La sala d’aspetto della stazione, del dentista, del medico: si incontra un conoscente, si scambiano due parole; spesso non manca chi vuole sdrammatizzare facendo battute o chi propina consigli improbabili o chi trova soddisfazione nel raccontare dei mali suoi, e dei familiari, con annesse informazioni sulle medicine assunte, le terapie praticate, pur dichiarando che, tanto, è tutto inutile.
Talvolta le nostre chiese, prima delle funzioni, somigliano a queste sale di aspetto: saluti ad alta voce, commenti di attualità, pettegolezzi, chiacchiere; non parliamo dei parenti che non si vedono da anni e si incrociano finalmente a un battesimo, un matrimonio o addirittura un funerale.
Recentemente, nel silenzio assoluto dell’adorazione eucaristica (il Santissimo solennemente esposto sull’altare, clima di raccoglimento, gente in evidente preghiera), un’allegra famigliola si è messa in una panca alla vista di tutti, continuando serenamente a conversare del più e del meno.
Le nostre chiese più che sale d’aspetto dovrebbero assumere la funzione di una sala d’attesa: attesa di un incontro con il Signore, attesa della sua parola, attesa della misericordia e del perdono, attesa di uno sguardo che solo la preghiera può accogliere. Nella settimana vivremo la proposta delle Giornate Eucaristiche: il clima di silenzio e di attesa di fronte a Gesù, Pane vivo disceso dal cielo, potrebbe riempire la nostra vita più di mille parole impertinenti.