruire pace per i popoli, specialmente di fronte a conflitti sanguinosi, come quello cui assistiamo in queste settimane, e come quelli che i nostri tempi non ci hanno risparmiato ovunque nel mondo.

    Stringendosi la mano, sorridendo con lo sguardo, abbracciandosi: sia pace tra noi.

    Un tesoro da custodire e sfruttare, da ascoltare e ripetere.

    don Gianni

  • Il Diacono Cesare Bidinotto: quale scelta

    Il Diacono Cesare Bidinotto: quale scelta

    Cesare Bidinotto vive a Desio, coniugato con Cristina, è diacono permanente dal 2005 e svolge il suo ministero nella cappellania dell’Istituto “Corberi” di Limbiate. Abbiamo chiesto a lui una testimonianza sul suo ministero e sulla sua esperienza di fede a contatto con gli ammalati, spesso gravi e dimenticati.

    “L’immagine che mi è venuta in mente quando entrai al Corberi per la prima volta è quella del quadro di Munch intitolato “Il grido” dove viene espressa la disperazione, la paura, lo smarrimento, l’angoscia, il senso di solitudine dell’uomo, dato che questo è un luogo di sofferenza, fragilità, emarginazione,
    “Tu che Sei Chiesa, cosa fai per noi?” – “Se il tuo Dio è così buono, perché non fa qualcosa per mio figlio?” – “io in Chiesa non ci verrò mai e so io il perché” – “che fede vuoi che io abbia?” – “non venire da me a parlarmi di fede, di preghiera o di Dio, perché io con Dio e con la Chiesa sono arrabbiato. Non sempre
    vengo accolto con amore dalla mia comunità parrocchiale, vista la mia situazione complicata”. Queste sono alcune provocazioni con le quali fui accolto al mio arrivo quale assistente spirituale presso il Presidio Neuropsichiatrico Corberi in Limbiate diciassette anni fa, subito dopo l’ordinazione. Si tratta
    di alcuni genitori e familiari dei malati che risiedono in questo luogo. Mi sono chiesto: come accompagnare questi “fratelli” con così profonde ferite attraverso la fase di disperazione espressa dall’acclamazione “Dio mio Dio mio perchè mi hai abbandonato?” verso la speranza che viene ponendo fiducia in Dio e che fa invece dire: “Tu Signore non stare lontano”? come accompagnarli all’incontro con Cristo Gesù ? E’ vero che io sono lì accanto a loro con la mia presenza, prego per loro e li ascolto con pazienza, ma come Chiesa cosa possiamo fare di più?

    In questa comunità, anche se piccola, mi pare di cogliere le medesime dinamiche esistenti nelle Parrocchie e nella Chiesa in generale. Anziché trovarsi di fronte ad un “campo” con diverse tipologie di terreno che potrebbero dare molteplici frutti per il bene di tutti, il più delle volte si ha l’impatto con “piccoli
    orti” con recinti e presidi che impediscono di accedere e condividerne vicendevolmente i frutti. Sono consapevole che il nemico è sempre pronto a seminare “zizzania”. Il lavoro più oneroso e sfibrante per me fin da subito è stato quello di abbattere le mura esterne del Presidio, (Fare conoscere alla società che
    esistono anche gli “invisibili”) ma soprattutto quello di cercare di demolire gli steccati interni degli orticelli che impediscono la Comunicazione (Spirito di Auto- referenzialità – Mancanza di Relazione – Narcisismo). È molto difficile raggiungere, ma soprattutto mantenere la comunione tra le diverse presenze (Dirigenza di Presidio, Associazioni di Volontariato con differenti finalità, volontari “senza alcuna etichetta”, genitori e familiari, operatori).

    Mi domando spesso come far sì che la pluriformità nell’unità sia veramente tale e non motivo di divisione col pretesto di difendere una propria identità ed un determinato posto fisso “tipo cariatide”.

    Nonostante ciò, e pur essendo luogo abitato dalla tribolazione e dalla sofferenza, il Corberi è anche luogo dell’incontro con Dio, dove Dio è presente nei malati, si fa vicino e si fa scorgere attraverso gli sguardi, gli abbracci, le mani, le carezze, i bacetti che questi malati donano a chi è disposto ad accoglierli come persone nella loro interezza e non solo come utenti destinatari di cure. È anche luogo di conversione dei cuori, che favorisce una revisione delle priorità, un cambiamento di stile di vita, e questo è attestato dalle diverse testimonianze raccolte negli anni.

    Da Marzo 2020, a causa della pandemia, purtroppo è stato possibile accedere solo saltuariamente alla struttura che è tra l’altro oggetto di ristrutturazione e trasformazione in “cittadella della fragilità” la quale
    comprenderà anche un Hospice. Intravvedo quindi nuove vie di servizio da percorrere nel prossimo futuro che la provvidenza sta preparando.

    Diacono Cesare Bidinotto