GIORNATA DIOCESANA CARITAS – GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
Aggiustare il mondo praticando l’amore
È questo il titolo scelto per l’annuale Giornata Diocesana Caritas, sull’impronta di quanto detto da Papa Francesco in occasione del recente 50° anno di fondazione della Caritas Italiana: «…Dobbiamo scegliere la via degli ultimi, perchè è da loro che si parte, dai più fragili e indifesi. Se noi non siamo capaci di guardare negli occhi i poveri, di toccarli con un abbraccio, non faremo nulla. E quando la nostra coscienza, guardando il povero, non si inquieta, …dovremmo fermarci: qualcosa non funziona».
Il messaggio è forte e chiaro, diretto a ogni cristiano: sono capace di inquietarmi sapendo che solo in Italia – lo dice l’Istat – oggi ci sono 5,6 milioni di uomini, donne e bambini che vivono in uno stato di povertà assoluta, ovvero una persona su 10?
Siamo capaci come comunità cristiana di guardare, ascoltare, stare vicino agli ultimi che sono accanto a noi quando sono soli, o disoccupati o senza una casa o con una situazione famigliare complicata?
Di fronte a queste domande qualcuno penserà …”beh, ma per questo c’è la Caritas” oppure “… io faccio già l’offerta”, ma il Vangelo non ci indica la via della delega a un gruppo di specialisti del settore. La logica del gratuito dono di sè chiede che ognuno si lasci coinvolgere in prima persona, che non passi accanto al bisognoso con indifferenza, che si interessi del vicino di casa, dell’anziano, del bisognoso. O che magari si proponga come volontario e operatore della Caritas cittadina che opera costantemente ogni giorno per cercare di aiutare in ogni modo (non solo col pacco viveri) chi si trova in difficoltà.
Nello scorso 2020, nel pieno dell’emergenza Covid, le persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto e alle Caritas parrocchiali sono state molto più numerose: in totale si sono tenuti 785 incontri e colloqui con persone fragili della nostra città per conoscere le storie e approfondire le situazioni. A molte di queste è stato fornito un supporto per usufruire di quegli strumenti messi in campo da più parti nel periodo emergenziale. In altre situazioni si è iniziato un percorso più articolato e diverso da caso a caso che ha come fine quello di uscire con le proprie forze da un periodo difficile e senza sfociare nell’assistenzialismo. Ad altri, infine, sono stati dati aiuti economici per sopperire a difficoltà temporali e arrivare a fine mese.
Ad ogni persona è stata data la certezza di non essere da sola e di percepire la presenza di una Chiesa “ospedale da campo” come la definisce Papa Francesco che si prende cura degli ultimi donando anche solo un barlume di speranza.
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