La visita alle famiglie ha spesso mostrato modalità e tipologie molto differenti tra di loro ma sempre orientate a far sentire la vicinanza della chiesa, della parrocchia o della comunità pastorale (a secondo della nostra percezione del territorio) alle famiglie e in genere a tutti quanti abitano un territorio ben definito.
La situazione pandemica migliorata ci permette quest’anno entrare nelle case e nella vita di tanta gente, con un segno di benedizione e di augurio.
Se una volta la benedizione natalizia era una occasione per il parroco di “contare” i fedeli abitanti della parrocchia, oggi i moderni strumenti ci danno altre opportunità per farlo.
Ma non è questa la scelta pastorale che riassumerei invece in questi punti:
- il messaggio del parroco che a nome dei sacerdoti, dei diaconi permanenti e delle religiose, ci invita a guardare con fiducia e speranza a questi giorni di festa
- la cordialità e l’attenzione verso tutti, nessuno escluso, segno di una chiesa evangelica e che vuole essere per tutti motivo di gioia
- un momento di preghiera con le famiglie e la possibilità, pur limitata nel tempo, di ascoltare, raccogliere, condividere fatiche, domande e suggerimenti della gente provata da anni di sacrifici e dai timori per il futuro
- ed infine la possibilità, con libertà estrema, di sostenere la vita delle parrocchie, la loro attenzione verso i più fragili, la cura alle fasce giovanili ecc…
La tipologia della visita è varia e dipende dalle forze disponibili in parrocchia e dal fatto che la nostra città, spesso chiamata fuori dai suoi confini per le attività lavorative, si può incontrare facilmente solo nella parte finale della giornata e prima dell’ora di cena, riducendo nel tempo la possibilità dell’incontro. Visita a una parte della parrocchia, visita su invito dei parrocchiani che ne fanno richiesta, chiamata assembleare in chiesa per interi settori del paese, visite ad alcune fasce di età della Iniziazione Cristiana, fatta dal sacerdote o da laici che lo accompagnano. La varietà non riduce tuttavia l’opportunità di un incontro che rimane anche un segno di profonda comunione con quella umanità che un giorno è stata “visitata” dall’amore di Dio e che il Natale continuamente ci ricorda.
don Flavio Speroni
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