31 dicembre 2019
Te Deum di ringraziamento alla fine dell’anno
(Nm 6,22-27; Fil 2,5-11; Lc 2,18-21)
L’antico inno cristiano, che abbiamo ascoltato dalla lettera ai Filippesi, proclama che Cristo Gesù «non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini». Il messaggio cristiano del Natale si esprime pienamente con la parola incarnazione: «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Dio si è fatto carne, uomo che sperimenta speranze e fragilità; si è abbassato ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
I cristiani abitano il mondo allo stesso modo di Gesù, come si legge nella Lettera a Diogneto, un testo della Chiesa primitiva: «I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Risiedono in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera»
La vita meravigliosa e incredibile che i cristiani di ogni tempo sono chiamati a mostrare
si intreccia, senza alcuna pretesa di egemonia, con le vicende, i desideri, le preoccupazioni
di tutti e si propone di contribuire alla costruzione della città terrena.
In tal senso ogni anno in questo periodo intervengono sia il nostro Arcivescovo
con il Discorso di Sant’Ambrogio rivolto alle autorità e alla società civile, sia il Papa con il
messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio, giunta alla sua 53 a edizione.
L’Arcivescovo ha intitolato il suo intervento con un augurio: Benvenuto, futuro! E il
Santo Padre ha legato futuro e speranza proponendo il tema La pace come cammino di speranza:
dialogo, riconciliazione e conversione ecologica.
Futuro e speranza sono categorie non solo cristiane o religiose, bensì universali, che
chiedono di mettersi in ascolto delle aspettative e dei desideri dei singoli e dei popoli.
Per l’Arcivescovo lo sguardo sul futuro sollecita ad avere attenzione per bambini e
ragazzi, giovani e famiglie; a curare i rapporti tra le generazioni; a garantire la dignità del
lavoro; a cogliere le opportunità della società plurale dove si incontrano provenienze,
lingue, culture e religioni diverse; a favorire la sostenibilità ambientale e promuovere stili
di vita corrispondenti.
Il Papa indica tre elementi come vie di speranza e di pace: dialogo, riconciliazione e
conversione ecologica.
Dialogo come riconoscimento della dignità dell’altro e apertura di fiducia reciproca.
Riconciliazione per «rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della
speranza», come già affermato da san Giovanni Paolo II nel messaggio del 2002, dopo il
crollo delle Torri Gemelle: Non c’è pace senza giustizia; non c’è giustizia senza perdono.
Conversione ecologica perché il «cammino di riconciliazione è anche ascolto e
contemplazione del mondo che ci è stato donato da Dio affinché ne facessimo la nostra
casa comune».
Si tratta di temi generali e complessi, che possono provocare una sensazione di
stanchezza o estraneità, anche se toccano la vita quotidiana e chiedono a ciascuno di
esercitare consapevolmente il proprio ruolo di cittadino, mettendo da parte tentazioni di
isolamento o perenne insoddisfazione.
Dei giovani il Papa ha scritto: «non possiamo limitarci a dire che i giovani sono il
futuro del mondo: sono il presente, lo stanno arricchendo con il loro contributo» (Christus
vivit, 64).
Il mondo giovanile si mostra talvolta irrequieto, ma qual è la proposta di senso che
gli adulti sono in grado di trasmettere? La domanda emerge osservando comportamenti
rischiosi e scelte autodistruttive che coinvolgono i giovani con esiti fatali.
Ha detto al riguardo l’Arcivescovo Delpini: «Gli adulti si sentono talora inadeguati
e smarriti quando hanno responsabilità educative in famiglia, a scuola, nell’ambito
sportivo, ecclesiale, sociale. Gli adolescenti vivono in un mondo che sembra desiderare un
distacco da tutto quello che è adulto, che propone valori del passato, che non parla la loro
stessa lingua. Tuttavia il rapporto inter-generazionale è prezioso per ogni giovinezza».
Pur con tanti limiti, gli Oratori rimangono un ambito prezioso dove ragazzi e
giovani trovano percorsi educativi dotati di senso e capaci di suscitare responsabilità. E la
presenza degli adulti è utile se custodisce e migliora il rapporto tra le generazioni.
Su un altro versante non possiamo dimenticare che stiamo affrontando una forte
crisi demografica: anche a Desio ci chiediamo quando e come finirà la vertiginosa
diminuzione delle nascite.
Al termine dell’anno scolastico in corso la Scuola d’Infanzia San Vincenzo, presente da
lungo tempo nel quartiere Spaccone, appartenente alla Parrocchia San Pio X, sarà costretta
a chiudere: l’esiguo numero di alunni e i costi crescenti rendono non più sostenibile la
prosecuzione dell’attività.
Questo fatto rappresenta solo un sintomo di ciò su cui una città intera deve
interrogarsi. Anche l’emergenza abitativa, sulla quale in primavera era intervenuto il
Consiglio pastorale cittadino con un appello, pone seri ostacoli alla soluzione del
problema. Scelte miopi, tanto nel privato quanto nel pubblico, possono dare vantaggi
immediati, ma pregiudicano in modo negativo il futuro della società.
Miope è pure il sentimento di paura che, alimentato da forme di propaganda non
sempre corrette e oneste, rende sospettosi verso gli altri, alimenta rancori non motivati,
giustifica discriminazioni verso il diverso, il migrante, il disabile, il debole.
Nell’annuale visita natalizia noi preti, diaconi, suore e laici, siamo stati accolti con
favore e rispetto dalla grande maggioranza di persone e famiglie. Tuttavia non è mancata
l’impressione che alcuni dinieghi siano derivati da desiderio di opporre quasi una corazza
a tutto ciò che dall’esterno può creare disturbo o sconvolgere equilibri. Paura ed
esasperazione dell’individualismo portano a negarsi a ogni relazione e rappresentano una
patologia nel tessuto della vita comune.
Colgo l’occasione per ringraziare la comunità musulmana pakistana per il messaggio
di partecipazione alla festa del Natale. Facendo riferimento al documento sulla Fratellanza
Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune, sottoscritto da Papa Francesco e dal Grande
Imam di Al-Azhar il 4 febbraio ad Abu Dhabi, si invita «alla riconciliazione e alla
fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di
buona volontà». Le esperienze di dialogo attuate con l’aiuto dei Missionari Saveriani e i
ripetuti incontri tra diverse realtà religiose della nostra città continueranno certamente a
dare concretezza a questo proposito.
Nel 2020, e precisamente il 4 ottobre, la nostra Comunità Pastorale S. Teresa di
Gesù Bambino compirà dieci anni. In questo decennio si sono avvicendate persone e sono
stati avviati programmi comuni, ma resta ancora molto da fare. Spesso sorge la domanda,
del tutto legittima, circa il numero dei preti e la loro presenza nelle parrocchie: la risposta
deve tenere conto della crescente scarsità e invecchiamento del clero a livello diocesano,
senza però dimenticare che sono a disposizione nuove forme di ministero come quello dei
diaconi.
La Comunità cittadina tuttavia è stata costituita non solo per venire incontro a
necessità organizzative, ma per realizzare quello slancio missionario che dal Concilio
Vaticano II in poi, attraverso il magistero di tutti i Papi, caratterizza la Chiesa dei nostri
tempi.
È la prospettiva della Chiesa in uscita tanto cara a Papa Francesco, che non si
realizzerà senza un profondo rinnovamento del modo di immaginare ed edificare la Chiesa
di oggi e di domani e senza la partecipazione corresponsabile e generosa di tutti i membri
della comunità.
191231 Te Deum
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