La domanda ‘sono pochi quelli che si salvano?’ era propria dei Rabbini del tempo, ma è anche quella di ogni cristiano di fronte alla morte.
Gesù si ferma sul come salvarsi, perché la salvezza non è un fatto scontato per nessuno. Dunque, bisogna darsi da fare. L’imperativo ‘sforzatevi’ esprime l’idea di decisione, di impegno e di fretta, perché la porta è stretta e il tempo è breve. Ma che cosa vuol dire salvarsi e come ci si può salvare, che cosa dobbiamo fare?
Per il Vangelo, il Regno di Dio, la salvezza è qui!. Il Paradiso è la fase definitiva della salvezza che però c’è già e va vissuta da ora. La salvezza (dice Paolo) è l’essere, il riscoprire, il credere, il vivere da Figli di Dio. E’ ritrovare l’amore del Padre e accoglierlo dentro di noi.
Credere nell’amore del Padre, seguendo Gesù, ci toglie la paura di Dio e ci dà speranza per il futuro. Credere nell’amore del Padre cambia la nostra preghiera da esecuzione formale di riti a un dialogo filiale e coraggioso con Dio. Credere nell’amore del Padre è vivere la morale non come una serie di precetti con minaccia di castigo, ma riscoprire nei comandamenti la preoccupazione di Dio perché non abbiamo a sperperare la nostra vita.
E allora come salvarsi? Lasciandoci cambiare da questo Amore, rimanendo uniti a Gesù che ne è rivelazione piena.
E’ una strada in salita, è una porta stretta, richiede di riconoscerci creature, non padroni della nostra vita, capire che tutto è dono di cui ringraziare e da condividere. La Parola di Dio, la preghiera, l’Eucarestia non sono precetti esterni, ma sono il modo con cui comunichiamo con l’Amore che ci salva e ci fa creature nuove. La salvezza non dipende dall’esecuzione formale e servile della legge, dall’appartenenza al popolo eletto o dall’essere cristiano in forza del Battesimo, ma dal credere e vivere l’amore ricevuto.