«Occorre rallentare per ripartire», così «il Natale sarà salvo». Chi propone forti restrizioni contro la pandemia e chi le accetta esprime un auspicio: salvare il Natale; gli uomini, le istituzioni, i provvedimenti vogliono salvare il Natale. In questo entrano in gioco enormi fattori di carattere economico – vendite, consumi e guadagni – e i richiami affettivi e familiari che la festa comporta per tutti. Non è disdicevole voler salvare il Natale e le sue usanze.
Occorre però che i cristiani – per quelli di rito ambrosiano oggi comincia l’Avvento – si mettano un po’ di traverso, non certo a boicottare le legittime aspettative di tutti, ma ad allargare lo sguardo: siamo noi a salvare il Natale? Non è forse l’evento celebrato, la nascita di Gesù, a salvare il mondo? Gesù porta un messaggio di umanità piena, di dignità assoluta della persona, di solidarietà fraterna, di uno stile di vita che anche nei frangenti più tragici della storia umana è capace di suscitare perseveranza (oggi si direbbe resilienza) e di dare speranza.
Per iniziare bene l’Avvento valgono anche per noi – per ora non costretti, come lui e la sua diocesi, a sospendere temporaneamente le celebrazioni festive – le parole del Vescovo Olivero di Pinerolo che invita a intensificare la preghiera in famiglia: «Preghiamo di più, preghiamo incessantemente per noi e per tutti, in particolare per quelli che soffrono. Riscopriamo, nella necessità, la preghiera in casa. Troppi cristiani l’hanno dimenticata. Riscopriamo la lettura della Parola, nella quale ci viene incontro Cristo stesso».
don Gianni