«Di me sarete testimoni»: il tema campeggia nei manifesti dell’odierna Giornata Missionaria Mondiale.
Obiezioni alle missioni ne sono sempre state fatte: da quelle contrarie alle pratiche di proselitismo, cioè di imposizione delle conversioni e dei battesimi, a quelle più moderne che invitano a rispettare le culture e a non risvegliare sentimenti di divisioni o contrapposizioni tra i popoli e al loro interno.
Anche i Papi recenti, con diversi linguaggi, hanno fatto qualche critica, che si riassume in uno slogan che Papa Francesco ha ripetuto spesso: «la Chiesa non è una ONG», ossia una benefica
organizzazione non governativa internazionale che si occupa esclusivamente di promozione umana. Se lo fa, non è solo per buonissime ragioni di attenzione ai più poveri e di passione per la giustizia –motivi per cui dobbiamo piangere qualche martire tra gli uomini e le donne in missione –, ma per obbedienza a un mandato: «Di me, di Gesù, sarete testimoni».
Tanto la predicazione esplicita del Vangelo o le celebrazioni liturgiche quanto le opere di carità, specialmente in campo educativo e sanitario oltre che di aggregazione e promozione sociale,
sono immagini, e quasi anticipazioni, di quel Regno di Dio che è il tesoro più prezioso del Vangelo. Il cuore del missionario batte non solo per compassione umana, ma per rispettare e ricostruire in ogni altro cuore la presenza di Dio che ha creato quell’uomo e quella donna a propria immagine, e così vuole che siano amati.
don Gianni