Camminare …
Chi vive incarnato nella situazione storica odierna non può non interrogarsi sul senso di una festa patronale. Se qualche decennio fa la festa del Patrono di un paese o di una città rimandava immediatamente alla vita cristiana con i suoi ritmi e scadenze, oggi non è più così. Occasioni per fare festa non mancano, anzi sono quotidiane! Sembra inevitabile chiedersi se il festeggiare la Madonna del Rosario, Patrona della città di Desio, parli ancora a gente di ogni età, alle prese con algoritmi, intelligenza artificiale, forme di comunicazione istantanee, conflitti locali e mondiali che aprono scenari impressionanti nel tentativo di sdoganare la guerra come modalità di soluzione alle tensioni internazionali.
Alla luce e sollecitati dalla Parola di Dio suggerisco due percorsi di riflessione per agire da cristiani nella città ben consapevoli della potenzialità e delle sfide in atto.
Il primo: nel racconto di Atti degli Apostoli (Atti 1,12-14) si descrive una situazione simile alla nostra. I testimoni della resurrezione di Gesù, pur avendo avuto riprova della presenza del Risorto, sono in preda a smarrimento e paura. Non hanno ancora il coraggio di uscire e annunciare la notizia buona che cambia il modo di vivere: Gesù è vivo e noi siamo amati e salvati da Dio, perché figli di un Dio che è Padre. Nonostante questo timore riconoscono nella presenza di Maria di Nazareth la donna capace di accoglierli perseverando nella preghiera e nella fraternità. Maria indica che la strada da percorrere è quella della fiducia incrollabile nella presenza di Dio. Questo annuncio ci interpella e, aiutati da un prete educatore, desiano di nascita e di formazione alla vita cristiana, troviamo la prima consegna: “Il problema dell’educazione dei giovani è che hanno assolutamente bisogno di una sola cosa: la presenza dell’adulto. I giovani hanno bisogno di una presenza, cioè che l’adulto sia una presenza”. Noi cristiani abbiamo la gioiosa responsabilità di educarci ed educare ad essere e diventare adulti appassionati e fiduciosi soprattutto nelle situazioni maggiormente complesse e precarie tipiche di una società definita destrutturata e liquida.
Il secondo percorso: il tratto che caratterizza l’adulto è la consapevolezza di essere partecipe di un dono ricevuto e come tale da trasmettere. S.Teresa di Gesù Bambino, dopo il travaglio vissuto nel diventare adulta, arriva ad affermare: “Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in se tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che l’amore si estende a tutti i tempi e i luoghi, in una parola che l’amore è eterno”. Vivere nella realtà come adulti è non recriminare né rimpiangere, ma assumersi le responsabilità che ci vengono affidate operando, a volte anche soffrendo e lottando, nella consapevolezza che Dio Padre ci assegna una vocazione specifica, così che lo stare nel mondo diventa il tempo nel quale investire i talenti ricevuti mettendoli a servizio della pace e della fraternità. Come discepoli di Gesù, non stiamo nella città per dividere, ma per unire e valorizzare ogni contributo. In concreto: camminare uniti e pronti a riconoscere ogni scintilla di bene per metterla in relazione con altre scintille di bene e togliere la cenere dalla brace che impedisce al fuoco di ardere e riscaldare. Accompagnati dalla Madonna del Rosario, da S.Teresa di Gesù Bambino e dai molti testimoni di ieri e di oggi, viviamo con fiducia laboriosa questo tempo di grazia.
Il pensiero della settimana – VII domenica dopo il Martirio di San Giovanni
Il Vangelo di oggi ci riporta la parabola della zizzania: una delle più conosciute e una delle poche spiegate da Gesù. La parabola ci ricorda che Dio è sempre presente nella storia dell’umanità ed è paziente con l’uomo. Non sfugge nulla al padrone del campo, anche se non è imputabile a lui la zizzania; sa che c’è e chi l’ha seminata. Ha presente la situazione del mondo, sa che c’è il bene, ma sa che purtroppo c’è anche il male.
Al contrario di noi uomini, che vorremmo subito la divisione tra il bene ed il male e l’annullamento di questo, Dio sa aspettare perché, a differenza di quanto avviene nel mondo vegetale, la zizzania potrebbe diventare buon grano, una persona cattiva può diventare buona. La storia ci presenta delle conversioni clamorose.
Il discepolo di Gesù deve essere attento ai fenomeni del suo tempo. Sa che nel mondo c’è zizzania, che c’è il demonio, il male, ma sa anche che c’è il Signore che è superiore ad ogni forza cattiva, c’è anche il buon grano.
Buon grano e zizzania non sono due categorie di persone, ma modi di vivere che possono essere presenti in ciascuno di noi.
Il cristiano non nega il male, ma di fronte alla persona che sbaglia ha sempre speranza che si converta e lo sforzo che deve fare, nel punire il colpevole, è di recuperarlo. Devi imitare Gesù che condannava il peccato salvando il peccatore.
Chiediamo allora al Signore di saper guardare il mondo, la storia con i suoi occhi, di avere la sua pazienza e misericordia con chi sbaglia e di essere strumento del suo amore nel mondo.
Corale Ensemble Echo
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