Un itinerario fra arte, fede, storia e tradizioni, accompagnati dal giornalista Luca Frigerio
Sono molti i capolavori d’arte che ci parlano di Maria e che sono nati per lo più lontano da Milano, ma che, per varie vicende storiche, da diverso tempo ormai sono diventate “ambrosiane” d’adozione, in quanto sono custodite nei nostri musei e chiese. Possiamo sentirci colti dallo stupore, ma anche dalla gioia e dalla gratitudine perchè siamo circondati da tanti capolavori che, dal Medioevo a oggi, attraverso l’arte, hanno cercato di illustrare il volto e la spiritualità di quella donna eccezionale che è stata Maria, la Madre di Dio.
È importante non solo cogliere la loro importanza storica e artistica, ma anche evidenziare il loro significato sacro e religioso, che è poi il motivo primo per il quale queste opere sono nate, nel corso dei secoli: quello di aiutarci a pregare, a far crescere la nostra fede, contemplando nella bellezza di quelle forme e di quei colori una Bellezza ancora più grande, che ci parla di Infinito.
Prima tappa la Pietà Rondanini, l’iconica statua di Michelangelo oggi conservata al Castello Sforzesco a Milano. L’ultima opera del maestro toscano, la più tormentata se vogliamo, è quella alla quale ancora lavorava ormai novantenne, prossimo alla morte: eppure dopo 500 anni possiamo benissimo accostarla a un’opera moderna. Opera non finita certo, ancora grezza in molte parti, ma che emana subito un fascino e un pathos unici.
La postura innanzi tutto. Tutti conoscono la Pietà del Vaticano, quella con Maria seduta che tiene fra le sue braccia il corpo di Gesù. Qui è tutto diverso: Maria è in piedi che cerca di tenere vicino a sé il corpo del Figlio che non si regge più in piedi, quasi a sostenerlo e tenerlo stretto a se, si capisce che non vuole arrendersi all’idea che quel Figlio sia morto. E allora con tenerezza infinita tiene la sua guancia a stretto contatto con quella di Gesù, i due corpi sembra che si fondano, non si capisce dove finisce l’uno e dove cominci l’altro.
Ma se, facendo un giro intorno all’opera, ne guardiamo il fianco, scopriamo che cambia tutto, come se avessimo cambiato prospettiva: qui Maria sembra appoggiata a Cristo, ne cerca il sostegno, quasi si aggrappa disperatamente al suo corpo.
L’immagine che emerge è allora quella della nostra fede, tutta poggiata -per paradosso- sul corpo di quell’Uomo, morto sulla croce per amore di ogni uomo.
Vito Bellofatto