Questa pregevole incisione è conosciuta da molti desiani perché viene utilizzata durante il corteo storico del Palio degli Zoccoli per accompagnare il gruppo dei canonici della piazza.
La croce, incisa a bulino, presenta la caratteristica non comune di essere in lamina d’acciaio, ottenuta senza sottoporre il metallo a raffreddamento nell’acqua, ma semplicemente a contatto con l’aria. Essa è formata da un pezzo centrale e da tre altre parti che costituiscono i prolungamenti superiore e laterali. Le lamine sono fissate al sostegno ligneo con chiodi muniti esternamente di una fusione in piombo. Lo spessore dell’oggetto è ornato da quindici sottili lamine in acciaio quasi interamente coperte da una lunga didascalia.
Le incisioni ricoprono entrambe le facce della croce. Quella anteriore è dominata dal Crocifisso; ai quattro apici della croce sono raffigurati i simboli degli Evangelisti e, in basso, la rappresentazione della Natività.
Al verso troneggia la figura di Maria contornata dalla scritta “Regina celi” che riprende il verso iniziale dell’antifona mariana. Le quattro estremità presentano le figure a mezzo busto del santi Materno, Vittore, Teodoro e Ambrogio.
Sotto, al verso della figura di Maria, campeggia l’incisione che riporta il nome dell’artigiano autore dell’opera:
“Hoc opus fecit Jo Petrus Carchaxo-lus”
(Quest’opera fece Giovanni PietroCarcassola)
Come già detto, la croce è in acciaio e l’uso di questo materiale la rende ancora più pregevole, in quanto, mentre la lavorazione a sbalzo dell’argento o di altri metalli è assai semplice, non si può dire altrettanto per un’incisione effettuata sull’acciaio e sicuramente l’artigiano che la realizzò doveva conoscere assai bene le tecniche di lavorazione di questo metallo.
Tra i pezzi che si sono conservati, questa è la figura di Maria più antica presente in Basilica
La lunga scritta in latino che avvolge come un nastro lo spessore dell’oggetto è oggi perfettamente leggibile e, tra le altre cose, riporta queste parole: “Opera degli scolari della Cappella della Concezione della Vergine Maria posta nella chiesa di san Siro di Desio, la cui realizzazione fu curata a proprie spese dai fratelli Francesco e don Giuliano”.
L’iscrizione ci permette innanzitutto di capire che la denominazione di “croce capitolare” è sicuramente errata; la croce era quella della Scuola (cioè confraternita) dell’Immacolata, documentata nel nostro borgo fin dal XV secolo. Le spese di realizzazione furono sostenute da due fratelli Carcassola, Francesco e Giuliano che era canonico della Basilica. Quest’informazione ci permette di datare con notevole precisione il manufatto. Questi due fratelli risultano presenti a Desio nel 1515. Una importante pratica di quell’anno legata a questioni catastali comprende un documento diretto alla curia arcivescovile, corredato dalle firme dei canonici e, tra le altre,
risulta quella del sacerdote della Basilica Giuliano Carcassola. Il fratello, Francesco, inoltra la medesima domanda al feudatario, qualificandosi come console della comunità. Entrambi i personaggi sono alla stessa data possessori di una discreta porzione di territorio, risultando
tra i personaggi più in vista della comunità.
Questa datazione permette di stabilire che l’artigiano realizzatore dell’opera abitava a Desio. Alla stessa data del 1515 risulta tra gli abitanti del borgo un certo Jo Petrus Carcassola, quasi sicuramente identificabile con l’autore dell’oggetto. Quest’uomo, oltre ad essere un valente artigiano era un capace fabbro, abile nella lavorazione dell’acciaio; questo dato sembrerebbe far pensare ad un armaiolo di ottima levatura.
Massimo Brioschi