Giovedì 2 febbraio all’oratorio BVI i membri dei consigli degli oratori insieme ad educatori e a coloro che svolgono un ruolo educativo hanno avuto un momento di confronto, con la partecipazione di don Stefano Guidi, direttore della FOM (Fondazione Oratori Milanesi) per dare uno sguardo al futuro degli oratori e dei giovani. Ripercorriamo qui in breve alcuni dei punti salienti trattati da don Stefano durante la serata.
Da dove parte la nostra Comunità?
Negli scorsi anni la nostra città ha incominciato un percorso di rinnovamento per quello che riguarda la Pastorale Giovanile. Con l’aiuto di Tonino, un pedagogista, è stato fatto un percorso prima di verifica e poi di elaborazione di una proposta per una nuova pastorale giovani.
I giovani in letargo
Don Stefano ha esordito citando l’arcivescovo Mario che ha parlato dei ragazzi come di persone che devono reagire di fronte ad un’ingiustizia data nel nostro tempo: nessuno ormai si fida più dei giovani. I giovani fanno parte di una generazione che “dorme”, devono invece risvegliarsi e riprendere speranza e fiducia.
Che modello seguire?
Gesù è il modello di vita per eccellenza, il suo modo di fare e di essere deve ispirare il comportamento di tutti i giorni, compreso quello dei giovani. Agli educatori è quindi dato il compito di vivere il Vangelo e di portarlo ai ragazzi a loro affidati. Gesù ci insegna tre componenti fondamentali ed imprescindibili: predicazione, comunione e cura; tutti e tre questi elementi devono essere egualmente presenti.
Perchè fare Pastorale Giovanile?
I giovani fanno parte della Comunità, ma perché fare un sottogruppo per loro? Non tutti nella comunità hanno gli stessi bisogni e le stesse esigenze. Dalla necessità di parlare ai giovani della fede in una maniera a loro comprensibile nasce la Pastorale Giovanile.
E i nostri oratori?
Fare pastorale giovanile non vuol dire togliere i giovani dagli oratori. L’oratorio è un ambiente ampio, che accoglie persone di età ed esigenze differenti con uno scopo educativo, tra questi anche i giovani. Ci deve pertanto essere un dialogo tra la pastorale giovanile e gli oratori, perché entrambi concorrono, in modi differenti all’educazione dei giovani. Ma allo stesso tempo i giovani non vivono solo l’oratorio, al contrario si trovano all’interno delle nostre città e spesso vivono gran parte della giornata al di fuori di esse. Fare pastorale giovanile vuol dire anche guardare alle esigenze dei giovani dentro e fuori l’oratorio.
Come dobbiamo procedere?
- Attraverso una regia, che con uno sguardo comune, sappia coordinare le attività dei giovani.
- Lavoro di equipe cittadino, che sappia ragionare non solo sulle attività dell’oratorio ma anche dello sport, della scuola,… di tutti i luoghi che visitano i ragazzi.
- Attraverso i Consigli degli Oratori, che esprimono la cura verso i ragazzi all’interno degli spazi oratoriani.
- Attraverso una prospettiva missionaria, che ci permetta di guardare al bene anche di quei ragazzi che non credono.
Quali sono i nodi fondamentali da tenere a mente?
- Fede. Punto estremamente importante per la vita dei nostri ragazzi, siamo in una società dove credere in Dio è ritenuto inutile, in cui è normale non credere e così anche i nostri giovani rimangono indifferenti alla fede.
- Identità. Nella vita di oggi ognuno ha diversi profili (social e non) ma qual è la vera identità dei nostri giovani? Dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a diventare soggetti critici dentro una comunità e non rimanere soggetti isolati.
- Comunità. Dobbiamo riuscire a creare un ambiente favorevole per far compiere ai ragazzi esperienze affettive vere. Un buono stato di salute della Comunità, dato soprattutto dal rapporto degli adulti, può essere di esempio per i giovani.
Alessio Malberti