In Avvento riprendiamo contatto con i luoghi che frequentiamo per la preghiera, riconoscendone il senso e il rimando liturgico che essi ci affidano. Guarderemo con semplicità ai luoghi primari (altare, ambone, cattedra) e secondari (battistero e tabernacolo) ed in prima battuta l’aula assembleare, quella che normalmente riduciamo a “chiesa”. Lo scopo è rileggere quello che già frequentiamo ma con uno sguardo diverso, comprendendo il senso della loro architettura e il rimando più profondo alla teologia pastorale che li accompagna.
L’aula della assemblea
La chiesa in quanto domus Ecclesiæ è costituita come spazio per il popolo di Dio che si raduna per la celebrazione della liturgia.
Non è quindi una platea per spettatori, ma uno spazio per fedeli che, ciascuno secondo il proprio ruolo ministeriale, sono veri e propri protagonisti dell’azione rituale. Pensiamo al fatto che con il battesimo TUTTI siamo diventati SACERDOTI, cioè “celebranti”. È lo spazio per il popolo di Dio in preghiera, preghiera di cui questo popolo è attore in prima persona. L’assemblea liturgica è, infatti, il popolo sacerdotale che nella sua totalità, pur nella differenziazione dei ministeri, in forza del Battesimo e della Cresima, è deputato alla celebrazione della liturgia cristiana. É molto importante ricordare, ora, ciò che a questo riguardo scrive il Concilio, e cioè che ogni celebrazione liturgica è «opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa» (SC 7).
Parlando dell’assemblea liturgica, ci riferiamo al soggetto della liturgia nella sua componente umana, che, in quanto inserita in Cristo, agisce a pieno titolo nella celebrazione liturgica cristiana. Di conseguenza, il luogo di culto è la domus Ecclesiæ, lo spazio per il popolo di Dio in preghiera, inteso come uno spazio aperto dove la Trinità è il protagonista qualificante. Accanto alla globalità dell’assemblea liturgica è da considerare il ruolo di coloro che svolgono un ministero specifico. Si
tratta del presidente dell’assemblea, ordinariamente il vescovo o il presbitero, i diaconi, i lettori, gli accoliti, i ministranti, i ministri musicali (coro, salmista, solisti, organista/strumentisti). Lo spazio che viene occupato da tutti questi soggetti è espressivo del loro servizio ministeriale, a significare non la separazione dal resto dell’assemblea ma la distinzione del compito specifico che viene esercitato.
Possiede un ruolo rilevante lo spazio chiamato “presbiterio” o “area presbiteriale”. Quest’area è qualificata dalla presenza dell’altare e, eventualmente ma non necessariamente, anche dell’ambone e della cattedra. Per l’importanza primaria delle azioni che vi si svolgono e degli spazi rituali che lo costituiscono, il presbiterio deve essere distinto come un’area qualificante, sebbene non separato, dal resto dell’aula liturgica.
don Flavio Speroni