Domenica scorsa, 2 ottobre, era anche la festa dedicata dalla Chiesa al ricordo dei Santi Angeli Custodi.
Questa devozione, già espressa nella festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, si è sviluppata fin dal Medioevo con preghiere a loro rivolte e oggi vogliamo, anche noi, dare uno spazio per ricordare questa memoria liturgica.
In ebraico l’angelo si chiamava mal’ak (che il greco tradurrà con aggelos e il latino con angelus). Originata dal cananeo laaka (inviare), questa parola designava l’ambasciatore o il corriere che il re utilizzava per far conoscere i propri desideri e ordini. Sono trascorsi soltanto quattro secoli da quando, nel 1608, la devozione verso gli angeli custodi è stata ufficializzata nella liturgia della Chiesa cattolica, con l’istituzione della festa fissata da papa Clemente X per il 2 ottobre.
In realtà affonda nella notte dei tempi la consapevolezza dell’esistenza di un angelo custode posto da Dio a fianco di ogni essere umano. Sin dal libro dell’Esodo, redatto intorno al sesto secolo avanti Cristo fondandosi su precedenti tradizioni orali e scritte, troviamo infatti che Dio dice: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato» (Esodo 23,20), e nel Catechismo della Chiesa cattolica viene affermato che «dal suo inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione» (n. 336).
Molti fedeli conservano il ricordo del Catechismo di san Pio X che precisava: «Si dicono custodi gli angeli che Dio ha destinato per custodirci e guidarci nella strada della salute» (n. 170) e l’angelo custode «ci assiste con buone ispirazioni, e, col ricordarci i nostri doveri, ci guida nel cammino del bene; offre a Dio le nostre preghiere e ci ottiene le sue grazie» (n. 172).
Papa Francesco nell’omelia del 02/10/2018 parlando degli angeli custodi dice: “Sono proprio loro l’aiuto molto particolare che il Signore promette al suo popolo e a noi che camminiamo sulla strada della vita. L’Angelo ci aiuta, ci spinge a camminare.” E dice il Signore: “Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui”.
Ma io vorrei dire a tutti voi una domanda: Voi parlate con il vostro Angelo? Voi sapete il nome che ha il vostro Angelo? Voi ascoltate il vostro Angelo? Vi lasciate portare per mano sulla strada o spingere per muovervi? Continua Papa Francesco: il Signore dice: “Non disprezzate i bambini perché i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei Cieli”.
Il nostro Angelo non solo è con noi, ma vede Dio Padre. È in rapporto con Lui. È il ponte quotidiano, dall’ora in cui ci alziamo fino all’ora in cui andiamo a letto la notte, che ci accompagna e è in rapporto con il Padre e noi. L’Angelo è la porta quotidiana alla trascendenza, all’incontro con il Padre: cioè l’Angelo che mi aiuta ad andare per la strada è perché guarda il Padre e sa qual è la strada.
Non dimentichiamo questi compagni di strada.
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