«Io c’ero»: così si dice per vantarsi di avere vissuto da vicino un avvenimento famoso dove “incontrare” grandi personaggi o per darsi importanza nell’essere stati al posto giusto nel momento giusto.Domenica scorsa si sono rievocati i gesti dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme come lo descrivono i vangeli: per aver cantato Osanna e agitato rami di palme o di ulivo, molti avevano potuto dire di averlo visto, incontrato, magari incrociato il suo sguardo.
Una fastidiosa sensazione fa immaginare che una parte di quegli stessi delle palme, fossero in piazza anche al giorno del processo e, abilmente manipolati, avessero gridato «Crocifiggilo!» contro quello stesso Gesù.
Le folle del resto si accalcavano attorno a Gesù anche durante il suo ministero pubblico: è immensa la folla al Discorso della montagna; si contano a migliaia le persone saziate alla moltiplicazione dei pani; qualche volta bisogna proteggere Gesù perché rischia di essere travolto (anche se sa riconoscere chi spera una guarigione anche solo toccando il lembo del suo vestito).
Il mattino di Pasqua invece vanno al sepolcro alla spicciolata: qualche donna, un gruppetto spaurito, un paio di discepoli. Trovano la tomba vuota e non sono del tutto in grado di decifrare l’accaduto, almeno finché Gesù non si mostrerà a loro risorto. Dapprima nei pressi del sepolcro stesso, poi nel cenacolo e in seguito in Galilea sulle rive del lago. Paolo lo incontrerà a suo modo sulla via di Damasco, mentre i suoi compagni di viaggio non potranno capire nulla.
«Io c’ero». L’incontro con Gesù può avvenire anche nel cuore di una folla, di una massa di gente che lo acclama, chi per convinzione, chi per abitudine, chi per interesse. Ma quando si decide che Lui, con la sua morte e risurrezione, è davvero il centro della vita e della storia, occorre cercarlo per un incontro personale. Un incontro possibile intrecciando due esperienze: una comunità di testimoni – nella vita più che nelle parole – e un cuore aperto alle sue tracce.
Solo così avviene il passaggio – come lo indicava il card. Martini – da un cristianesimo di abitudine e di tradizione a un cristianesimo di convinzione, di riflessione, di scelta, di decisione.
Augurarci BUONA PASQUA è augurarci che l’incontro avvenga, non perché siamo bravi o perché la nostra comunità sia meritevole più di altre, ma perché Gesù, il Vivente, ci viene incontro.
don Gianni