Com’è profondo il mare, così nel 1977 cantava Lucio Dalla in una canzone contro la guerra, una canzone che parla di violenza, violenza fatta al pensiero (il mare): “Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare”, con questi versi si conclude la canzone.
Ebbene oggi nel 2015 siamo ancora tutti fermi con gli occhi fissi sul mare, un mare che sembra non smettere mai di urlare, portavoce di tutta la disperazione di chi in questo mare ha perso la vita, annegato in una buia notte, abbandonato ad un destino forte e violento, che forse non era il suo. Ecco che allora tutte le lacrime e le grida di questi migranti vanno ad alimentare il mar Mediterraneo, trasformato in uno sterminato campo santo che non smette mai di farsi sentire nel rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, nel fragore che accompagna il venire e tornare dei suoi flutti.
Dovremmo fare più silenzio, abbassare le nostre voci confuse per ascoltare questo lamento straziante di fronte al quale non possiamo restare indifferenti: se continuiamo ad urlarci dietro l’un l’altro non potremo che uccidere il mare, umiliarlo, piegarlo ancora una volta, come cantava Lucio Dalla.
Non è nel caos frenetico di un talk show che troveremo le risposte, non è nell’acceso confronto sui social che capiremo cos’è meglio fare, non è nella rabbia di chi si sente sempre più stretto in questo Paese che avremo la capacità di cambiare le cose.
Sicuramente dobbiamo agire, siamo chiamati a fare il possibile per evitare il ripetersi di stragi come queste, il Papa stesso ha dichiarato la necessità di un’azione internazionale decisa, ma prima è necessario fermarsi ed ascoltare, capire che stiamo parlando di “uomini e donne come noi, cercavano la felicità”. Mi auguro che a nessuno venga mai tolto quel desiderio di gioia e felicità che custodiamo nel nostro cuore, perché è proprio quello che da’ la forza di non arrendersi mai, di rialzarsi dopo ogni caduta, di saper amare, insomma di essere uomini!
La prossima volta che avremo la fortuna di passeggiare lungo una spiaggia o sederci su di uno scoglio, concediamoci qualche minuto per ascoltare il rumore delle onde, lasciamo che questo canto entri nel nostro cuore e pensiamo ai volti sconosciuti che esso racchiude, alle vite interrotte come un romanzo con le pagine strappate.
don Pietro