Nelle situazioni più diverse della nostra giornata, incontriamo tanti sguardi. Lo sguardo della persona amata da una vita, di un figlio che chiede consiglio, di un papà o una mamma che si confrontano nel dialogo educativo, di un collega di lavoro che ha necessità di essere ascoltato, di un malato che cerca conforto. Il più delle volte, questi sguardi ci trovano attenti e sensibili.
Ma quando incrociamo lo sguardo di un povero che ci viene incontro, o che individuiamo ai lati della strada o di qualche piazza, dove volgiamo lo sguardo? Sappiamo, senza svilire la relazione, guardare negli occhi del povero o guardarlo negli occhi?
Il più delle volte il nostro sguardo cerca di rivolgersi altrove, di dimenticare chi è nella povertà, di pensare che ci sono problemi troppo ampi e complessi che non possiamo, né vogliono affrontare.
Il Papa, nel messaggio per questa giornata, ci invita a “non distogliere lo sguardo dal povero perché, nel più fragile, riconosciamo il volto del Signore Gesù”. In ogni persona e, in modo specifico, nel povero, noi possiamo imparare a “scuotere l’indifferenza e l’ovvietà con le quali facciamo scudo a un illusorio benessere”.
Volgere lo sguardo al povero è imparare a vedere con lo stesso sguardo di Dio che, in Gesù il Cristo, si fa vicinanza, cura, compassione, amicizia e servizio.
Ancora il Papa afferma che: “I poveri diventano immagini che possono commuovere per qualche istante, ma quando si incontrano in carne e ossa per la strada, allora subentrano il fastidio e la rassegnazione”.
La vicenda del Samaritano viene a ricordarci che è Cristo il Samaritano che si prende cura del povero, dell’uomo fragile e affaticato e che, in tal modo, Dio invita ciascuno di noi a fare come Lui.
È il Vangelo: “Come ho fatto io, fate anche voi”.
La cura è allora un’arte: l’arte del discepolo che ama come Lui ha amato noi
don Mauro