Le parrocchie della comunità pastorale si sono mosse in modi diversi e sempre ridotti per la visita natalizia alle famiglie. Purtroppo non è facile spiegare che il numero dei visitatori (preti o laici… ma se qualcuno vede il laico non apre nemmeno la porta) è diminuito mentre il numero delle famiglie è consistente e aumentato rispetto a qualche decennio fa. O che l’orario di visita si schiaccia in ora tarda, quando rientra la maggior parte di coloro che lavorano, riducendo le possibilità di incontro. O che tante porte restano chiuse per famiglie assenti in blocco. E, infine, che la pandemia ha dato il colpo di grazia, chiedendo di moltiplicare le misure di tutela.
Si è scelto perciò di privilegiare una visita più prolungata alle famiglie dove un bambino inizia il percorso dell’iniziazione cristiana, per una conoscenza meno superficiale. E di rispondere dove possibile – e prevedendo di utilizzare anche i primi mesi dell’anno – a chi esplicitamente richiede la visita e la benedizione.
Ecco allora la proposta, già sperimentata lo scorso anno: ogni famiglia venga alle apposite celebrazioni serali organizzate in ogni parrocchia e ritiri il segno della luce. Un piccolo lumino per sé e da portare ai vicini dicendo: “È l’augurio di Natale mio e di tutta la comunità”.
Difficile? L’anno scorso una persona venne dicendo: “Me ne dia quattro, per noi e per quelli del pianerottolo”. Tornò il giorno dopo dicendo: “Ne porto via altri dodici: tutte le famiglie della mia scala adesso lo vogliono…”.
Missione porta a porta: bravi!
don Gianni
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