Ecco quindi giungere il tanto atteso giorno di Natale, con l’immancabile Messa di Mezzanotte, seguita, secondo diverse usanze in Brianza, da un buon piatto di trippa (büsèca), che rappresentava in un certo senso una
rivalsa alimentare nei confronti sia della vigilia, allora giorno di magro
e digiuno, che dell’intero tempo di Avvento.
La Messa era celebrata in chiese gelide talvolta con candele di ghiaccio che spuntavano da sotto le balaustre. C’era in proposito chi, nella stagione fredda, portava in chiesa da casa un piccolo braciere, soprattutto se la strada da percorrere era lunga.
È ancora presente nei più anziani il ricordo di quei fedeli che, anche in anni più recenti, si recavano in chiesa con un mattone refrattario appena tolto dalla stufa nascosto sotto il tabarro. A scaldare il clima, oltre la folta presenza di fedeli, contribuiva in questa santa notte la suggestiva celebrazione della memoria della Natività.
Il parroco utilizzava spesso per l’omelia le parole del Mattutino
del breviario di questa solennità “O magnum mysterium…ut animalia
viderent Dominum natum jacentem in praesepio”, il cui contenuto bene
si addiceva a un uditorio che aveva quotidianamente a che fare con gli
animali e le mangiatoie, accennate nel testo latino. L’ingresso processionale
del celebrante, che portava con sé la statuetta del Bambinello, i canti, la musica dell’organo e il profumo dell’incenso creavano un’ovattata atmosfera, che favoriva perfino l’attenuarsi di eventuali rancori maturati tra i fedeli.
Non era raro vedere due regiù in astio da tempo uscire insieme al termine della Messa e scambiarsi borbottando gli auguri di rito: era sufficiente che uno dei due abbozzasse un sorriso, per vederli poi dirigersi insieme verso la vicina osteria. Di una simile metamorfosi comportamentale potevano esser protagoniste anche quelle due donne anziane, che si odiavano da tempo per questioni amorose di un lontano passato: la grande solennità costituiva occasione per tornare a parlarsi, magari col pretesto di ricordare la salute dei rispettivi nipoti.
Da “Terra e Cielo” di G. Monga – edizione 2015